Scrittore, giornalista, divulgatore elegante e sagace, autore di numerosi libri di successo, Roberto Gervaso era nato a Roma nel 1937. Aveva studiato in Italia e negli Stati Uniti e si era laureato in Lettere Moderne con una tesi su Tommaso
Campanella.
Aveva collaborato a diversi quotidiani, periodici, a radio e tv. La sua attività giornalistica era iniziata nel 1960 al Corriere della Sera. Con Indro Montanelli aveva firmato la “Storia d’Italia”, importante opera in 22 volumi, vincendo nel 1967 il Premio Bancarella per il volume “L’Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250”. Nel 1973 ottenne di nuovo lo stesso Premio per la sua celebre biografia “Cagliostro”. Per ‘il Giornale’ curò la seguitissima rubrica ‘Il Gervaso di Pandora’.
Famosi i suoi aforismi, che trovavano i loro modelli in quelli di Oscar Wilde e negli epigrammi di Marziale. Della ‘brevitas’ diceva: “la concisione è l’arte di dire molto con poco; la prolissità, di dire niente con troppo”.
Dell’Italia, che amò, studiò e analizzò con la passione del giornalista e con quella dello storico, scrisse in alcuni dei suoi aforismi: “un Paese che sta in piedi, perché non sa da che parte cadere” e anche “siamo un regime che non diventa
dittatura perché corretto dall’anarchia di tutti”. E dell’Italiano: “non ama lo Stato perché gli ricorda i suoi doveri”.
Sterminata la sua bibliografia e la sua cultura. I libri di cui fu autore sono stati tradotti in Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Germania, Bulgaria, Polonia, Stati Uniti, America Latina e Giappone.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto esprimere il suo cordoglio per la scomparsa di “un uomo di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese”.
“Un grande giornalista, un uomo pieno di ironia. I suoi scritti con Indro Montanelli sono stati di insegnamento per tutti noi
giovani redattori di allora”: così Antonio Tajani ha commentato la morte di Roberto Gervaso.
E la figlia Veronica: “Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio”.
Della bellezza Roberto Gervaso diceva che si vede, mentre il fascino si sente.
Del suo giornalismo, delle sue analisi attente della realtà, della sua esplorazione della storia mancheranno a tutti gli Italiani, da oggi, la bellezza, il fascino, l’ironia e la profondità.
F.S.