La notizia dell’eventuale spostamento della Statua più rappresentativa di Marsala ha coalizzato pressoché tutti gli organi di stampa e la cittadinanza più attenta al patrimonio culturale della nostra città. Ma il pericolo ancora non è scampato, nonostante le rassicurazioni dell’Assessore Regionale Alberto Samonà
Ancora qualche considerazione sul Giovinetto.
Alberto Samonà – e lo diciamo perché ne abbiamo cognizione di prima mano – è persona culturalmente attrezzatissima, che lo rende oltremodo sensibile alle esigenze dei beni culturali siciliani. Questo è dimostrato da una frase da lui detta e da scrivere sui muri, come ai tempi di “Viva V.E.R.D.I.”: “Il Giovinetto è Mozia” (e dunque, per proprietà transitiva, è anche Marsala).
Quel che sembra una sviolinata adesso si scontra con una serie di obiezioni che noi, in quanto marsalesi, abbiamo il dovere categorico di sollevare senza guardare in faccia a nessuno.
Con un post su Facebook, il Sindaco Massimo Grillo ha riferito l’esito di un confronto con l’Assessore: “Che questo prestito si trasformi in uno scippo non ha voluto nemmeno parlarne”. Come a dire: non esiste che la Statua rimanga a Palermo.
Il problema, però, è che i desideri non cambiano le cose. Se la statua è fragile, nessuno – nemmeno il più volitivo dei politici – si assumerà il rischio di frantumarla. Questo impegno, poi, non può basarsi su una semplice dichiarazione d’intenti; per quanto bello e commovente, ogni impegno presuppone una responsabilità. Può questa responsabilità essere solo politica, da far valere dentro la cabina elettorale? Con tutto il rispetto per l’Assessore: la risposta, per noi, è no. Da cosa è garantito questo “impegno”? Che scadenza ha questo impegno? E’ procrastinabile questo impegno? In assenza di risposte precise e di conseguenze concrete in caso di inadempimento, l’impegno si riduce a mero auspicio.
Occorre poi approfondire altri aspetti che meritano attenzione, e riguardano gli argomenti a favore dello spostamento.
Innanzi tutto, si dice: “Ma il Giovinetto s’è sempre spostato”. Verissimo, aggiungiamo noi, e ha anche fatto una trasvolata atlantica. Ma chiediamo: che cosa ne è tornato per Marsala? Sfidiamo chiunque a dimostrare un ritorno economico certo, concreto e documentabile derivante da questi spostamenti. La risposta è: nessuno. L’unica cosa buona, come conseguenza di un prestito, è il basamento antisismico speciale che il Paul Getty Museum ha dato in dotazione per la statua. Ma il Paul Getty è il Paul Getty, il Salinas di Palermo in confronto (e con tutto il campanilismo possibile e immaginabile per la nostra terra) è appena il suo sgabuzzino. Di certo, invece, c’è che ogni spostamento ha provocato una alterazione – in peggio – del marmo. Ora, scusateci davvero, ma vogliamo rischiare ulteriori danneggiamenti per prendere questo benedetto Pupo e portarlo ad… appena 100 chilometri da Marsala? E per quattro mesi? In piena quarta ondata? Ma abbiamo perso il lume della ragione o cosa? Ah, a proposito: nel 2014 hanno fatto i conti dei viaggi del Giovinetto. Risultato d’esercizio? Una perdita di 200.000 euro in ragione d’anno. E certo, se il Giovinetto non c’è, che senso ha per un turista andare a Mozia (e dunque a Marsala)?
In secondo luogo, si dice: “Ma i grandi musei scambiano continuamente opere d’arte”. Verissimo. Vadano a chiedere a Louvre, in prestito, la Nike di Samotracia e vedete les pernacchies che si innalzeranno da Rue de Rivoli. Il Louvre presta, sì, ma cosa? Uno dei milioni di milioni di manufatti conservati negli scantinati. I pezzi forti, da lì, non escono manco a cannonate.
Ripetiamo ancora una volta: lo spostamento del Giovinetto è questione innanzi tutto amministrativa, e come tale è sottoposta a procedure istruttorie che servono a valutare pro e contro dei provvedimenti. Se, putacaso, tra dicembre 2021 e marzo 2022, dovesse in qualche modo uscire una perizia, una consulenza, una expertise, una relazione il cui sunto è “la statua rischia di collassare se mossa ancora una volta”, allora potete metterci la mano sul fuoco che non ci sarà nessun funzionario o dirigente disposto ad assumersi il rischio di imporre il ritorno del Giovinetto a Mozia. Prevale, infatti, il principio di precauzione. Risultato: il Giovinetto rimane a Palermo.
Lo spostamento del Giovinetto è anche questione politica: gli apparati amministrativi regionali – pur se autonomi rispetto a quelli politici – devono comunque sottostare all’indirizzo tracciato dagli eletti. Devono essere i nostri politici, votati per tutelare senza se e senza ma gli interessi della nostra comunità, a far valere il proprio peso e il proprio potere davanti ai gangli regionali.
Ma è bene che si tenga a mente quel che l’esperienza insegna: i fratelli eredi si scannano per l’eredità, ma poi fanno quadrato di fronte ai creditori del morto. Di fronte ad un provvedimento che – benedetto il cielo, è palese – rischia di depauperare il patrimonio della nostra città, antipatie e inimicizie si sospendono e si va avanti.
Il Giovinetto non si tocca.