Villa Malfitano, un tesoro da proteggere

Villa Malfitano, un tesoro da proteggere
Intervista alla dottoressa Lidia Tusa, componente del CdA della Fondazione Whitaker

Questo patrimonio di inestimabile valore e l’isola di Mozia nella Laguna dello Stagnone di Marsala sono luoghi di incredibile bellezza di cui tutti noi oggi abbiamo più che mai bisogno

di Rosa Rubino

Sono  due i gioielli lasciati alla Sicilia dalla famiglia Whitaker, una delle più ricche famiglie europee a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento: la splendida isola di Mozia che si culla nella Laguna dello Stagnone di Marsala e Villa Malfitano a Palermo in Via Dante immersa nel parco ricco di piante rare e pregiate, preziosa dimora dei Whitaker. Due importanti tesori  che esistono grazie all’intraprendenza  e alla lungimiranza dello studioso, ornitologo, archeologo inglese Joseph  Whitaker. Della grande bellezza e dell’importanza dell’antica isola di  Mozia, è stato lo stesso Joseph Whitaker a parlarne 124 anni fa su questo giornale fondato da Vito Rubino. Il Vomere, da  oltre 30 anni, insegue il sogno di farla dichiarare, insieme alla Laguna Patrimonio dell’Umanità, dall’Unesco. Parlare di Mozia vuol dire parlare anche di  Villa Malfitano, una fra le più belle dimore storiche di Palermo, costruita su commissione da Whitaker e progettata insieme alla moglie Tina Scalia. I due tesori sono strettamente legati. Della straordinaria bellezza di Villa Malfitano ne parla, più volte, nel suo ultimo libro: “I geni di Mozia” l’archeologo Lorenzo Nigro docente di Archeologia del Vicino Oriente Antico e Archeologia fenicio punica alla Università Sapienza Roma. E se negli anni Mozia e Villa Malfitano hanno mantenuto intatto il loro fascino, pur tra mille difficoltà, il merito è dell’impegno profuso con grande spirito di abnegazione  dalla Fondazione Whitaker egregiamente presieduta dal Professore Paolo Matthiae, illustre archeologo di fama internazionale, accademico dei Lincei. Con grande competenza e passione, da anni la Dottoressa Maria Enza Carollo, Segretario generale, cura, valorizza questo patrimonio di inestimabile valore. Encomiabile il contributo del  Presidente onorario, il Professore Emmanuele F. M. Emanuele. Importante il ruolo del cda e del comitato scientifico. Del primo fanno parte: il Presidente Matthiae e i componenti: Salvatore Ferri in rappresentanza della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e su nomina del Presidente della Regione Siciliana la Dottoressa Lidia Tusa che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Del secondo fanno parte: Lorenzo Nigro in quanto Direttore della Missione Archeologica a Mozia (Università la Sapienza di Roma), il soprintendente di Trapani, un rappresentante della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e un rappresentante della Regione Siciliana.

Riteniamo sia necessario e doveroso salvaguardare e proteggere questo luogo strategico, grande “attrattore culturale” e perciò occorre una grande azione di valorizzazione di Villa Malfitano con attività di manutenzione, la realizzazione di un capillare programma di interventi e iniziative per garantire la massima fruizione. Bisogna attivare ogni forma di collaborazione possibile per garantire a Villa Malfitano  la manutenzione, la vigilanza, la promozione. Tra le iniziative anche quelle di pulitura dell’immenso parco di villa Malfitano.

Non abbandoniamo questi luoghi di bellezza di cui tutti noi oggi abbiamo più che mai bisogno.

Dottoressa Lidia Tusa, perché Villa Malfitano è un tesoro di inestimabile valore? Perché va protetta, valorizzata?

