Parlano i rappresentanti della Fatima srl, la ditta che sta costruendo in Via Garraffa una palazzina a tre piani da adibire a struttura ricettiva, ormai nota a tutti come “il palazzaccio”. Sita di fronte all’area archeologica di San Gerolamo ed adiacente alla parete laterale dell’Auditorium Santa Cecilia, la costruzione ha attirato l’attenzione di molti per il suo carattere prettamente moderno, i colori scuri e di forte impatto. Come per ogni nuova opera, c’è chi ha apprezzato la novità e c’è chi ha sollevato perplessità, legate più al contesto in cui essa si inserisce che alla realizzazione in sé.
Dopo più di un mese di dibattito mediatico sull’opportunità o meno delle scelte architettoniche adottate, ha fatto scalpore l’ingiunzione di demolizione notificata alla ditta lo scorso 30 marzo da parte del Comune di Marsala con un’ordinanza che parla di “opere abusivamente realizzate”.
A seguito di ciò, la Fatima srl, attraverso il proprio legale avv. Salvatore Giacalone, ha chiamato a raccolta la stampa con l’obiettivo di chiarire pubblicamente la propria posizione ripercorrendo, fin dalle prime battute, l’iter che ha portato alla situazione attuale.
All’incontro con la stampa, erano presenti, oltre all’avv. Giacalone, sia il committente che uno dei progettisti, l’arch. Andrea Pellegrino. Per Giacalone, l’ingiunzione comunale non aveva motivo di essere emanata, a maggior ragione nei tempi in cui ciò è stato fatto, e per il fatto che non produrrà nessun effetto. Da quanto riferito da Giacalone, l’ordinanza viene infatti sospesa nel momento in cui la ditta presenta, come ha fatto, una richiesta di accertamento di conformità.
La vicenda ha inizio nel 2017 quando il Comune di Marsala approva una prima versione del progetto di realizzazione della struttura, subordinando però tale approvazione alla realizzazione dei saggi di scavo da svolgere sotto la supervisione del personale tecnico della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Trapani, proprio in considerazione del luogo particolare in cui si doveva realizzare la costruzione, nei pressi di un’area archeologica.
“Il Comune ci ha chiesto il parere della Sovrintendenza per gli scavi ma non per la compatibilità paesaggistica” – ha sottolineato l’avv. Giacalone che aggiunge: “Non è il privato a stabilire se serve il nulla osta paesaggistico ma dev’essere l’Ente che esamina la pratica. Se avessero richiesto il parere della Sovrintendenza, lo avremmo acquisito così come è stato fatto per gli scavi. Se, in quel caso, la Sovrintendenza avesse chiesto qualche modifica, sarebbe stata apportata e oggi non ci sarebbero questi problemi. Il Comune invece allora non ha ritenuto che quest’opera dovesse essere assoggettabile a vincolo paesaggistico”.
Il 31 ottobre 2018 la Fatima srl comunica così l’inizio dei lavori. Il Comune di Marsala avrebbe poi emesso una diffida con la quale richiedeva un’integrazione documentale. Ciò non presenta difficoltà e il 5 marzo 2019 la ditta comunica la ripresa dei lavori. In corso d’opera, il committente acquista però un piccolo locale attiguo, di circa 11 mq, e decide di presentare una variante al Comune per inglobare nel progetto il nuovo spazio. La richiesta di variante viene presentata nel giugno del 2019 ed, oltre all’aggiunta del nuovo spazio, apporta una variazione al prospetto.
La risposta del Comune di Marsala però non è mai arrivata. A questo punto, come ammette l’avvocato Giacalone, la ditta ha commesso un errore: quello che Giacalone ha definito un “peccato veniale” perché decide di procedere con i lavori pur in assenza del via libera del Comune.
“Avremmo dovuto aspettare – dice, con il senno di poi, l’avvocato Giacalone che però evidenzia altresì come sia complesso, anche in termini economici, tenere un’impresa e un cantiere sospesi a lungo in attesa di un responso. “L’impresa ha deciso di procedere con i lavori senza il permesso del Comune ma lo ha fatto in conformità al progetto” – si difende oggi la proprietà. Il silenzio del Comune si protrae fino allo scorso febbraio. Nel frattempo, sul palazzo si accendono anche le luci dei riflettori. Perché la stampa locale e i cittadini, complici anche i social, cominciano a discutere di quella nuova costruzione dalle linee moderne, dal colore forte.
L’8 febbraio, il Comando di Polizia Municipale di Marsala sospende i lavori e il 26 marzo scorso il Comune presenta all’impresa una comunicazione di avvio del procedimento. E’ quella che l’avv. Giacalone definisce “una grande conquista di civiltà giuridica” ovvero quell’atto che garantisce a chiunque sia destinatario di un procedimento, di esserne messo a conoscenza in anticipo in modo da presentare le proprie osservazioni.
La legge concede 10 giorni all’interessato per produrre la documentazione che ritiene necessaria a propria difesa. La Fatima Srl decide di sfruttare questo tempo per andare dritta alla risoluzione del problema presentando una richiesta di accertamento di conformità: uno strumento con il quale si chiede al Comune di rilasciare un permesso in sanatoria, possibile nei casi, come quello in oggetto, in cui non esiste titolo edilizio ma le opere sono state realizzate in conformità allo strumento urbanistico.
Ma, nei giorni in cui la Fatima srl prepara la richiesta di accertamento di conformità, si vede recapitare l’ingiunzione di demolizione che contesta la validità del titolo edilizio e chiede il ripristino dello stato dei luoghi originari.
La proprietà oggi si mostra basita. “Il provvedimento non avrà effetti – spiega l’avv. Giacalone – poiché viene sospeso dalla richiesta di accertamento di conformità che abbiamo presentato il 1 aprile scorso ma l’amministrazione non può tendere trappole. Avevamo 10 giorni di tempo e dopo 4 giorni dalla comunicazione di avvio del procedimento è arrivata questa ordinanza”.
Adesso la Fatima srl attende la risposta del Comune che, entro 60 giorni, deve esprimersi sulla richiesta di accertamento di conformità. L’amministrazione, a questo punto, potrebbe richiedere la valutazione paesaggistica da parte della Sovrintendenza. “E’ l’Ente Comune che deve trasmettere gli atti alla Sovrintendenza. Voi capite – aggiunge ancora Giacalone – che sarebbe stato meglio per la Fatima srl che questa richiesta fosse stata fatta all’inizio. L’impresa è vittima della mancata originaria acquisizione del parere paesaggistico. Se questo scenario ora si dovesse verificare e la Sovrintendenza chiedesse delle modifiche, obbediremo alle eventuali prescrizioni e, a quel punto, tutto sarà concluso.” – chiarisce l’avv. Giacalone.
“In merito al prospetto – aggiunge l’arch. Pellegrino – abbiamo mantenuto i caratteri salienti di quello originario: le lesene, l’allineamento degli infissi, i marcapiani. Ed abbiamo preferito fare delle loggette interne piuttosto che balconi per non invadere lo spazio esterno”.
Antonella Genna