Daniele Nuccio incarnava, fino a qualche giorno fa, il giovane tutto d’un pezzo della politica marsalese. Era netto, Daniele Nuccio, in pensieri, opere e parole: tant’è che, pur essendo di sinistra, sin da subito si è seduto all’opposizione perché mal si conciliava l’azione dell’Amministrazione con i suoi rigorosissimi principi morali.
Questa franchezza e linearità avevano suscitato una stima bipartisan, compresa (per quel che vale) quella sincera del sottoscritto; come a dire: la pensiamo diversamente, ma la tua coerenza impone considerazione.
La stima, poi, era tramutata in ammirazione vera a propria quando – a ridosso delle celebrande elezioni amministrative – ha sbattuto i pugni sul tavolo proclamando il suo no-pasaran rispetto ad una nuova ricandidatura di Alberto Di Girolamo. “Arroganti che non vogliono il confronto”, li definì giusto un mese fa.
Da allora, però, tante cose sono cambiate. Anche Daniele Nuccio è cambiato, perché – tra le altre cose – ha sostituito il rigore di Berlinguer con la malleabilità di un Talleyrand. “La politica è l’arte del possibile e la scienza del relativo”, sussurra Bismark. “Vero, caro Bismark” – rispondiamo noi al Prussiano – “ci vole u vento ‘n chiesa. Ma non deve astutare le candele”. Non comprende bene, Bismark, e ci guarda male. E noi adesso ci apprestiamo a spiegare il corollario del suo precetto con casi pratici che – per l’appunto – riguardano Daniele Nuccio e il suo atteggiamento nei confronti di due circostanze precise: una riguarda la richiesta di dimissioni avanzata nei confronti di Enzo Sturiano, l’altra l’affare della Commissione d’inchiesta sui servizi sociali. Si proceda con ordine.
Le dimissioni di Enzo Sturiano. Marzo 2019: in Consiglio Comunale, con un indimenticabile discorso, Daniele Nuccio invocava la Questione Morale e chiedeva le dimissioni del Presidente del Consiglio Enzo Sturiano. Perché? Perché Enzo Sturiano era un referente elettorale dell’On.le Paolo Ruggirello, poi coinvolto nell’operazione antimafia “Scrigno”. Attenzione, però: se la memoria non è fallace, alle scorse amministrative sempre Paolo Ruggirello appoggiava a piene mani lo stesso Di Girolamo che oggi è ricandidato. E lo faceva coi suoi voti. Voti che però Nuccio ritenne talmente “immorali” da chiedere – per l’effetto – le dimissioni di Enzo Sturiano. I canoni della coerenza impongono che la richiesta di dimissioni avrebbe dovuto avere come destinatario anche Di Girolamo. Ebbene: non solo Nuccio non ha mai chiesto le dimissioni di Di Girolamo, ma oggi addirittura lo appoggia, sebbene l’attuale sindaco non disdegnò all’epoca i voti… dell’uomo nero. Ora le cose si possono approcciare in due modi: o alla maniera “legale” o alla maniera “morale”. Se uno è legalista, attende le sentenze passate in giudicato e poi si orienta come meglio crede. Se uno è moralista (come si professa Nuccio), allora non esistono sfumature: o si è bianchi o si è neri. Se la colpa di Sturiano è stata quella di essere un referente di Ruggirello, allora anche Di Girolamo sconta la “colpa” di aver lucrato su voti che (secondo il naso di Nuccio) puzzavano. E se la giustificazione di Di Girolano (l’unica da noi ritenuta corretta) è che “non poteva sapere”, allora non si capisce perché questo stesso ragionamento non debba essere applicabile al povero Sturiano. C’è dove si vede e dove si stravede, evidentemente.
L’affare della Commissione d’Inchiesta sui servizi sociali. Anno 2018: il settore dei servizi sociali del comune, che vale 25 milioni di Euro l’anno, presentava delle ambiguità tali che Nuccio decise di farsi promotore di una Commissione d’Inchiesta. Appena qualche mese dopo, Nuccio polemicamente rassegna le dimissioni da presidente dell’organismo, denunciando in serie: l’ostruzionismo su cui è rimbalzato il suo lavoro di inchiesta; le mancanze dell’assessore Clara Ruggeri, da lui definita inadeguata e con poca competenza; infine, il pessimo rapporto con l’amministrazione comunale che si è limitata (diceva Nuccio) a “dichiarazioni di sufficienza rispetto a quelli che erano i miei intenti di trasparenza. E così mi sono reso conto che la Questione Morale di cui si sente tanto parlare è tema più da campagna elettorale che bussola con la quale orientare l’azione amministrativa”. Tutto, poi, dovrebbe essere finito in Procura.
Era il 2018. Oggi, 2020: Daniele Nuccio, rigorista e moralista, appoggia l’Amministrazione Di Girolamo che fino a due giorni fa attaccava senza riserve. Colmo dei colmi, con una lista il cui nome evoca addirittura i Centro Passi di Peppino Impastato. Su questo Nuccio ha ragione: “la questione morale è tema da campagna elettorale”. E’vero, Bismark: la politica è l’arte del possibile e la scienza del relativo. Ma non si parli più di questione morale. Sul punto occorre stendere la decenza del silenzio.
Riccardo Rubino