Che il complesso di Villa Malfitano sia un tesoro di inestimabile valore è stato sancito da un decreto dell’Assessorato Regionale ai BBCCAA del 2018, che la ritiene meritevole di tutela “in quanto viva testimonianza e prezioso documento dell’ambiente culturale e socio-economico in cui ha vissuto ed operato la famiglia dei Whitaker, la dimora completa degli arredi originali e delle collezioni d’arte, immersa nell’originario contesto ambientale del giardino, connotato da specie botaniche che ne fanno uno dei più rari esempi di collezione di piante esotiche di interesse scientifico in Italia, rispecchia in modo straordinariamente integro il segno di una cultura d’importazione innvativa rispetto alle locali esperienze nell’architettura e nell’arte dei giardini…”

La realizzazione del Parco di Villa Malfitano e l’edificazione della palazzina, dimora di Joseph Whitaker e della sua famiglia, ebbe inizio nel 1886, data in cui Joseph acquista tutta l’area per una somma da capogiro (£450.000) e proseguì per una decina d’anni. La scelta non fu casuale: Villa Whitaker poteva vantare vicini illustri, a cominciare dal Castello della Zisa di età normanna. Tutta quell’area, allora a monte della città, era ritenuta adatta ad una vita salubre e piacevole, sia per la frescura che per la disponibilità di acqua proveniente dalle alture che circondano la città. In epoche meno remote la nobiltà palermitana vi eresse luoghi di villeggiatura come Villa Serradifalco, e l’odierna Villa Gulì e, poco dopo, a breve distanza, i Florio vi costruirono il Villino che possiamo ammirare ancora oggi.Villa Malfitano è una testimonianza ancora integra di una parte importantissima non solo della storia della città di Palermo, ma della Sicilia tutta. L’estensione della superficie, la ricchezza e l’eleganza dei luoghi, la ricercatezza degli arredi della palazzina, la varietà delle essenze arboree, l’articolazione dell’impianto progettuale del giardino sono tutte testimonianze delle enormi risorse cui i Whitaker potevano attingere. Risorse che, non dimentichiamolo, provenivano dalle loro molteplici attività in terra di Sicilia. Nonostante l’arredo abbia subito delle modifiche nel corso degli anni, Villa Malfitano può vantare ancora oggi una situazione di sostanziale integrità. 

Com’è strutturato questo capolavoro di raffinatezza, eleganza architettonica e ricchezza decorativa? 

Quante sono le stanze? Ognuna di esse ha una sua particolarità? 

L’Architetto Ignazio Greco d’Onofrio si ispirò a Villa Favard, una costruzione in stile neorinascimentale edificata a Firenze sul Lungarno nella seconda metà dell’800. 

La palazzina conta non meno di una cinquantina di ambienti, fra stanze di rappresentanza (piano rialzato), stanze destinate alla vita privata (primo piano), locali per la servitù (secondo piano), cucine e locali di servizio (seminterrato). L’arredo non è omogeneo, ma riflette il gusto composito del tempo. Vi si trovano pezzi d’ispirazione rinascimentale, neoclassica, barocca, orientale e naturalmente inglese. La sua peculiarità, anche se allo stato attuale poco evidente, era la fusione tra esterno e interno, tra i colori e i profumi del giardino e l’opulenza degli arredi. Dobbiamo sforzarci ad immaginare i due giardini d’inverno stracolmi di piante e la casa abbellita sempre dai fiori che provenivano dalla serra del parco…

Quanta bellezza, quanti tesori custodisce? 

