Proseguono gli appuntamenti in streaming con gli incontri dei “Musei della restanza”, di “Donne, corpi, territori”, e gli spettacoli di Sicilian Puppets Series
Dopo una lunga pausa dovuta alle norme di contrasto alla pandemia, il Museo delle Marionette torna al suo pubblico in presenza, con modalità di fruizione contingentata nel rispetto delle misure anti-Covid.
Ecco gli orari, i giorni e le modalità di accesso:
Da lunedì a venerdì
Lunedì dalle 10 alle 14 – da martedì a venerdì dalle 10 alle 18.
Modalità di accesso: su prenotazione chiamando allo 091.328060, ma con possibilità di accesso anche per chi non ha prenotato nei casi di non superamento dei limiti previsti.
Sabato e domenica
Sabato dalle 10 alle 18 – domenica dalle 10 alle 14.
Modalità di accesso: esclusivamente su prenotazione effettuata con almeno 24 ore di anticipo.
Nuovo appuntamento domani, giovedì 20 maggio, alle 17 con il ciclo di seminari online “I musei della restanza. Il museo come strumento di partecipazione, conoscenza, salvaguardia e promozione dei territori” organizzato, nell’ambito del seminario permanente Etnografie del contemporaneo, dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con la Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA) e l’International Council of Museums (ICOM Italia). Pietro Clemente tratterà “I musei, tra nuove missioni e vecchie immagini”.
Negli anni 2000 la rete dei musei del mondo contadino – che sono stati la colonna vertebrale della museografia demoetnoantropologica italiana – hanno conosciuto una forte marginalizzazione, legata a problemi di finanziamenti, di professionalità mancanti, ma soprattutto di perdita di valore collettivo della loro missione, legata alla memoria della società contadina. A questa crisi, connessa anche a una nuova generazione di amministratori, questi musei hanno dato qualche risposta innovativa, spostando il loro baricentro dalla funzione conoscitiva primaria, a funzioni operative, di trasmissione di saperi, che da un lato li allontanano dal mondo delle professionalità museali ma rilanciano dall’altro missioni legate al futuro delle zone interne e fragili in cui per lo più sono nati e possono diventare anche una risorsa sociale e un fattore di resistenza e sviluppo.
Pietro Clemente. Già professore di Antropologia culturale all’Università di Firenze e già docente nelle università di Siena e di Roma, è presidente onorario della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-Etno Antropologici (SIMBDEA); presiede il consiglio scientifico della Fondazione Museo Guatelli, è membro della giuria del Premio Silvia dell’Orso, membro della redazione della rivista Lares e della rivista Antropologia Museale. È autore di saggi su tematiche della cultura popolare, dei musei, della storia dell’antropologia. Ha ricevuto il Premio Cocchiara per gli studi demoetnoantropoloigi per il 2018. Tra gli scritti recenti: “Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita”, Pisa, Pacini, 2013. È presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea ISRSEC “Vittorio Meoni”.
Il seminario sarà liberamente fruibile in diretta streaming sulla pagina Facebook, sul canale Youtube del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e su ZOOM al seguente link: https://zoom.us/meeting/register/tJcoce2upj4jHtSG2DO7rwTk3r4TJkjX9qqX .
Venerdì 21 maggio, sempre alle 17, toccherà alla diretta streaming del ciclo di seminari “Donne, corpi, territori”, nell’ambito di Etnografie del contemporaneo.
Rachele Borghi, parlerà di “Esercizi di decolonialità di una femminista bianca”. La decolonialità è una critica al sistema-mondo attuale, alla colonialità che ha prodotto saperi, poteri e esistenze, una critica avanzata e sviluppata da intellettuali del Sud globale, attivi dentro e fuori i movimenti sociali. La decolonialità è anche una proposta. Proposta di piste per uscire dalla colonialità, per non continuare a riprodurre un mondo coloniale. E in questo non può che chiamare in causa chi fa parte del sistema dominante e ne gode i privilegi. Perché la proposta decoloniale rivolta a te che fai parte della maggioranza dominante bianca e occidentale comincia dal ricordarti di prendere coscienza di chi sei e di dove ti collochi in questo sistema.
