Il progetto ELYMA è un invito a riflettere e dialogare con l’ambiente circostante, perdersi e ritrovarsi in una natura potente e presente, riconnettersi, cercare spunti per narrazioni diverse, stringere cerchi lontani e ritrovare simboli comuni da condividere, immergendosi nel cuore più ancestrale della città stratificata dell’antica Segesta. Qui le installazioni vegetali e sculture sonore dell’artista Gandolfo Gabriele David, tracceranno un percorso che condurrà al cuore del Tempio dorico, visitabile dopo un ventennio anche dall’interno della cella, atto antico e amore contemporaneo in dialogo con il Parco Archeologico di Segesta. ELYMA sarà visitabile fino al 19 maggio 2024.
Non è solo un’installazione di Land Art ma un’esperienza profonda, un autentico segno di rispetto nei confronti del Parco Archeologico, a testimonianza della sacralità antica ritrovata, a prescindere da ogni credo religioso. L’antico Tempio, mai completato, ritornerà ad accogliere i visitatori nella cella sacra, interagendo con le installazioni e con le azioni rituali suggerite dall’artista.
“Il governo Schifani aggiunge un altro tassello alla migliore fruizione di questo straordinario sito archeologico – sottolinea l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – Le recenti scoperte nell’area della Casa del Navarca, nell’acropoli sud dell’insediamento, l’antica strada lastricata e l’altare decorato di età ellenistica, e la grande attenzione che hanno suscitato, confermano che bisogna investire negli scavi archeologici e nell’arricchimento dell’offerta culturale accessibile al pubblico”.
La mostra, curata dallo storico dell’arte Lori Adragna e dal direttore del Parco, Luigi Biondo, organizzata da MondoMostre per il Parco, si snoda in un percorso punteggiato dalle opere ed arricchito da una sezione curata dalle archeologhe Maria Cecilia Parra e Chiara Michelini, impegnate da anni nelle indagini archeologiche dei siti siciliani di Segesta e di Entella.
“Tutto lo slancio speculativo del pensiero umano, da Aristotele ad Hegel, è stato orientato verso lo studio del rapporto dell’uomo con la natura. Anche gli Elimi, il misterioso popolo che ha abitato il lembo più ad Occidente della Sicilia prima dell’arrivo dei Greci, non era sfuggito a queste regole di vita – spiega il direttore del Parco archeologico e co-curatore, Luigi Biondo – Abbiamo pensato di leggere la loro storia rendendo contemporaneo un brano della loro epopea ancora poco conosciuta. Ecco il pensiero fondante di Elyma, un progetto che esprime profonda simbiosi con la storia e natura di Segesta e con tutti i siti culturali collegati. Le installazioni di Gandolfo Gabriele David leggono l’apice del ciclo vegetativo di cessazione, la semina del frumento, richiamando il segreto dell’eterno ritorno e propongono, con la poesia dell’arte, la sovrapposizione di rinascita e morte nelle geometrie dell’universo”.
ELYMA è inserita nel Segesta Teatro Festival e fa parte della IV edizione di Neonorte, festival promosso dall’artista cilena Tere Chad, incentrato quest’anno sul simbolo della Chakana, o croce andina, simbolo della vita e dell’armonia cosmica, ponte che sintetizza la dualità cielo/terra, mondo superiore/mondo inferiore. Il festival Neonortesi terrà a settembre a Villa Giulia, a Palermo e coinvolgerà artisti, curatori, operatori culturali, scienziati e intellettuali che rifletteranno sul rapporto Nord-Sud declinandolo su varie suggestioni.
Il percorso di ELYMA avrà inizio dall’area a ridosso della Porta di Valle (l’ingresso al Parco) con una prima installazione vegetale. Si imboccherà l’antico sentiero che conduce al tempio dorico costellato da installazioni sonore che accompagnano l’ascesa. Il tempio diventerà altare e casa, sito e cuore degli interventi di Gandolfo Gabriele David; ospiterà una scultura-altare a gradoni dove si intrecciano archeologia e contemporaneità, innescando riflessioni sul senso del sacro e sul rapporto con la natura.
“Gli elementi simbolici dispiegati da ELYMA provengono da diverse culture, incrociano luoghi e civiltà ma appartengono ad un unico genere: l’umano. I simboli arrivano all’essenza dell’uomo, parlano una lingua comune, superano barriere spazio-temporali – scrive Lori Adragna nel suo testo curatoriale – ELYMA invita a riconsiderare il nostro rapporto con tutto ciò che ci circonda: ecosistemi formati da esseri viventi, animati e inanimati; riconoscere loro uno statuto e ribaltare una prospettiva antropocentrica di sfruttamento. ELYMA predispone a un nuovo sentire attraverso l’invito all’empatia, alla lentezza, alla meditazione”.
Elyma predispone a riconsiderare il mondo, rompendo il dualismo natura-cultura insito nella visione occidentale. Così la natura, non più “fondale” dell’agire umano, diventa luogo dell’interazione tra tutti gli esseri che abitano il pianeta.
