Opera dei pupi, riecco gli spettacoli in presenza
Dopo lunghi mesi di inattività, i pupi del Museo Pasqualino tornano a incontrare il pubblico con gli spettacoli tratti dalla “Storia dei paladini di Francia” di Giusto Lodico.
Gli appuntamenti sono ogni lunedì alle 11 e da martedì a sabato alle 17.
Proclamata nel 2001 dall’Unesco “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, l’Opera dei pupi è il teatro tradizionale siciliano delle marionette risalente al 1800. Con i suoi spettacoli coinvolgeva quotidianamente il pubblico in lunghi cicli incentrati sulle avventure dei Paladini di Francia.
Nel racconto di Carlomagno, Orlando e Rinaldo, diversi temi si intrecciano intorno alla guerra tra cristiani e dei saraceni. Sulla scia di una tradizione bicentenaria, gli spettacoli messi in scena riproporranno alcuni dei principali episodi della Storia dei paladini di Francia di Giusto Lodico. Sul palco, dunque, insieme a Carlomagno e a una folta schiera di guerrieri, Angelica, il negromante Malagigi e tanti altri personaggi, capaci ancora di sorprendere il pubblico con prodigi, magie e colpi di scena.
Biglietto: € 10.00 (intero) – € 8.00 (ridotto)
Prenotazione obbligatoria al numero 091.32 80 60
Capienza massima: 30 persone
Libri: Alla scoperta dei Bosavi, il popolo misterioso della Papua Nuova Guinea
Si chiama Il mondo sonoro dei Bosavi. Espressioni musicali, legami sociali e natura nella foresta pluviale della Papua Nuova Guinea il volume di Steven Feld, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino.
Indagini e riflessioni su un popolo dal grande fascino, di cui si parlerà nel corso della presentazione del volume in streaming martedì 15 giugno alle ore 18 dalla pagina Facebook e Youtube del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino.
Interverranno Steven Feld (Università del New Mexico), Giorgio Adamo (Università di Roma Tor Vergata), Sergio Bonanzinga (Università di Palermo), Francesco Giannattasio (Università di Roma Sapienza), Giovanni Giuriati (Università di Roma Sapienza). Modererà Rosario Perricone (direttore delle Edizioni Museo Pasqualino).
Il libro
Il mondo sonoro dei Bosavi offre una serie di contributi relativi alle indagini condotte da Steven Feld in Papua Nuova Guinea – dal 1976 a oggi – riconfigurati entro un progetto unitario. A parte il testo riprodotto nel terzo capitolo, già apparso in un’antologia di saggi a tema etnomusicologico pubblicata nel 1995 a cura di Tullia Magrini, si tratta di materiali mai proposti in traduzione italiana. L’opera di Feld è inoltre inquadrata, nella sua complessità interdisciplinare, attraverso due scritti introduttivi: Dall’antropologia della musica all’acustemologia di Sergio Bonanzinga e Sintesi immaginative e forme dell’ascolto di Carlo Serra.
I Riferimenti – curati da Emanuele Tumminello – sono suddivisi in due sezioni: la prima contiene i materiali citati dagli autori e la seconda offre un quadro aggiornato, e per quanto possibile completo, della variegata attività pubblicistica di Feld.
Il volume è corredato da un’ampia documentazione fotografica, da numerosi esempi musicali trascritti su pentagramma, da due CD che offrono un puntuale riscontro “sonoro” a quanto viene trattato nei capitoli quarto e quinto, e da un DVD associato alla più recente iniziativa editoriale di Feld: il film Voci della foresta pluviale, che sintetizza l’esperienza di ricerca fra i Bosavi, mettendo a frutto sofisticate tecnologie di audioregistrazione e di videoripresa allo scopo di offrire un prodotto di straordinaria qualità documentaria.
Steven Feld (Philadephia 1949) rappresenta un caso esemplare di competenza multidisciplinare (antropologica, linguistica, estetologica, musicale) applicata allo studio della dimensione sonora. Il momento centrale della sua attività di ricerca è rappresentato dalle numerose indagini condotte a partire dal 1976 tra i Bosavi di Papua Nuova Guinea, in parte confluite nel suo libro più celebre: Sound and Sentiment (1982), che ha avuto una seconda edizione ampliata nel 1990 (tradotta in italiano nel 2009) e una terza edizione nel 2012. Ha svolto attività accademica in numerose università americane ed europee e attualmente ricopre la prestigiosa carica di “Distinguished Professor” di Antropologia e Musica nell’Università del New Mexico.
Presentazioni: è tempo di “Ri-tornare”
Si parlerà di pratiche etnografiche mercoledì 16 giugno, alle 17, instreaming.
Il direttore del Museo Pasqualino, Rosario Perricone, presenterà il volume Ri-tornare. Pratiche etnografiche tra comunità e patrimoni culturali a cura di Katia Ballacchino, Letizia Bindi, Alessandra Broccolini, pubblicato da Pàtron Editore Bologna.