Ci vuole una presa di responsabilità che parta dalla coscientizzazione, per arrivare alla sperimentazione di pratiche femministe che tentino di rispondere alle proposte del pensiero decoloniale a partire da un posizionamento femminista bianco. Non basta costruire ponti tra mondo accademico e mondo militante ma è necessario imparare da Gloria Anzaldúa e Cherrie Moraga (1981): accettare di fare della propria schiena un ponte. Partendo da queste premesse, nel mio intervento cercherò di condividere tentativi e piste. Di tentativi, risultato dell’aver incassato la critica decoloniale prima e aver tentato di rispondere alle sue proposte dopo. Di piste, quelle che non sono strade tracciate e neanche sentieri, quelle che vedi che ci sono e allora provi a percorrerle ma non sai bene dove ti portino. Scrive Ramón Grosfoguel (2016): “Conoscenza coloniale e potere coloniale sono legati. Accettare la critica decoloniale implica una rimessa in questione radicale che gli intellettuali francesi non hanno nessuna voglia di fare […]”. Cosa significa provare a farlo, accogliere questa proposta come persona e come ricercatrice femminista? Significa provare a impegnarsi a diversi livelli, dalla sfera individuale a quella collettiva delle reti di persone e dei movimenti, a interrogarsi sui margini di manovra, sulle pratiche individuali, su quelle collettive, sulle micro-politiche, sui macro-sistemi, significa combattere il senso di vertigine che viene quando pensi a te stesso/a nel sistema-mondo, quando capisci che le ingiustizie sono troppo grandi per essere eliminate, che il mondo in cui viviamo non è il migliore dei mondi possibili e che non lo sarà mai e che probabilmente questi altri mondi possibilmente migliori non sostituiranno mai il mondo dominante. Cosa fare?
Rachele Borghi è una geografa transfemminista e attivista Queer, docente e ricercatrice in Geografia Sociale e Culturale e maître de conférence alla Sorbona, Parigi 4. Ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia sulle dinamiche postcoloniali nella pianificazione delle città contemporanee, con riferimento al Marocco. Attualmente si occupa del rapporto fra spazio, genere e sessualità da un prospettiva intersezionale. Basa il proprio lavoro sull’epistemologia femminista, sul concetto di performance, sulla sua spazializzazione e sulle pratiche di dissidenza sessuale (con particolare attenzione al movimento post-porno). È autrice di numerose pubblicazioni: nel 2009, ha curato insieme ad Antonella Rondinone uno dei testi di riferimento per la geografia di genere in Italia: “Geografie di genere”; e nel 2020 è uscito il suo ultimo libro: “Decolonialità e privilegio: pratiche femministe e critica al sistema-mondo” (2020).
Coorganizzato con il Centro Zabut, in collaborazione con Non una di meno – Palermo, la Fondazione Ignazio Buttitta, l’Università degli Studi di Palermo – Dottorato di ricerca in Scienza della cultura e in Scienze umanistiche, il ciclo di seminari mira ad offrire un’occasione di confronto e approfondimento delle più recenti pratiche di decolonizzazione del femminismo. Le studiose, ricorrendo agli strumenti di indagine degli studi di genere nelle loro diverse diramazioni, offrono una riflessione a più voci sulle forme di rappresentazione del femminile e la relazione tra donne, corpi e territori.
Il seminario sarà fruibile in diretta streaming su:
FACEBOOK: https://www.facebook.com/museoantonio.pasqualino
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCB4FEyRenKlkSNrgVi-SCkw
ZOOM tramite il seguente link: https://zoom.us/meeting/register/tJcvf-qhqjgvG9ApakUOoBXrFPte3bvYkapB
Sicilian Puppets Series, in scena in streaming
Alcamo, Messina e Sortino
Altro fine settimana con i pupi e le compagnie di Sicilian Puppets Series, la rassegna annuale ideata dal Museo delle Marionette che vede coinvolte le 10 compagnie di Opera dei pupi della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi”.
Sono 80 gli spettacoli che, fino al 31 ottobre, verranno messi in scena in diretta streaming, gratuitamente (e in presenza non appena possibile) dai teatri stabili di Opera dei pupi e dai luoghi della cultura di cinque comuni siciliani.
