Sì, il tempo delle elezioni si avvicina, e con esso tutti i rondò e i giri di valzer di candidature, alleanze, riserve da sciogliere.
Impegnarsi nell’individuazione dei nomi, in questo momento, è materia d’almanacco: anche la soffiata più sincera rischia – ora – di essere impietosamente sconfessata dalla rapida evoluzione degli eventi. Specie qui, in Sicilia, dove i Bizantini hanno lasciato non solo uno stile architettonico, ma anche il modo d’intrigare.
E’ divertente, sia chiaro: sia per i protagonisti, che vivono il brivido del poker, sia per chi racconta la politica, che dal suo canto offre ottimi spunti per un thriller di altro livello.
Thriller, dicevamo: cioè letteratura da intrattenimento. Sebbene il gossip sul “chi-si-è-parlato-con-chi” e sul “ma-chiddro-cu-cu-camina” sia in fondo il sale di tutto, per mascherare discorsi ritenuti (forse impropriamente) fiacchi, si tende a fari riferimento ai “programmi”.
Belli, i programmi. Che, se chiedi cosa s’intende per “programmi”, ti becchi una supercàzzola bituminata che si risolve in clausole di stile. “Programmazione”, “vision”, “impegno”, “semplificazione”. Tutto e il contrario di tutto.
Eppure si chiede a gran voce di parlare di questo benedetti “programmi”, senza tener conto di un concetto assai semplice: si “programma” un’auto, un viaggio, un piano di studi, insomma un qualcosa di definito e individualizzato.
E allora, prima di parlare di “programmi”, forse occorre chiarire su cosa deve operare, il Programma.
A Marsala non c’è nulla da “programmare” perché non è chiaro – prima d’ogni cosa – qual è l’identità di Marsala. Se vogliamo programmare il turismo, la prima cosa da fare è chiedersi preliminarmente se Marsala sia una città turistica. Lo è davvero? E quali investimenti sono stati fatti, per il turismo, che non siano ristrutturare il palazzetto di famiglia per farne un B&B? Se vogliamo programmare l’industria, la prima cosa da fare è chiedersi preliminarmente se Marsala sia una città industriale. Lo è davvero? E quali politiche sono state intraprese per incoraggiare (seriamente) l’industria? E via dicendo.
Una volta intrapresa la scelta – che è quello che chiediamo al politico – occorre puntare su quell’identità e mettere in secondo piano il resto.
Io onestamente ancora non ho capito dove vivo. Non ho capito qual è la natura di Marsala. E’ agricola? E’ turistica? E’ industriale? E’ universitaria? Datemi voi una risposta, se ci riuscire. Io l’unica cosa che riesco a dire è che città come Roma, Milano, Firenze hanno delle dimensioni tali da poter contenere al proprio interno più identità. Città come Marsala non possono farlo. Città come Marsala devono decidere cosa fare da grandi, perché il bel tempo, quando si viveva bene anche per inerzia, ormai è finito.
Ecco, è questo che vogliamo sentirci dire da chi si propone alla guida della Città: quale identità vuole dare a Marsala. I programmi che parlando di tutto e di niente lasciano il tempo che trovano.
Riccardo Rubino