Domani alle 18 a Villa Filippina la presentazione del libro “Il tempo dell’elefante” pubblicato da Palermo University Press
Una raccolta di racconti, osservazioni, riflessioni, testimonianze. In una parola di vita: vissuta squadrata, analizzata da un punto di vista certamente unico.
Il libro di Leoluca Orlando, Il tempo dell’elefante, pubblicato da Palermo University Press, verrà presentato domani, giovedì 8 luglio alle 18 a Villa Filippina, all’interno della rassegna “I librai incontrano gli autori a Villa Filippina”, promossa e organizzata dall’associazione Librai italiani confcommercio Palermo.
Dialogheranno con l’autore Antonino Giuffrida e Nuccio Vara.
Il tempo dell’elefante
Il titolo di questa raccolta di racconti – la prima in italiano – di Leoluca Orlando allude a molte cose. Dalla passione per la terra in cui ci si radica, al gusto di percorrere strade lontane e inconsuete. Dall’ostinazione con cui ci si schiera convinti delle proprie ragioni, alla pazienza come ingrediente indispensabile per condividere ruoli e contesti sociali.
In equilibrio tra forza e delicatezza, ardimento e timore, l’elefante (bianco, nero, grigio) è immagine della memoria, tra gli animali, il più vicino al senso del tempo. Tanto da diventare, nei racconti Orlando (da anni destinatario del dono e collezionista di elefanti), il simbolo di tutte le storie: grandi e piccole, affascinanti e misteriose, che si annunciano in ogni vita umana.
Il volume apre la collana Cronache dell’Identità di Clio. E ha come obiettivo osservare, registrare, raccontare e non fa mai mistero di esser espressione di un punto di vista. Privilegiato, interessato, ostinato, ma proprio per questo prezioso come insieme di testimonianze sempre confrontabili con altri punti di vista, leggende più o meno metropolitane o ricostruzioni con pretese di validità storica. È un libro fatto di tempo, in certo modo paradossale perché scritto a conclusione di un’esperienza (i primi mandati di Orlando a sindaco di Palermo) che non aveva certezza di rinnovarsi ma che pure era nata guardando oltre sé stessa, al futuro di quella terra sempre tutta da inventare che è la Sicilia. Il tempo trascorso da quell’esperienza permette, forse, di giudicare quanti tra quei sogni, visioni e profezie abbiano trovato conferma o si rinnovino nel presente.
Il confine su cui ci si muove è sottile, trattandosi spesso di vicende relative alla vita di molti, e non solo di chi racconta; dunque inevitabilmente costrette a passare dal vaglio dell’opinione pubblica. Tuttavia, il libro fa vedere come anche nelle vicende collettive esista una dimensione personale e privata che può venir esibita quando le circostanze lo consentano.
Una finestra che si apre tra i ruoli, le funzioni che svolgiamo e quel grande racconto a più voci con cui, assieme agli altri, affrontiamo ogni giorno l’arte concreta del vivere. È il caso dell’episodio relativo all’ultimo incontro tra Leoluca Orlando e Leonardo Sciascia, che viene riproposto a più di trent’anni dalla morte dello scrittore di Racalmuto. Forse colui che più di ogni altro ha mostrato come l’esser siciliani debba portarsi al modo di un abito a cui si tiene: con orgoglioso vanto e ancor più cauta attenzione.