Questa settimana toccherà a tre compagnie da Alcamo, Messina e Sortino.
Link diretta streaming: www.facebook.com/museoantonio.pasqualino/
Il programma di questo weekend
Venerdì 21 maggio ore 18
Orlando, Rinaldo, Mambrino e il suo elmo fino
Compagnia Opera dei pupi siciliani Gaspare Canino
Mambrino assedia Parigi, sfida i paladini e molti ne prende prigionieri. Orlando si reca nel luogo in cui è in corso la disfida e affronta Mambrino. Concluso il gran duello, scende la sera. Malagigi avverte Rinaldo che Mambrino non si è arreso e ha messo sotto assedio la città di Parigi. Orlando e Rinaldo studiano un piano per sconfiggere il pagano. Al sorgere del sole è Rinaldo questa volta a sfida Mambrino e ha la meglio. Lo uccide e si impossessa del suo elmo. Bradamante nel frattempo combatte contro Alceo del Monte, nipote di Mambrino, mentre Orlando, al comando del suo esercito, riesce a distruggere il campo nemico.
Compagnia Opera dei pupi siciliani Gaspare Canino. Nasce nel 1997, fondata da Salvatore Oliveri, nipote di parte di madre di Gaspare Canino, ultimo puparo e oprante attivo ad Alcamo e in tutta la provincia di Trapani. Capostipite della famiglia fu Liberto Canino, considerato tra gli iniziatori dell’Opera dei pupi a Palermo. Intorno al 1830 Liberto Canino aprì il suo primo teatro in via dei Formai, nell’antico quartiere dell’Albergheria a Palermo. Uno dei suoi figli, Luigi, appresa l’arte del padre alla fine dell’Ottocento, si trasferì ad Alcamo, dove portava in scena dalle vicende dei Paladini di Francia al Guido Santo, dalla Storia di Trabazio imperatore di Costantinopoli ai Beati Paoli. Dei cinque figli di Luigi soltanto due faranno i pupari: Guglielmo, che si trasferisce a Sciacca, e Gaspare, il quale resta ad Alcamo e aiuta il vecchio padre. Dopo la scomparsa di Gaspare, nel 1977, l’Opera dei pupi non viene più rappresentata ad Alcamo e in tutta la provincia di Trapani, finché nel 1990 il nipote Salvatore Oliveri torna a dedicarsi a quest’arte, aprendo un teatro.
Sabato 22 maggio ore 18
Scontro tra Perseo e Medusa
Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano
Lo spettacolo narra le vicende dell’eroe greco Perseo, dalla nascita fino allo scontro con Medusa. Acrisio, sovrano di Argo, esilia la figlia Danae e il nipote Perseo, figlio di Zeus, in quanto l’oracolo ha predetto che la sua morte sarebbe avvenuta per mano del nipote. Così il bambino e la madre vengono affidati a Polidette, sovrano dell’isola di Serifo. Il re si innamora perdutamente della donna che tuttavia lo rifiuta. Perseo intanto cresce assumendo sempre più le sembianze di un dio e ciò rende inquieti gli altri dei che chiedono a Polidette di eliminarlo, inviandolo a prendere la testa di Medusa. Perseo parte per l’impresa sperando di salvare la madre dalle insidie del malvagio re. Zeus, tramite la dea Atena, manda a Perseo le divine armi che aiuteranno il giovane nello scontro con Medusa. Scontro finale tra Perseo e Medusa.
Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano. I Gargano sono l’ultima famiglia di opranti di tradizione ancora attiva nella città di Messina. Originaria di Acireale, iniziano a operare a Messina a partire dai primi del Novecento. Il capostipite è Venerando Gargano, proveniente da una famiglia borghese che avrebbe desiderato un avvenire diverso per il figlio. Ma l’ostinata passione di Venerando per i paladini riesce ad avere la meglio sulla volontà dei genitori ed egli comincia prima a collezionare e poi a costruire i pupi, mettendo in scena gli spettacoli nella sua fabbrica di sedie. Il figlio, don Rosario Gargano, affianca giovanissimo il padre e, a soli diciassette anni, scrive un’opera che diventerà l’elemento distintivo della famiglia Gargano nel variegato mondo dell’Opera dei pupi: la storia di Bellisario da Messana, messa in scena con novantanove episodi. Nel 1912 Rosario Gargano è chiamato a Messina da Ninì Calabrese per prestare la voce ai suoi pupi. Si trasferisce così nella città dello Stretto, dove nel 1920 apre un proprio teatro, il “Teatro Nuovo Messina”, con l’aiuto del figlio Venerando. Questi, nominato Cavaliere del re, apre diversi teatri nella città e le gesta dei suoi pupi infiammano il “Ferragosto messinese”, dove mette in scena La pazzia di Orlando davanti a un pubblico di 24.000 spettatori. I suoi teatri sono frequentati assiduamente, il pubblico lo acclama ed egli prosegue nell’attività di redazione di manoscritti di argomento cavalleresco. Nel 1964 un grave incendio distrugge il suo teatro, l’“Arena Gargano”, con gran parte dei pupi lì custoditi. Si apre così un periodo difficile, ma la passione per questo mestiere fa sì che il cavaliere Venerando con l’aiuto del figlio Rosario ricostruisca tutti i pupi e continui l’attività. Alla sua morte (2000) il figlio Venerando, con i fratelli Giorgio e Rosaria, continuano a portare avanti l’antica tradizione della famiglia nonostante la perdurante assenza di una struttura teatrale stabile.
Domenica 23 maggio ore 18
Il duello di Orlando e Rinaldo per la bella Angelica
Antica compagnia Opera dei pupi Famiglia Puglisi
Giunto ad Albracca, Orlando viene accolto da Angelica e accetta di difenderla da Marfisa. Irritato dal suono del corno di Rinaldo, prende le armi e suonando a sua volta il corno, suscita l’ira del cugino. Ha così inizio uno scontro tra i due paladini che si insultano fino a quando il duello non viene interrotto. Orlando affronta quindi Marfisa, ma ben presto la sua spada si incrocia nuovamente con quella di Rinaldo in un nuovo duello che si protrae fino a sera. Al mattino, svegliato da Angelica, Orlando fa risuonare il corno ancora una volta per sfidare nuovamente Rinaldo. Questa volta i due si affrontano davanti alla principessa. Orlando colpisce con un tremendo fendente Rinaldo, che cade a terra come fosse morto. Interviene allora Angelica che distoglie Orlando dal duello e lo coinvolge in un’altra impresa.
L’Antica compagnia Opera dei pupi Famiglia Puglisi, stabilisce il suo legame profondo con l’Opera dei pupi grazie a don Ignazio Puglisi (1904), che impara l’arte dal padre Giovanni, a sua volta allievo del nonno Ignazio. Don Ignazio aiuta il padre fin dai quattordici anni e alla sua morte, all’età di sedici anni, si mette in proprio facendo spettacoli in diversi paesi della provincia di Siracusa. Don Ignazio presta la sua voce a tutti i personaggi, maschili e femminili. Dopo qualche anno dalla morte, il nipote Ignazio Manlio, stimolato da alcuni vecchi aiutanti del nonno, riprende le redini del patrimonio a lui tramandato. Ancora attiva all’interno del teatro comunale dell’Opera dei pupi, la compagnia ripropone un repertorio che include spettacoli tradizionali tratti da antichi manoscritti di famiglia, nuove creazioni liberamente ispirate ai poemi epici e alle storie religiose e infine nuove drammaturgie.
L’iniziativa Sicilian Puppets Series è organizzata dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari in qualità di soggetto referente della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi – #OPERADEIPUPI.IT#” ed è finanziata dal Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e del Turismo, Legge 20 febbraio 2006, n. 77 progetto The Image of Oral Thought. Per un modello di salvaguardia del teatro dell’Opera dei pupi siciliani. La manifestazione è inoltre organizzata: con il contributo di Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e Assessorato del Turismo dello sport e dello spettacolo; in collaborazione con Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici – SIMBDEA, Fondazione Ignazio Buttitta; con il patrocinio di ICOM Italia e UNIMA.