Si racconta uno tra i più importanti imprenditori vinicoli italiani
Classe 1928, marsalese doc, il dottor Romano Pietro Alagna è un’eccellenza siciliana che si distingue nel panorama vinicolo. È presidente onorario delle Cantine storiche Pellegrino, una delle più importanti industrie enologiche italiane, fondate dal notaio e viticoltore Paolo Pellegrino nel 1880, venti anni dopo lo sbarco di Garibaldi nella città lilibetana. Come i grandi personaggi di un tempo non ha dato impulso solo alla “sua” azienda, ma ha saputo dare uno scossone per svegliare coscienze sopite, per dare un volto nuovo alla città guardando e valorizzando il suo grande passato. È un generoso mecenate che ha finanziato la Cultura, ha contributo al recupero della Nave Punica scoperta dalla grande archeologa Miss Honor Forst. E se dal 1978 questo relitto fa bella mostra di sé nel Baglio Anselmi, attirando turisti da tutto il mondo, il merito è suo e delle cantine Pellegrino. È una persona speciale, di grande fede, saggezza, equilibrio e intuito che ti fa sentire davvero orgoglioso di essere marsalese.
Nelle splendide Cantine si possono ammirare due vecchi silos degli anni cinquanta trasformati in un moderno edificio per le degustazioni dei loro ottimi vini. È possibile consultare l’Archivio Ingham-Whitaker, racchiuso all’interno di 110 volumi contenenti la corrispondenza commerciale che consente di ricostruire le rotte e le storie degli scambi commerciali tra la Sicilia e il resto del modo occidentale del XIX secolo. Le Cantine ospitano una preziosa collezione di carretti siciliani. Al loro interno è inoltre possibile ammirare il calco della nave punica di Mothia.
In questi giorni ha festeggiato con la moglie Agata Trapani 70 anni di matrimonio. Lo abbiamo intervistato.
Dottore Pietro Alagna, i nostri migliori auguri a lei e a sua moglie. Un traguardo che sa di guinnes dei primati considerati i tempi che viviamo…Come avete fatto? Qual è il segreto?
Sorride… È capitato così… è la volontà del Signore che ci aiuta.
Parliamo un pò di questa lunga storia d’amore. Lei aveva 22 anni e sua moglie era diciottenne quando vi siete sposati nel 1951. Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti nel 1949 a Marsala grazie alle nostre famiglie che si frequentavano. Così ho visto lei, la mia futura moglie.
Siamo nel periodo del dopoguerra. Lei era figlio unico, orfano di padre.
Sì esattamente. Durante i tre anni di fidanzamento mi sono laureato in Agraria e ho voluto accelerare i tempi, come in effetti ho fatto: nel ‘50 mi sono laureato, nel ‘51 mi sono sposato, nel ‘52 è nata mia figlia Angela che porta il nome di mia madre, poi sono nate tre figlie: Clorinda che porta il nome della nonna materna, Carola e Paola.
Le manca un figlio maschio?
Ci ho pensato… non c’è dubbio, ma alla fine non ho avuto problemi perché le mie figlie sono state tutte brave e non mi sono mai mancati conforto, apporto, sostegno, amore. Certo se avessi avuto un maschio qualcosa sarebbe cambiata, ma non tanto.
Cosa l’ha fatto innamorare di sua moglie?
Un complesso di cose. Non credo ci sia una sola cosa a determinare una scelta così importante. Innamorarsi di un solo aspetto non basta… è un pò difficile…. Io non ho avuto altre fidanzate, altre storie. Lei è stato il mio unico amore. Quando ho deciso questa è mia moglie, così è stato.
I nipoti sono 8. I pronipoti 5 e uno in arrivo. Qual è il segreto di questa unione così solida?
Un buon carattere. Sono cose normali che se non ci sono rendono la vita difficile.
Come avete vissuto questo terribile momento della pandemia? Molti hanno scoperto la famiglia, altri invece si sono infragiliti. Lo stare in casa non può durare molto.
Siamo stati a casa. Le mie figlie, i nipoti sono stati tranquilli… tutti hanno fatto buon viso a cattivo gioco e sono rimasti al loro posto.
Lei è un imprenditore di grande successo, un grande siciliano. Quanto è stata importante la presenza di sua moglie?
Lei si è dedicata alla famiglia, è stata dama di carità. Nell’ambito dell’azienda mia moglie ha fatto poco nel senso materiale, ma molto nel senso morale. Quando un uomo lavora e sa che la moglie è tranquilla a casa a seguire i figli è sempre una buona cosa. Lei si è dedicata alle figlie, alla famiglia, trasmettendomi serenità ed è un grande punto di riferimento per tutti noi.
Della sua famiglia suo genero Massimo Bellina da tanto tempo si occupa di marketing all’estero per le Cantine Pellegrino. Ci sono anche sua figlia Paola e la nipote Mariachiara Bellina.
Sì, mia figlia Paola che mi ha sostituito ha un ruolo importante.
Lei ha conosciuto la Regina Elisabetta.
