Un 2 giugno diverso, che non si riesce a chiamare ‘festa’, perché nonostante la ripresa delle attività, l’atmosfera rimane incerta, sospesa fra il dolore di una tragedia inattesa e la speranza che si accompagna a un nuovo inizio.
Un concerto dalle note profonde, intense, solenni, dedicato alle vittime, a chi non c’è più, a chi è morto solo: è quello che si è svolto oggi nei Giardini del Quirinale, nella dolcezza e nella bellezza di un vibrante tramonto romano, anch’esso
diverso dal solito.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ringraziato l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal Maestro Daniele Gatti. Poi ha ricordato quel 2 giugno del 1946 in cui furono superate tutte le contrapposizioni in nome di
uno ‘spirito costituente’ da cui nacque la Repubblica. “Questa sostanziale unità morale è stata il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. – ha affermato Mattarella – E’ quel che ci fa riconoscere, ancora oggi,
legati da un comune destino. Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e
abitudini consolidate. Ha costretto a interrompere relazioni sociali, a chiudere le scuole. Ha messo a rischio tanti progetti di vita e di lavoro. Ha posto a durissima prova la struttura produttiva del nostro Paese”.
Il Presidente della Repubblica non si è concesso a facili ottimismi. “Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. – ha affermato – La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare. E la prudenza per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente. Serviranno tempestività e lungimiranza. Per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare
investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che permettano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese”.
Un Paese profondamente ferito, eppure ancora forte, capace di reagire proprio come fece settant’anni fa. “Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. – ha sottolineato il
Presidente Mattarella – Abbiamo riscoperto, in tante occasioni, giorno per giorno, doti che, a taluno, sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo. Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto
della Repubblica”.
Poi di nuovo i tanti, tantissimi grazie rivolti dal Presidente della Repubblica agli operatori della sanità e dei servizi essenziali, ai docenti, agli imprenditori, alle donne e agli uomini delle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile, ai
volontari. E un appello alla responsabilità perché “c’è qualcosa che viene prima della politica e segna il suo limite: – ha ricordato Sergio Mattarella – l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”.
“Siamo chiamati a scelte impegnative. Non siamo soli. L’Italia non è sola in questa difficile risalita. – ha sottolineato il Presidente della Repubblica – L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va
affermando, sempre più forte, la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun
Paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione Europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus”.
“Adesso dipende anche da noi: – ha affermato Mattarella – dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla capacità
che avremo di decisioni efficaci. Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà”.
“Domani mi recherò a Codogno, – ha concluso il Presidente della Repubblica – luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo, per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani,
che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione, la lotta contro il coronavirus.
Desidero ringraziarli tutti e ciascuno. L’Italia – in questa emergenza – ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese”.
F.S.