– La prima installazione sarà disposta all’entrata del Parco archeologico, visivamente collegata al fronte del Tempio dorico; riprende nella forma una Chakana – la croce andina o croce del sud; i quattro quadranti compongono un giardino di essenze spontanee e piante a fioritura estiva pensate per attrarre insetti impollinatori, anello fondamentale del ciclo della vita; ma anche un ambiente meditativo che, in sinergia con il luogo, porta a una fruizione empatica, che coinvolge tutti i sensi. Sui vertici della Chakana sono collocati elementi metallici che appaiono come lance conficcate nel terreno e rimandano alle misteriose leggende degli Elimi. La narrazione vuole che questo popolo, in fuga da Troia, abbia scelto di esplorare nuove terre, fondando Segesta. Persa la carica bellica, le lance diventano elementi fitomorfi che giocano col vento e segnano il perimetro sacro.
– Inizierà poi il percorso che conduce al tempio. La salita è punteggiata da elementi sonori metallici che, come nell’antichità, accompagnano l’ascesa e ne sottolineano la dimensione sacrale. Gli elementi sono corredati da sonagli eolici che creano un ambiente sonoro le cui frequenze invitano a ritrovare il contatto con le energie del mondo e con il sacro dentro ognuno di noi.
– La terza opera, collocata all’interno dell’antico tempio – dove si entrerà di nuovo dopo quasi vent’anni. Finora il tempio era visibile solo dall’esterno – è costituita da un’installazione vegetale su una struttura metallica a base quadrata, le cui dimensioni sono il diametro di due colonne. La forma a gradoni rimanda sia al simbolo andino della Chakana, che allo Stupa (il monumento buddista dove si conservano le reliquie), che a are votive e costruzioni rituali di altre civiltà. Sul primo gradino prendono vita piante spontanee o a fioritura estiva pensate, come nell’installazione a valle, per attrarre insetti impollinatori. Sul secondo, una vasca contiene piante filtranti in grado di purificare ambienti acquatici degradati. La parte sommitale è destinata alla coltivazione di grani antichi di varietà locale che richiamano alla salvaguardia della biodiversità. L’installazione, pensata come un’offerta propiziatrice, celebra l’unione dell’umanità e di tutte le specie.
ELYMA vedrà, nel corso delle settimane, gli abitanti della vicina Calatafimi Segesta protagonisti di performance che rinsaldano i lavori di Gandolfo Gabriele David legati al pane e alle formule rituali.
Nelle sale dell’Antiquarium del Parco archeologico saranno invece esposti preziosi reperti collegati al tema del grano e a testimonianze riconducibili all’antica area di Segesta. Una sezione è intitolata “Entella. Il grano di Demetra, il grano per la città”, a cura di Maria Cecilia Parra e Chiara Michelini della Scuola Normale Superiore di Pisa e presenta reperti provenienti dal deposito votivo di fondazione del granaio scoperto nel Thesmophorion (area sacra di Demetra) urbano di Entella. Note a margine e spiegazioni permetteranno di creare un dialogo con le installazioni presenti nel Parco e con le opere di Gandolfo Gabriele David, del ciclo La Casa del pane. Si tratta di un progetto partecipativo e itinerante incentrato su laboratori di panificazione, che si ispira alle suggestioni antropologiche degli ex voto di pane e ai riti collegati. Saranno esposti video e documentazioni fotografiche de La Casa del pane che, nelle sue innumerevoli versioni, ha attivato riflessioni sul tema dell’ospitalità e dell’accoglienza riuscendo ad avvicinare persone, luoghi e comunità differenti.
BIOGRAFIA
Gandolfo Gabriele David, artista visivo e performer, lavora tra Palermo e San Sebastián (Spagna). Nella sua ricerca indaga ed elabora tematiche ecologiche e sociali attraverso una pratica artistica multidisciplinare che include installazioni di Land art e performance. Le sue opere spesso prevedono il coinvolgimento del pubblico e si confrontano col patrimonio materiale e immateriale delle comunità e dei territori in cui interviene. Le esperienze di comunità alimentano e ispirano un’ampia produzione di disegni e dipinti, come il ciclo di opere “Reti di Terra”, a cui l’artista giunge attraverso performance partecipative.
Nel corso degli anni ha esposto in vari musei, fondazioni ed eventi internazionali tra cui: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Mucem Marsiglia, Fondation Iméra – Université Aix-Marseille, Centre d’Art Montreuil, Museo del Tessile di Prato, Mana Contemporary, Myymälä2-Helsinki, Biennale Manifesta 12 e 13, BAM – Biennale Arcipelago Mediterrano, Transeuropa Festival, Iperfestival Roma, Parco archeologico di Selinunte, CRAC Occitanie, Festival Sete Palermo, Istituto Italiano di Cultura Melbourne, Reial Cercle Artístic de Barcelona.