Liceo “Rosina Salvo” di Trapani, una scuola per la vita: Dal dire al fare

Liceo “Rosina Salvo” di Trapani, una scuola per la vita: Dal dire al fare

Storia e tradizione per un nuovo modello di sviluppo:
Guardarsi indietro per fondare un presente che guarda al futuro”

L’Istituto d’istruzione secondaria superiore “Rosina Salvo” di Trapani, nasce nel 1880 come Istituto Magistrale di Trapani, intitolato a Rosina Salvo. Sono in pochi a Trapani a conoscere la figura storica alla quale è intitolato l’istituto ed in effetti Rosina Salvo non ha mai avuto contatti diretti con la città di Trapani . La scuola porta il suo nome dagli anni ’20, su iniziativa dell’allora Provveditore Nino Pappalardo, perché nel corpo docenti vi erano alcuni parenti della Salvo. La scuola oggi comprende i seguenti indirizzi: il Liceo delle Scienze Umane, il liceo Artistico, il liceo Linguistico e il Liceo Economico Sociale.

Abbiamo invitato alcuni docenti del liceo “Rosina Salvo” a rispondere a delle domande per comprendere meglio la linea didattica adottata all’interno dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “ R. Salvo”:

– Perché è importante la scelta dell’indirizzo di studi della scuola secondaria di secondo grado?

Scegliere il percorso di studi più consono alle proprie inclinazioni e più aperto alle future prospettive di lavoro è una delle sfide più coinvolgenti ed avvincenti per un ragazzo di terza media. Perché? Ovviamente perché abbraccia più sfere, da quella personale, esperienziale, emotiva a quella interpersonale, progettuale, razionale fino a quella socio-culturale. Orientarsi equivale a trovare la giusta direzione. E’ un’assunzione di consapevolezza e di responsabilità per se stessi e per la società. Orientarsi è in definitiva un atto d’amore. Scegliere di studiare le lingue e le culture letterarie (da quella italiana a quella spagnola), navigando contestualmente nel mare della filosofia, dell’arte e della conoscenza multidisciplinare è il passaporto migliore, per esplorare il mondo con gli occhi dello stupore. Saper parlare bene tutte le lingue, anche quella del cuore, è la chiave d’accesso ad un nuovo umanesimo, quello che non lascia indietro nessuno, perché ciascuno ha un valore, non solo relativamente a qualcosa di specifico, ma soprattutto in senso assoluto, come persona, portatrice di diritti inalienabili e di progresso per lacollettività. (Prof.ssa Patrizia Giurleo, docente di Italiano)

Ha ancora senso nella società tecnologica il sapere umanistico?

La nostra scuola con i suoi quattro indirizzi, pur dando ampio spazio alla cultura scientifica, si connota prevalentemente come un liceo con un taglio prettamente umanistico. L’arte, le scienze sociali, le lingue sono il fulcro della formazione trasversale e disciplinare dei nostri allievi che, mentre acquisiscono competenze e un saper fare spendibile in contesti svariati dal lavoro allo studio universitario imparano anche “l’utilità dell’inutile”, secondo la prospettiva aristotelica, ripresa dal famoso saggio di N. Ordine. Nella nostra scuola, che ha un taglio molto legato alla contemporaneità, all’internazionalizzazione del sapere, non si è mai perso di vista il valore della classicità: nella filosofia, nell’arte, con lo studio del latino proposto nei bienni anche col metodo Ørberg. Due anni fa grande successo ha avuto la rappresentazione della “Medea” di Euripide, cui ha fatto seguito un viaggio a Siracusa del team che vi ha partecipato per assistere agli spettacoli classici. Sono stati svolti laboratori di scenografia, ricerche epigrafiche, il tutto senza perdere di vista il valore della tecnologia, perché oggi ogni ambito del sapere non può che essere ripensato alla luce della strumentazione attuale. (Prof. Salvatore Vultaggio, docente di Storia e Filosofia)

Come intendete la didattica digitale?

La storia della scuola è la storia dei mezzi che ogni epoca ha a disposizione per conservare e comunicare i saperi. Fare a meno di computer, connessioni, applicazioni e internet oggi sarebbe come se noi avessimo studiato senza penne, quaderni, libri, enciclopedie e lavagne.  Insomma la didattica digitale non è una opzione ma il naturale sviluppo del fare scuola. Come ieri ci hanno insegnato a tenere una penna e a selezionare le  informazioni su un libro, oggi noi insegniamo a gestire una app per la videoscrittura e a rintracciare informazioni attendibili in questa infinita e ricca biblioteca che chiamiamo Internet.  Come ha scritto Umberto Eco “l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti.” Certo, però, ogni nuovo mezzo impone un rinnovamento anche delle metodologie didattiche e degli strumenti di valutazione . E in questo rinnovamento siamo tutti impegnati .(Prof.ssa Sabrina Rocca, docente di Scienze Umane)

E la didattica Operativa?

