Il primo cittadino-romanziere sta lavorando ad un nuovo legal-thriller ambientato tra uffici comunali, cantieri e Procure della Repubblica. In una città allo stremo per la mancanza d’acqua, il protagonista scopre che è lui stesso il bersaglio di una vile macchinazione politica
Nonostante le difficoltà, è stato un 2020 molto prolifico per il sindaco Alberto Di Girolamo che, oltre ad essere primo cittadino e stimato medico, non tutti sanno essere scrittore di romanzi legal-thriller di gran successo. L’autore – lo ha anticipato nei giorni scorsi sulle sue pagine social – sta lavorando alla terza opera di quest’anno, che dovrebbe intitolarsi “La Congiura dell’Acquedotto”.
Si tratta di un giallo di ispirazione autobiografica, ambientato in una città di provincia che da anni ha a che fare con misteriosi guasti alle condutture idriche che lasciano per giorni nella sete la popolazione, ormai allo stremo per le continue sofferenze.
La trama si dipana tra uffici comunali, cantieri, Procure della Repubblica e il gabinetto del sindaco, con un deciso cambio di passo nella narrazione che prende il via quando il personaggio principale inizia a sospettare che le cause delle continue interruzioni non sono legate alla fatiscenza della rete, né ad interessi particolari legati al mercato clandestino dell’acqua e neanche all’insipienza degli addetti ai lavori. Niente di tutto questo.
Il coup de théâtre irrompe sulla scena quando nel sindaco-detective che indaga sui continui e inspiegabili guasti inizia ad insinuarsi il dubbio che sia lui stesso l’obbiettivo dei vigliacchi sabotaggi, il bersaglio neanche troppo velato delle vili manomissioni.
Il fine indicibile dei congiurati? «Creare disagi alla collettività al fine di colpire noi amministratori, sia in termini economici ma ancor più d’immagine, visto l’impatto negativo che l’assenza dell’acqua in tantissime abitazioni viene a creare, soprattutto nel periodo estivo», si legge in un passaggio de “La Congiura dell’Acquedotto”, di cui un piccolo estratto è stato pubblicato dal Di Girolamo su Facebook.
Una giravolta narrativa di estrema maestria, degna dei migliori autori di genere di sempre. La curiosità tra gli estimatori è altissima intorno al finale. Si scoprirà chi sono i colpevoli della subdola macchinazione a fini politici ai danni del primo cittadino, oppure la sconosciuta mano che trama nell’ombra rimarrà tale come nelle ultime opere del sindaco-romanziere?
E’ questo infatti un vezzo stilistico a cui il Di Girolamo ricorre spesso: terminano così anche i fortunati “Razzismo a Carnevale” ed il sequel “L’Antico Mercato degli Schiavisti”, in cui un giovane e coraggioso immigrato africano accusa pubblicamente di razzismo alcuni concessionari del Comune, che dunque vengono accusati dallo stesso Comune di razzismo, ma è lo stesso Comune che alla fine scopre che non c’è stato nessun episodio di razzismo, ma cerca in tutti i modi di evitare che si scopra l’inconsistenza delle accuse del giovane agitatore per non coprirsi di ridicolo.
Il colpevole che non si trova mai, l’espediente narrativo comune a tutte le storie dell’autore, sarà anche questa volta l’epilogo dell’ultima fatica del romanziere con la fascia tricolore?
Daniele Pizzo