Le musiche del Mediterraneo, da costa a costa, senza divisioni, steccati, generi. Il Parco di Selinunte le ha fatte proprie e le ha scelte per annunciare una nuova alba. Ieri mattina (domenica) alle 5 il pubblico è entrato in un Parco ancora silente, illuminato solo dalle stelle: guidato da un archeologo ha raggiunto il tempio E dove Douì, agrigentino di origine e parigino per scelta, ha proposto pezzi
cantautorali, leggeri, un po’ la Vanoni e un po’ Edith Piaf; poi l’archeologo ha ripreso per mano il gruppo e lo ha condotto alla seconda stazione, le rovine del Tempio G, dove attendeva gli spettatori Chris Obehi: il giovane nigeriano – che dopo essere fuggito da Boko Haram, si è costruito una nuova vita a Palermo – ha presentato suoi pezzi molto amati, e un piccolo cameo su Rosa Balistreri, accompagnato da quella tempesta di percussioni che è il mauriziano Yannick Tiolo. Infine, l’affaccio sull’acropoli di Selinunte: un’emozione che si raggiunge all’alba, quando il sole che nasce tinge tutto di rosso. Alla sua consolle, la sacerdotessa Bluemarina intesse un miscuglio inestricabile di suoni elettronici e influenze etniche, sonorità dalla natura, dalla terra e dal mare, qualcosa di nuovo pensato solo per il sito archeologico che la abbraccia con la sua enorme, naturale bellezza. Ha chiuso ogni visita, una poesia di Kavafis, “Itaca”: … Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta …
“Le albe rappresentano un momento magico: i templi cambiano colore al sorgere del sole. Va visto almeno una volta della vita” dice il direttore del Parco di Selinunte, Felice Crescente. Il format dell’alba è stato ideato da CoopCulture che lo ha già sperimentato con successo in questi anni. “Abbiamo voluto dedicare questa musica universale al Mediterraneo, che unisce e non divide, mai” spiega Letizia Casuccio, direttore generale di CoopCulture.
L’alba che abbraccia il Mediterraneo si replicherà domenica prossima (27 agosto).
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