L’arredo originale è in buona parte presente e vi sono ancora pregevoli collezioni di porcellane Meissen, Sèvres, Capodimonte; maioliche siciliane del XVIII-XIX sec.; una collezione di manufatti in corallo trapanese del XVII-XVIII sec.; dipinti di Francesco Lojacono; arazzi cinquecenteschi fiamminghi su bozzetti di scuola raffaellesca; e poi oggetti d’arte di ogni tipo…

Si parla di una rara collezione di 12.000 esemplari di uccelli…

La collezione zoologica di animali impagliati creata da Pip durante le sue ricognizioni e le battute di caccia in Sicilia e Nordafrica comprendeva in tutto ca. 12.000 esemplari, fra i quali la parte scientificamente più pregevole era senz’altro quella ornitologica di 11.000 pezzi, considerando anche i nidi e le uova che la completavano. La collezione fu allocata in una palazzina all’interno del Parco Malfitano. Prima della sua morte (1936), Joseph volle donare alla sua patria d’origine una parte della collezione, che si trova oggi divisa tra i musei di Londra ed Edimburgo. Anni più tardi, la sua unica erede, Delia, manifestò l’intenzione di donare ciò che ne rimaneva, un migliaio di esemplari, ad una istituzione siciliana, fosse la Regione Siciliana stessa o l’Università di Palermo. Purtroppo l’offerta tardò ad essere accettata e Delia preferì affidare la collezione ad un museo di Belfast che fu ben contento di riceverla e darle adeguata collocazione. 

Villa Malfitano e il suo parco eclettico grande circa 7 ettari. Quante specie di alberi, di piante accoglie?

Le specie sono circa 150, anche se, purtroppo, alcuni esemplari rari sono scomparsi, come la palma Jubaea chilensis, morta nel 2012. L’archivio della Fondazione custodisce alcune fotografie che testimoniano lo stato del giardino ai primi tempi della sua realizzazione, come, ad esempio, il trasporto del gigantesco Ficus su un carro tirato da buoi nel 1888. 

Da chi è stato realizzato?

Fu realizzato dallo stesso Joseph Whitaker e dal celebre giardiniere Emilio Kunzmann (Eppelheim1835-Palermo 1908), che creò e curò i giardini di tutte le dimore palermitane dei vari rami della famiglia Whitaker, come Villa Sofia, Villa Sperlinga, ecc… Rispecchiando il gusto eclettico già citato per l’arredamento della palazzina, fu attuato un progetto multiforme che comprende il giardino all’italiana con viali e aiuole ben delimitati; un giardino romantico con vialetti intricati e tortuosi, corsi d’acqua, ponticelli, laghetti; aree all’inglese con bordure fiorite e impianti ad effetto spontaneo; aree dal sentore esotico con palme, ficus, agavi e fitolacche, che Joseph importò da lontano, trasportandole sulla flotta di famiglia…

Cos’è la “Sala d’Estate”?

La Sala d’estate fu concepita come punto focale delle sale di rappresentanza, destinate al ricevimento degli ospiti. Lo sguardo di chi varca la soglia di casa non può fare a meno di essere attirato subito dalla luce che proviene dalle sue grandi vetrate e di notare la meravigliosa finzione delle fronde incredibilmente realistiche che si stagliano sull’azzurro del cielo sullo sfondo. La Sala d’Estate è un luogo di collegamento fra interno ed esterno, è il giardino che fa il suo ingresso nella Villa. Il trompe l’oeil fu dipinto sulle pareti e sul soffitto dal pittore Ettore De Maria Bergler (1850-1938), lo stesso che ha decorato, fra le altre cose, la sala da pranzo di Villa Igea e la sala pompeiana del Teatro Massimo. La sala crea in chi vi si trova l’illusione di trovarsi all’interno di un elegante gazebo in ferro battuto, circondato da un lussureggiante giardino con uccelli che volano nel cielo. L’intenzionalità dell’effetto “en plein air” era  sottolineato dall’arredo originale, ora modificato, che consisteva in un salottino in canna di bambù, come quelli normalmente utilizzati in esterno.

Da quanto tempo è gestita dalla Fondazione Whitaker?

La Fondazione è stata istituita nel 1975 secondo la volontà testamentaria dall’ultima erede, Delia Whitaker (m.1971), ma divenne operativa solo alla fine degli anni ‘70.

È sede di rappresentanza della Regione Siciliana?

