La scuola che verrà. Le linee guida del ministro Azzolina. Annunciate manifestazioni di protesta in oltre 60 città italiane

La scuola che verrà. Le linee guida del ministro Azzolina. Annunciate manifestazioni di protesta in oltre 60 città italiane

La scuola che verrà, dopo tanto attendere, è contenuta nelle ennesime Linee guida che stanno comparendo prima nei siti di settore, poi in quelli ‘mainstream’. Non ci è voluto molto perché le reazioni dei Sindacati e delle Associazioni
facessero pervenire le loro reazioni e i loro commenti. Sarebbe imbarazzante riferirli uno dopo l’altro perché chi crede ancora nella scuola come luogo sacro delle Istituzioni e della cultura soffre nel vederla così. Se ne potrebbe prendere
una fra le tante: “Non c’è nulla in queste Linee guida, – ha affermato Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale Gilda, dopo l’incontro con il Ministro – è un riepilogo sulla flessibilità e autonomia scolastica“.
Si tratta di una bozza, sarà perfezionata, sarà integrata, ma il succo è, ad oggi, – come del resto è stato finora – che dovranno fare tutto i Presidi con il loro Collegio Docenti: organizzare la didattica, decidere in che modo scaglionare
l’entrata degli allievi a scuola, suddividere gli studenti in diversi gruppi di studio, aggiungere eventualmente il sabato alla settimana scolastica, gestire autonomamente i tempi e gli spazi, assicurando il più rigoroso rispetto delle misure di sicurezza e di contenimento del virus, tenersi pronti a un’efficace integrazione fra ‘didattica in presenza’ e ‘didattica a
distanza’ (ma preferibilmente solo per gli allievi della Secondaria Superiore di secondo grado).
Da salutare con apprezzamento l’introduzione dell’Educazione Civica come materia di studio autonoma, con almeno 33 ore annuali e voto a sé. Se ne parla, del resto, da decenni e ben venga che si sia giunti a una formalizzazione normativa, sebbene questa disciplina sia da sempre all’interno dei curricula formativi come materia trasversale.
In sintesi, le lezioni in classe saranno organizzate per turni, bisognerà rispettare la distanza di almeno un metro tra uno studente e l’altro. Prevista la possibilità di dividere gli alunni, anche di diverse età, in gruppi di studio riguardanti una
materia specifica. Qualora gli spazi non siano sufficienti, gli Enti locali potranno mettere a disposizione ulteriori strutture (palestre, teatri, parchi, musei) e le Associazioni di volontariato che già operano in ambito scolastico potranno supportare gli insegnanti con “attività alternative o integrative alla didattica” o per “sorvegliare o vigilare gli alunni”, ossia per aiutarli
a rispettare le norme di contenimento del virus, tra cui l’obbligo della mascherina dai 6 anni in su.
In base alle esigenze di ogni singolo Istituto, i Presidi potranno decidere di richiedere insegnanti o personale in più. Una possibilità prevista, come si legge nel documento, solo per “specifiche situazioni”. In relazione a questo, il piano mette a
disposizione un miliardo di euro.
Per i bambini delle scuole per l’infanzia non è richiesta la mascherina. Gli educatori useranno le visiere in plexiglas.
Anche in questo caso: ingressi differenziati, dalle 7.30 alle 9, e divieto di portare oggetti o giocattoli da casa. Potranno
usufruire anche della mensa – discorso valido anche per gli Istituti di grado superiore in cui è prevista questa possibilità –
che dovrà essere erogata per turni. Se i locali dedicati non consentono di mantenere la distanza di sicurezza, è prevista
la distribuzione delle cosiddette ‘lunch box’ da consumare in classe.
Si attendono ulteriori sviluppi. Intanto, per oggi, sono previste manifestazioni di protesta in oltre 60 città italiane.
F.S.