Minneapolis, protesta per la tragica morte di George Floyd. Il suo grido di disperazione: “Non riesco a respirare. Non uccidermi”

Minneapolis, protesta per la tragica morte di George Floyd. Il suo grido di disperazione: “Non riesco a respirare. Non uccidermi”

Minneapolis è una città difficile, non nuova a fenomeni di conflitti sociali e di tensioni fra le diverse comunità che la popolano. Si trova nel Minnesota, confina con il Canada e ha circa 400.000 abitanti, più o meno come Bologna o come
Firenze. Non si tratta, dunque, tecnicamente, di una metropoli.Tuttavia, soprattutto dopo la Grande Depressione del 1929, non sono mancati attacchi da parte del crimine organizzato, fenomeni di corruzione, di discriminazione, di razzismo e di violenza. Minneapolis è arrivata anche a superare il tasso di ‘criminalità per abitante’ di New York. Diversi, nei decenni, gli interventi da parte dei politici, i programmi rieducativi e culturali per contrastare le tensioni sociali e la violenza. Tutto il mondo è paese, si dirà.
E tuttavia l’ultimo episodio di cronaca che ha riguardato la morte dell’afroamericano George Floyd non riesce ad allontanarsi dallo sguardo del mondo. “Non riesco a respirare, non riesco a respirare. Non uccidermi”: questo grido di disperazione uscito dalla bocca di George Loyd mentre il ginocchio di uno dei quattro poliziotti intervenuti per arrestarlo premeva sul suo collo, continua a risuonare nella mente di tutti. George Floyd, la sera del 25 maggio, era stato fermato perché “appariva sotto gli effetti di droga” e, secondo gli agenti, avrebbe opposto resistenza all’arresto. Le indagini sono in corso, perché poco dopo l’intervento della Polizia, Loyd è morto per quello che è stato definito ‘un incidente medico’.
Immediata la reazione del Sindaco di Minneapolis, Jacob Frey, del Vicepresidente del Consiglio di Minneapolis Andrea Jenkins, della Portavoce della Camera Nancy Pelosi, del Governatore del Minnesota Tim Walz e di tutta l’opinione
pubblica internazionale.
I 4 agenti sono stati licenziati, la giustizia farà il suo corso. Ma ciò che è accaduto rimane scolpito nella memoria del mondo intero. Intanto la violenza, come sempre accade, produce altra violenza. Le proteste sono divampate in
moltissime città statunitensi. E l’Ansa ha appena battuto la notizia di altre morti avvenute durante le manifestazioni di solidarietà alla comunità nera di Minneapolis. Un uomo è stato ucciso a Louisville dopo che la polizia e la Guardia
Nazionale del Kentucky hanno “risposto al fuoco” per disperdere la folla. “Il capo della Polizia di Louisville, Steve Conrad, riferisce la nota Ansa – non chiarisce chi abbia sparato il colpo fatale. Le autorità non hanno per ora rilasciato neanche informazioni sulla vittima. Altre due persone sono state uccise e un agente è rimasto ferito in una sparatoria a Davenport, Iowa, nel corso delle proteste. Il capo della polizia locale, Paul Sikorski, ha riferito in una conferenza stampa che tre agenti hanno subito un agguato mentre erano in pattugliamento e che vari colpi d’arma da fuoco hanno colpito la loro auto. Uno di loro, che tuttavia non è in pericolo di vita, è rimasto ferito. La polizia ha poi arrestato diverse persone che fuggivano dalla scena a bordo di un’auto”.
Ecco, questa continua a essere la cronaca. Una scia di sangue che non accenna ad interrompersi e che non smette di interpellare le coscienze.

F.S.