Il Consiglio dei ministri si è riunito giovedì 15 giugno 2023, alle ore 18.45, a Palazzo Chigi,
sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni. Segretario, il Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e all’Ordinamento giudiziario
(disegno di legge)
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia Carlo Nordio, ha approvato, con
la previsione della richiesta alle Camere di sollecita calendarizzazione, nel rispetto dei
regolamenti dei due rami del Parlamento, un disegno di legge che reca modifiche al Codice
penale, al Codice di procedura penale e all’Ordinamento giudiziario.
Di seguito le principali previsioni del disegno di legge.
Abrogazione del reato di abuso d’ufficio e modifiche al reato di traffico d’influenze
illecite
Si abroga la fattispecie dell’abuso d’ufficio (articolo 323 del codice penale) e si introduce
un’ampia riformulazione del reato di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis), che rispetto
alla norma precedente, prevede, tra l’altro, che:
- le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere sfruttate (non solo
vantate) e devono essere esistenti (non solo asserite); - le relazioni devono essere sfruttate “intenzionalmente”;
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- l’utilità data o promessa al mediatore deve essere economica;
- il denaro o altra utilità deve essere dato/promesso per remunerare il soggetto pubblico
o per far realizzare al mediatore una mediazione illecita (della quale viene data una
definizione normativa); - il trattamento sanzionatorio del minimo edittale sale da 1 anno a 1 anno e 6 mesi.
Si rendono applicabili anche per il traffico d’influenze illecite le attenuanti per la particolare
tenuità o per chi si sia efficacemente adoperato per evitare che l’attività delittuosa sia portata a
conseguenze ulteriori, per assicurare le prove dei reati e per l’individuazione degli altri
responsabili o per il sequestro delle somme o altre utilità trasferite.
Si estende al traffico d’influenze illecite la causa di non punibilità per la cosiddetta
collaborazione processuale.
Modifiche al codice di procedura penale
- Intercettazioni di conversazioni o comunicazioni
Si amplia il divieto di pubblicazione del contenuto delle intercettazioni, che viene consentita
solo se il contenuto è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o è
utilizzato nel corso del dibattimento.
Si stabilisce il divieto di rilascio di copia delle intercettazioni delle quali è vietata la
pubblicazione, quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti e dai loro
difensori, salvo che tale richiesta sia motivata dalla esigenza di utilizzare i risultati delle
intercettazioni in altro procedimento specificamente indicato.
Si afferma il divieto per la polizia giudiziaria di riportare nei verbali di intercettazione i “dati
relativi a soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini”.
Si vieta al giudice di acquisire (nel cosiddetto stralcio) le registrazioni e i verbali di
intercettazione che riguardino soggetti diversi dalle parti, sempre che non ne sia dimostrata la
rilevanza.
Si stabilisce il divieto per il pubblico ministero d’indicare nella richiesta di misura cautelare, con
riguardo alle conversazioni intercettate, i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo
che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione. In modo corrispondente, si vieta al
giudice di indicare tali dati nell’ordinanza di misura cautelare. - Interrogatorio preventivo rispetto alla eventuale applicazione della misura cautelare
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Si generalizza l’istituto dell’interrogatorio preventivo rispetto alla eventuale applicazione della
misura cautelare e si estende il principio del contradditorio preventivo in tutti i casi in cui, nel
corso delle indagini preliminari, non risulti necessario che il provvedimento cautelare sia
adottato “a sorpresa”. L’interrogatorio preventivo è quindi escluso se sussistono le esigenze
cautelari del pericolo di fuga e dell’inquinamento probatorio. È, invece, necessario se è
ipotizzato il pericolo di reiterazione del reato, a meno che non si proceda per reati di rilevante
gravità (delitti commessi con uso di armi o con altri mezzi di violenza personale).
Si prevede l’obbligo del giudice di valutare, nell’ordinanza applicativa della misura cautelare e
a pena di nullità della stessa, quanto dichiarato dall’indagato in sede di interrogatorio
preventivo. Si prevede, altresì, la nullità dell’ordinanza se non è stato espletato l’interrogatorio
preventivo o se quest’ultimo è nullo. L’interrogatorio di garanzia (oggi previsto dopo
l’applicazione della misura cautelare) non sarà richiesto se è stato svolto quello preventivo.
Una volta applicata la misura cautelare, in caso di impugnazione, il verbale dell’interrogatorio
preventivo sarà inviato al Tribunale del riesame.
- Collegialità del giudice della misura cautelare della custodia in carcere
Si prevede il giudice collegiale per l’applicazione della misura della custodia cautelare in
carcere o di una misura di sicurezza provvisoria quando essa è detentiva. Per consentire
l’adeguato rafforzamento dell’organico, si prevede che tali norme si applichino decorsi due
anni dall’entrata in vigore della legge e l’aumento del ruolo organico del personale di
magistratura ordinaria di 250 unità, da destinare alle funzioni giudicanti di primo grado, con
autorizzazione a bandire nel 2024 un concorso da espletare nel 2025. - Informazione di garanzia
Sono inserite alcune innovazioni relative all’informazione di garanzia: si specifica testualmente
che essa debba essere trasmessa a tutela del diritto di difesa dell’indagato; si specifica che in
essa debba essere contenuta una «descrizione sommaria del fatto», oggi non prevista (è
richiesta solo l’indicazione della norma violata). Si limita la notifica dell’atto tramite la polizia
giudiziaria ai soli casi di urgenza. È espressamente sancito il divieto di pubblicazione
dell’informazione di garanzia, finché non siano concluse le indagini preliminari. - Inappellabilità da parte del p.m. delle sentenze di proscioglimento:
Si modifica la disciplina dei casi di appello del pubblico ministero, che attualmente consente
d’impugnare le sentenze di proscioglimento, stabilendo che l’organo di accusa non può
appellare le sentenze di proscioglimento per i reati oggetto di citazione diretta indicati all’art.
550 del Codice di procedura penale (contravvenzioni, delitti puniti con la pena della reclusione
non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, sola o congiunta alla pena detentiva
e altri reati specificamente indicati). Restano appellabili le decisioni di proscioglimento per i
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reati più gravi e le sentenze di condanna per i reati a citazione diretta nei casi in cui
l’ordinamento vigente consente l’appello delle sentenze di condanna da parte del p.m. (per
esempio: mancato riconoscimento di circostanze ad effetto speciale; riqualificazione del
reato).
- Corte d’assise
Si introduce l’interpretazione autentica di una disposizione relativa al limite di età per i giudici
popolari della corte d’assise. Si prevede che il limite massimo di 65 anni di età, già vigente,
debba essere considerato con riferimento al momento nel quale il giudice popolare viene
chiamato a prestare servizio nel collegio.
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