La Regione Siciliana, in quanto sostenitrice della Fondazione Giuseppe Whitaker, utilizza Villa Malfitano come sede occasionale di eventi prestigiosi, quali la visita di personaggi illustri, ministri italiani ed esteri e manifestazioni culturali di alto livello.

Sicuramente è una magnifica sede per eventi di particolare prestigio.

La Fondazione, negli anni, ha ospitato spesso eventi culturali di vario genere: conferenze, convegni, mostre, presentazioni editoriali, premiazioni, concerti…

Quali sono i problemi di Villa Malfitano? 

La Fondazione Whitaker deve affrontare i problemi connessi con gli oneri del mantenimento di un patrimonio immobiliare, culturale e artistico immenso. Oltre a Villa Malfitano la Fondazione, infatti, deve mantenere e aprire al pubblico anche l’isola di Mozia, altro tesoro inestimabile. Come dicevamo, entrambi i beni sono sottoposti a vincolo storico-monumentale e questo rende ancora più difficoltosa la gestione. In particolare, Villa Malfitano richiede due ordini di interventi, uno legato alla Palazzina e, quindi un restauro di tipo architettonico e artistico, che comprende arredi e manufatti antichi e preziosi. L’altro tipo di manutenzione riguarda il parco e richiede una progettazione che tenga conto di molteplici aspetti: il progetto originale dev’essere rispettato, ma anche parzialmente adattato alle condizioni attuali, tenendo conto dei cambiamenti intercorsi dalla sua fondazione ad oggi. Andrebbe incentivata la fruizione controllata e rispettosa di determinate aree, già destinate ad utilizzi non più possibili, come il frutteto e l’orto, non più esistenti. Le professionalità coinvolte spaziano dall’esperto di botanica, al paesaggista, all’agronomo, all’esperto di storia dei giardini… Le idee sono tante: con le piante che spontaneamente nascono nel parco, si potrebbe creare un vivaio; si potrebbe poi ripristinare la serra che versa in pietose condizioni, un gioiello in ghisa e vetro di 18 metri, in parte già riscaldato, dove i Whitaker coltivavano piante tropicali ed esotiche, come le orchidee; si potrebbe pensare ad itinerari didattici per i più giovani; ad orti condivisi… Con una gestione attenta ed economicamente virtuosa, il Parco e la Villa potrebbero arrivare un giorno ad essere una risorsa piuttosto che un problema. Ci sono esempi da seguire: antiche dimore cui Villa Malfitano nulla ha da invidiare, che riescono a capitalizzare i propri tesori con intelligenza ed eleganza, come il Castello di Pralormo, in Piemonte, o, fra le tante dimore inglesi dell’English Heritage, la Audley End House and Gardens, o, per restare vicino casa, Villa Tasca, che ha ultimamente aperto alla fruizione pubblica con iniziative interessanti.

In che condizioni versa la Villa e come si può e si deve intervenire?

Tra la morte della “Signorina Delia” e l’insediamento della Fondazione si è verificata una vacatio che ha sicuramente determinato un primo degrado delle condizioni del Parco e della Villa: la mancanza di manutenzione ha provocato danni alle strutture, agli arredi e un generale inselvatichimento del giardino. Molto è stato già fatto, compatibilmente con le risorse a disposizione e, grazie ad uno sforzo continuo, ad oggi si è in grado di poter dire la Fondazione è riuscita a rendere il patrimonio dei Whitaker fruibile anche al pubblico. Ma tante cose restano ancora da fare! 

Nella Palazzina è da portare avanti il restauro di parte di oggetti e arredi, di tutti gli infissi, di parte del parquet, delle cucine e degli altri locali seminterrati. Andrebbero ristrutturati e messi a reddito gli altri edifici facenti parte del complesso Malfitano, inalienabili per volontà testamentaria: l’ex Museo ornitologico, le scuderie, la casa del portiere, i magazzini e gli ex alloggi per la servitù presenti su via Serradifalco.