Interverranno Daniele Parbuono (Direttore della Scuola, Università degli Studi di Perugia), Vito Teti (Università della Calabria) e Laura Carracchia (Comitato Alunni della Scuola). Saranno presenti le curatrici.
Link al webinar: https://bit.ly/317S8SZ
Il libro
“Ri-tornare” come ringraziamento e domanda che rilancia e rinvia a nuove interlocuzioni. C’è, nella circolarità delle etnografie, un patto che si rinnova sempre e che permette la realizzazione di quella intimità etnografica necessaria al dischiudersi nell’incontro e alla mutua comprensione. Ma ad un ritornare come “restituzione”, come dono e confronto, oggi nel lavoro etnografico si affianca un ritornare diverso, che non presuppone più una iniziale separazione che si può ricomporre nell’unità (o circolarità) del confronto, ma nasce da una “condivisione”, di prospettive, di progetto. Un guardare (e un agire) “insieme”, un processo che è ancor più visibile nel campo dei patrimoni culturali dove assistiamo ad un nuovo protagonismo di territori e soggetti locali.
I saggi raccolti nel volume partono da questo mutamento di prospettiva che caratterizza l’antropologia dei patrimoni culturali, materiali e immateriali, dalla restituzione alla condivisione; essi partono da campi, approcci e metodologie talora diversi, ma tutti si interrogano in merito alla circolarità del lavoro etnografico, pensando alla interpretazione e alla scrittura dei dati individuati sul campo come risultato pubblico atteso del mestiere di antropologo, come dono circolare dell’incontro tra mondi, ma anche come impegno, engagement con comunità e istituzioni locali frutto di investimenti professionali o di natura etica.
I musei della restanza, Mirizzi racconta gli Arbëreshe
di San Paolo Albanese
Infine, nuovo appuntamento, giovedì 17 giugno alle 17 in streaming,con il ciclo di seminari online “I musei della restanza. Il museo come strumento di partecipazione, conoscenza, salvaguardia e promozione dei territori” organizzato, nell’ambito del seminario permanente Etnografie del contemporaneo, dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con la Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA) e l’International Council of Museums (ICOM Italia).
Ferdinando Mirizzi parlerà del Museo della Cultura Arbëreshe di San Paolo Albanese (Pz). La rappresentazione di una diversità linguistica e culturale in un’area interna del Mezzogiorno d’Italia.
Il seminario sarà liberamente fruibile sulla pagina Facebook, sul canale Youtube del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e su ZOOM.
Link: https://zoom.us/meeting/register/tJcoce2upj4jHtSG2DO7rwTk3r4TJkjX9qqX .
I musei della restanza sono musei della speranza e riflettono, nei loro presupposti, obiettivi, allestimenti e attività, la volontà di chi tenacemente decide di non abbandonare i propri paesi, luoghi degli affetti e della socialità vissuta, pur di fronte alla perdurante minaccia dell’abbandono, dello spopolamento, della perdita della memoria.
Si tratta per lo più di piccoli paesi posti in aree interne, dove i musei assumono una funzione di presidio della storia locale e sono alimentati dal bisogno, da parte delle rispettive comunità, di disporre di strumenti per la certificazione della propria esistenza nel mondo plurale e di risorse culturali utili di fronte al rischio di una fatale e progressiva dissoluzione, fisica e simbolica insieme. Un esempio peculiare di musei della restanza è fornito dal Museo della Cultura Arbëreshe a San Paolo Albanese, il più piccolo paese della Basilicata, con i suoi attuali poco più di 200 abitanti, la cui origine è fatta risalire a un processo migratorio dal Paese delle Aquile verificatosi nel corso del XVI secolo. Un Museo ideato e voluto fin dagli anni Settanta del ’900 dalla comunità locale e oggi centro propulsore di pratiche e politiche volte alla promozione e alla valorizzazione della biodiversità rappresentata tanto dall’ambiente naturale quanto dal patrimonio culturale di una piccola comunità arbëreshe del Mezzogiorno d’Italia.
Ferdinando Mirizzi è professore ordinario di Discipline demoetnoantropologiche presso il Dipartimento di Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali (DiCEM) dell’Università della Basilicata, di cui è stato direttore dal 2012 al 2020.
È presidente della Società Italiana di Antropologia Culturale (SIAC) e, inoltre, dell’Osservatorio Scientifico Regionale “Edward C. Banfield” per la salvaguardia del patrimonio etno-antropologico della Basilicata e del Comitato Tecnico Scientifico del Museo della Cultura Arbëreshe di San Paolo Albanese (Pz). È componente del Consiglio Scientifico presso l’Istituto Centrale per i Patrimoni Immateriali e socio fondatore del Centro Internazionale di Ricerca e Studi sul Carnevale, la Maschera e la Satira. Dal 2006 è direttore responsabile della rivista «Archivio di Etnografia».