“Tassa Covid”: la segnalazione a Codacons e Unione nazionale consumatori. La nuova voce comparsa su alcuni scontrini fiscali

Se ne è occupato il Codacons, ma anche l’Unione Nazionale Consumatori. Casi isolati, ma indicativi che riguardano quella che è stata subito ribattezzata, sebbene impropriamente ‘tassa Covid’. Di rincari se ne sono visti già molti e per
generi di diversa tipologia, ma le segnalazioni riguardano stavolta soprattutto i servizi alla persona: un “extra” fra i 2 e i 4 euro che è comparso in vari scontrini, per far fronte alle spese aggiuntive sostenute dall’esercente a causa
dell’emergenza.
“Numerosi consumatori hanno denunciato al Codacons un sovrapprezzo, mediamente dai 2 ai 4 euro, applicato in particolare da parrucchieri e centri estetici ai propri clienti” – ha spiegato Carlo Rienzi, Presidente dell’Associazione per la difesa dei consumatori. Una sorta di contributo extra, che spesso assume la dicitura ‘Covid’, per fronteggiare probabilmente i costi dei lavori di sanificazione e messa in sicurezza dei locali.
Immediata la replica di Confestetica, che ha sottolineato la limitatissima entità del fenomeno: su un campione di 1601 centri estetici interpellati, solo l’1,56% avrebbe applicato la cosiddetta “tassa Covid”.
“Non abbiamo mai affermato che la totalità dei centri estetici la applica – ha ribattuto il Codacons – ma sono giunte alla nostra Associazione decine e decine di segnalazioni tutte inerenti la tassa covid applicata soprattutto da parrucchieri e
centri estetici. Non importa che siao il 5%, il 2% o il 20% degli esercenti: se anche fossero poche mele marce si tratta di un comportamento che il Codacons ha il diritto di denunciare. E i rappresentanti di categoria dovrebbero ringraziarci per
avergli fatto scoprire una prassi assolutamente illegale”.
Il fenomeno è stato evidenziato anche dall’Unione Nazionale Consumatori: “Alcuni consumatori ci hanno segnalato una novità. Alcuni centri estetici e parrucchieri avrebbero introdotto un contributo extra, una sorta di tassa di solidarietà per le varie spese aggiuntive, come quelle di sanificazione. – ha spiegato il Presidente Massimiliano Dona – Per ora si tratta di
singoli casi isolati. Li invitiamo, comunque, a ripensarci spontaneamente. Ci sono, infatti, forti dubbi sulla legittimità di una tale pratica, anche nel caso la ‘sovrattassa’ fosse segnalata in modo chiaro e trasparente, considerato che il
consumatore deve pagare per il servizio reso, non dare contributi per le spese sostenute, salvo siano su base volontaria”.

F.S.