Per quanto riguarda il Parco, ciò di cui attualmente ci sarebbe bisogno con urgenza è la sistemazione dei muri di cinta, intervenendo sia con opere di contenimento della vegetazione interna (le radici ne hanno minato in alcuni punti la stabilità) e sia con il consolidamento della muratura. Purtroppo si sono verificati tentativi di effrazione, anche se, ad oggi, non ci sono state conseguenze rilevanti, ma una recinzione inefficace è pur sempre un rischio. Andrebbe collocata una rete di videosorveglianza per dissuadere le azioni di vandalismo e il lancio di rifiuti che purtroppo si ripetono di continuo. Il passo successivo dovrebbe essere, come dicevamo prima, la pianificazione del recupero delle diverse aree del giardino e, ove possibile, il loro utilizzo per scopi compatibili con l’alto valore storico dei luoghi. Non va dimenticato, inoltre, che la Famiglia Whitaker era particolarmente attenta ai giovani meno abbienti, come gli orfani del terremoto di Messina del 1908, cui furono concessi sostegni economici fino all’età adulta, o i piccoli palermitani sfortunati, per i quali fu creato l’Istituto per l’infanzia abbandonata. Sarebbe in linea con questa peculiare virtù dei Whitaker destinare, ad esempio, una parte del parco ad attività di formazione dei giovani e delle persone con disagio. 

Di quali fondi disponete per affrontare le spese di manutenzione? 

Abbiamo un contributo della Regione Siciliana, finalizzato alle spese per il personale di custodia e l’acquisto di gasolio per il gruppo elettrogeno di Mozia che non dispone di allaccio alla rete elettrica di terraferma.

Da qualche anno, grazie alla generosità della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, presieduta dal Prof. Emanuele, possiamo contare su un contributo consistente per le attività istituzionali di tipo culturale di vario genere, mostre, concerti, ecc… La Fondazione è estremamente grata al Professore Emanuele, mecenate attento e generoso, che, innamoratosi di Mozia e del Parco Malfitano, ha deciso di sostenerci, scegliendoci come strumento per manifestare il suo attaccamento alla sua città natale. La Fondazione è sempre ben lieta di ospitare gli eventi cuclturali promossi dal Prof. Emanuele e speriamo vivamente che la fine della pandemia ci consenta di riprendere i progetti interrotti.

A queste elargizioni si aggiungono, o, meglio, si aggiungevano, i proventi dei biglietti d’ingresso di Mozia e di Villa Malfitano, l’affitto saltuario del giardino per eventi sociali o privati e le donazioni occasionali da parte di enti o associazioni finalizzate a progetti specifici.

Sono sufficienti?

Purtroppo no!

Si parla di un antico cancello con le iniziali della prestigiosa Famiglia Whitaker.

Il cancello è quello principale, sulla Via Dante e riporta a coronamento la scritta “Villa Malfitano” con lo stemma della Famiglia Whitaker: Spes et fides. Purtroppo le lettere che formano la scritta sono parzialmente cadute e quelle superstiti sono tenute da fil di ferro. I pilastri, indeboliti da crepe , sono stati rinforzati da due antiestetiche sbarre di ferro e delle due lampade che li sovrastano, solo una è integra. Il cancello, inoltre, andrebbe elettrificato per consentirne l’apertura a distanza, non essendo più possibile mantenere il servizio continuo di portineria come in passato.

Quali personalità hanno avuto il privilegio di essere ospitati in questa Villa monumento? 

I reali d’Inghilterra, il Kaiser… , ambasciatori britannici, ministri e capi di stato, alti funzionari della repubblica, presidenti del consiglio e delle camere.

La Villa è aperta al pubblico? 

Sì, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 16,30 in estate. Il sabato dalle 9 alle 13.

Si può, si potrà visitare, covid permettendo?

Certamente!

Se è sì quando?

Non appena le ordinanze nazionali e locali lo permetteranno.