Svolgo quella che viene definita una “didattica operativa” fondata sulla relazione o meglio sulla rete di relazioni che si intrecciano a scuola e ciò soprattutto perché a scuola si vive.  Un insegnamento che vortica sulla relazione implica il riconoscimento dello studente, al quale gli si dice costantemente: tu esisti, ti vedo, tu sei capace e competente.  Da anni pratico pertanto questa sorta di maieutica spiazzante, proprio perché penso che il docente dovrebbe aspirare a diventare un facilitatore, un catalizzatore nello sviluppo della personalità degli allievi. Il mio primo obiettivo è suscitare la motivazione all’apprendere, catturarne la curiosità, e in seguito architettare delle operazioni – cioè mediatori didattici anche dei più bizzarri –  complementari  e propedeutici alla lezione frontale.  Fare scuola significa, a mio avviso, viaggiare, andare lontano ed è  questo invito al viaggio che provo a offrire ai miei studenti . Essenziali a una siffatta didattica sono quelli che definisco “spiazzamenti cognitivi”, ovvero operazioni che destrutturano le aspettative dello studente incuriosendolo, perché alla fine insegnare non è dipingere un quadro nuovo su una tela vecchia, ma con-costruire conoscenze nuove in situazioni nuove. (Prof. Francesco Balò, docente di Scienze Umane)

Che valenza ha l’insegnamento della Storia dell’Arte in un Liceo?

L’insegnamento della Storia dell’Arte ha la medesima valenza di un viaggio, di un cammino fatto di scoperte, di luoghi, di storia e di persone.

E’ il viaggio del vedere, del riconoscere e del sentire perché, in fondo, ogni opera d’arte nasce dall’esigenza di espressione, nasce come denuncia o contemplazione, provocazione o appagamento, ma fondamentalmente è un esercizio di libertà.

I nostri ragazzi meritano di esplorare questo fascinoso mondo, meritano strumenti e mezzi per riconoscerlo affinché le loro menti possano arricchirsi di storia, di bellezza,di autonoma scelta interpretativa, di senso critico e di inattesi spazi emozionali. (Prof.ssa Francesca Scalisi, docente di Storia dell’arte)

Quale potrebbe essere un curriculum vincente per la scuola?

“Ritengo che un curriculum vincente per la scuola di oggi, oltre che fornire ai giovani studenti le conoscenze e le competenze tipiche delle diverse discipline di studio, dovrebbe tendere a sviluppare le cosiddette soft skills, cioè quelle abilità integrative di carattere trasversale che  riguardano lo stile comunicativo, la capacità di  collaborare, di provare empatia, di lavorare in team per trovare delle soluzioni condivise, integrando risorse logiche e creative.

Grazie allo sviluppo di queste competenze i nostri giovani saranno pronti ad affrontare le nuove sfide poste da una società in continua evoluzione e da un mondo del lavoro sempre più mutevole e complesso,  per   operare con successo  negli svariati contesti della vita personale e professionale  con modalità flessibili e collaborative. (Prof.ssa Enza Messina, docente di Diritto)

Conclude la prof.ssa Rosaria Bonfiglio, parlando di come il liceo “Rosina Salvo” attua il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) e i PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento – ex ASL): lo scopo del PCTO è quello di dare agli studenti la possibilità di sviluppare competenze interdisciplinari, a prescindere dal tipo di esperienza, affinché essi possano imparare a conoscersi, capire qual’è il ramo lavorativo più adatto alle loro attitudini e fare così una scelta più consapevole quando si tratterà di iniziare una carriera o scegliere l’università in cui continuare il percorso di studi. Svariati i percorsi esperienziali svolti in questi anni, dalla progettazione per il terzo settore dalla quale sono nati reali progetti in partenariato con altri enti, alla gestione d’impresa attraverso il Marketing e la Comunicazione, alla realizzazione di tantissimi eventi attraverso l’arte figurativa, la musica e la cinematografia.

Rispetto al PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) la scuola, grazie allo staff amministrativo, ha partecipato a diversi bandi, tra questi ricordiamo  la realizzazione di un ambiente di apprendimento collaborativo, laboratoriale, di sperimentazione nella logica Learning by doing. Uno spazio di apprendimento fisico e virtuale flessibile, adattabile, multifunzionale e mobile dove gli studenti possano osservare, sperimentare e verificare la realtà per dedurne la teoria, realizzare nuovi contenuti digitali stimolando la creatività: tutti gli stili di apprendimento sono coinvolti, in un processo di innovazione e inclusione. Tale ambiente di apprendimento sarà caratterizzato da una serie di strumenti  hardware e software, dedicati al coding, robotica, STEM, realtà virtuale, BYOD, tinkering, collaborazione, inclusione, creazione di contenuti. Il tutto supportato da arredi che stimolano l’apprendimento.