L’ho conosciuta a Palermo in un grande evento a Palazzo Reale.
Lei ha avuto una onorificenza proprio da Sua Maestà la Regina.
Sì, ho avuto questa onorificenza per il mio impegno nel recupero della Nave Punica.
Ci racconti cosa accadde dopo la scoperta del prezioso relitto che fu “accolto” nelle Cantine Pellegrino. Come intervenne per salvarlo?
La Nave Punica è stata recuperata gradualmente, un pezzo per volta dal fondo del mare. Il legno, essendo vissuto migliaia di anni in acqua, è stato trattato con grande delicatezza e accortezza. Tutto è stato fatto con scienziati che hanno sperimentato con noi come procedere per conservarla, per salvarla. Come Cantine Pellegrino, all’epoca amministrata da me e dal Cav. Nitto Tumbarello, abbiamo realizzato il primo laboratorio in Italia per interventi di questo tipo. Abbiamo patrocinato l’organizzazione del recupero della nave punica curando il trattamento chimico per la conservazione della stessa. Un lavoro che ha suscitato la curiosità e l’attenzione di studiosi dell’Istituto Nazionale di Roma venuti appositamente a Marsala. È un caso unico che la Sovrintendenza affidasse ad un privato il recupero del relitto di quel gioiello!
Nelle storiche cantine Pellegrino, da sempre, lavorano marsalesi.
Ci sono anche elementi del nord Italia come il direttore commerciale e siciliani, ma in massima parte sono marsalesi.
La Pellegrino vive da ben 141 anni. Come siete riusciti a raggiungere questo ambizioso traguardo?
Segreti veri e propri non ce ne sono. È stata realizzata da una famiglia che ha formato il personale: non tutti erano specializzati.
Quindi una grande azienda che ha fatto scuola di formazione.
È riuscita a organizzare tutto un personale molto legato all’ azienda e questo ci fa veramente onore e piacere. Quando si vanno creando difficoltà si superano insieme.
Parlando delle Cantine Pellegrino a cui lei ha dedicato tutta la sua vita e tutte le sue energie con grande spirito di abnegazione, ma anche con grande lungimiranza e passione, le chiedo qual è stato il momento più difficile, più triste?
E’ stata la prematura scomparsa di mio zio Paolo Pellegrino. Quando ho perduto mio padre avevo 12 anni, ero figlio unico e rimasi con mia madre figlia di notaio, donna di grande carattere, di grandi principi morali. Quando ho perduto mio zio ero adulto. Tutto ciò mi ha profondamente colpito.
Qual è il momento più bello che ricorda delle Cantine Pellegrino. Qual è il vino, l’etichetta a cui è più legato?
E’ difficile dirlo… ce ne sono stati tanti. Certo il vino Marsala è stato il nostro punto di partenza e rimane tuttora una voce importante del nostro fatturato.
Lei è molto legato a Mozia e alla Laguna dello Stagnone di Marsala. Ricordo che ne parlammo… Cosa bisogna fare per salvarlo?
L’unica via è farlo ritornare com’era prima. Bisogna intervenire subito per ossigenarlo. L’hanno detto tutti, siamo tutti d’accordo che questa è la soluzione giusta: c’è uno studio attentissimo sull’ossigenazione dello Stagnone, solo che si parla… Ma quando incominciano i lavori? Il fatto è che il disastro delle saline e dell’isola Lunga risale a molto tempo fa, ma c’è la possibilità di farlo rivivere, basta solo volerlo. Oggi soprattutto, esistono mezzi moderni ed efficaci senza ricorrere a spese pazze. Basta vedere la carta nautica del ‘700, c’erano tanti isolotti. Ripristinare una parte di questi isolotti è di vitale importanza.
Secondo lei come può rialzarsi questa città?
Di politica ne capisco poco… forse è stata una mia deficienza comunque se si unissero persone oneste e se amministrassero con senso del dovere nell’interesse della città, le cose andrebbero meglio.
Abbiamo iniziato con l’amore e concludiamo con questa domanda: Cos’è per lei l’amore?
Sorride… L’amore è Dio, è Gesù Cristo che ha rinnovato l’amore per l’Umanità. Ritorniamo all’amore e tutto sarà migliore!
C’è una canzone che suggella la sua storia d’amore, la sua unione con sua moglie Agata?
Mah…non saprei…diciamo che un po’ di romanticismo ci commuove, pertanto, dirne una è difficile. Le dico però che ieri sera ho riascoltato la quarta di Brahms che era qualcosa di paradisiaco… Che vuole che le dica…
Un sogno. Un sogno nel cassetto che riguarda la sua famiglia, la sua azienda…
Un sogno che riguarda tutti! Che possiamo vivere meglio nella nostra amata città di Marsala dove siamo nati e cresciuti. E’ una bella cosa! Insomma speriamo bene. Io sono fiducioso che alla fine ritorneremo ad avere quei personaggi come quelli di un tempo che hanno fatto la storia di Marsala.
Rosa Rubino