Il consigliere Cavasino:” Conferiamo la cittadinanza onoraria a Giovanni Falcone”

Riceviamo e pubblichiamo

Egregio Direttore,
ieri, 19 gennaio 2022, Paolo Borsellino avrebbe compiuto 82 anni e la ricorrenza ha suscitato in me le
seguenti riflessioni che Le chiedo cortesemente di pubblicare sul suo giornale.
Quest’anno ricorre il trentennale delle stragi di Capaci (23 maggio 1992) e di Via D’Amelio (19
luglio 1992) in cui persero la vita, trucidati dalla brutale violenza mafiosa, nella prima i giudici Giovanni
Falcone e Francesca Morvillo, sua moglie, e nella seconda Paolo Borsellino; gli orribili attentati costarono
la vita anche ai valorosi agenti delle loro rispettive scorte (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio
Montinaro; Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).
Trent’anni fa la mafia aveva così eliminato i due magistrati che maggiormente, con il loro eroico
e quotidiano impegno, avevano contribuito a rivelare le articolate dinamiche mafiose volte alla produzione
di enormi profitti illeciti, raccogliendo prove inconfutabili in base alle quali centinaia di malfattori
appartenenti a Cosa Nostra erano stati poi condannati ad esemplari pene detentive all’esito dello storico
maxiprocesso di Palermo conclusosi il 30 gennaio 1992.
Molti ritengono che il tentativo efferato della mafia di condizionare, terrorizzandoli con i suddetti
eclatanti eccidi, tutti gli altri fedeli servitori dello Stato sia miseramente fallito. Ed invero quello che
Falcone e Borsellino hanno seminato, innaffiandolo col loro generoso sangue, ha prodotto nelle Istituzioni
e nella società civile un più convinto e incisivo impegno nella lotta alla criminalità mafiosa; tuttavia per
vincere definitivamente questa difficile battaglia è necessaria la concreta e fattiva volontà di tutta la parte
sana del Paese e, in primo luogo, dei giovani, ai quali Falcone e Borsellino, durante la loro esemplare vita,
si rivolgevano frequentemente per spronarli a ripudiare la “cultura mafiosa”.
“Cultura mafiosa” che non è soltanto violenza e illegalità.
“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza
del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della
contiguità e quindi della complicità”, chiosava Borsellino.
“La mafia è un fenomeno umano”, diceva Falcone, “e come tutti i fenomeni umani ha un principio,
una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.
Con queste frasi ed altre simili citazioni i due magistrati hanno trasmesso ai contemporanei e ai
posteri un chiaro messaggio di speranza: la mafia è un fenomeno prodotto dall’uomo e alimentato dalla
subcultura dell’omertà e dal disinteresse verso gli altri, sicché esso non può sopravvivere a fronte di una
vigorosa crescita morale e culturale della società in cui pretende di operare.
Libertà, Giustizia, Coraggio, Rigore Morale, Impegno Sociale e Sacrificio sono tra i nobili
ideali che hanno costantemente guidato sia Falcone che Borsellino nella loro esemplare vita, ed è nostro
dovere mantenere tali valori vivi e pulsanti nella nostra memoria affinché influenzino positivamente
l’agire quotidiano di tutti gli uomini e le donne che credono nella possibilità di un mondo migliore.
A tal riguardo non può che condividersi incondizionatamente l’autorevole esortazione fatta dal
nostro insigne Presidente della Repubblica in un recente comunicato in ricordo delle stragi: “onorare quei
sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze”.
“Onorare quei sacrifici” è possibile solamente se si vive all’insegna dell’onestà, della correttezza
e della legalità, anteponendo sempre agli interessi di parte quelli della collettività. Per raggiungere
l’obiettivo è necessario, adottando iniziative concrete, “lavorare” sui giovani e con i giovani per avviare
una pacifica rivoluzione morale e culturale, alimentata dal perenne ricordo di tutti coloro che, anche a
costo della propria vita, hanno contribuito a contrastare il fenomeno mafioso.
In questa direzione si pone la lodevole deliberazione del consiglio comunale dell’epoca che nel
1993, un anno dopo la sua tragica scomparsa, deliberò di conferire la cittadinanza onoraria post mortem a
Paolo Borsellino, che, tra l’altro, la città di Marsala ha avuto l’onore e il privilegio di accogliere come
capo della Procura della Repubblica presso il locale Tribunale.
Lo stretto legame che ha legato in vita Falcone e Borsellino, e continua a legarli indissolubilmente
anche dopo la morte, mi suggerisce di intraprendere, nella mia qualità di consigliere comunale, una prima
iniziativa per l’ormai vicino trentesimo anniversario della strage di Capaci volta ad onorare chi ha donato
la propria vita per il bene comune: nei prossimi giorni depositerò una proposta deliberativa per concedere
anche a Giovanni Falcone la cittadinanza onoraria del Comune di Marsala, fiducioso di ricevere il
massimo sostegno dai colleghi consiglieri unitamente alla convinta adesione dei cittadini.
Così, a trent’anni dalla strage di Capaci, il Consiglio Comunale, quale organo di rappresentanza
diretta dei cittadini, potrà mostrare la sua convinta riconoscenza al giudice Giovanni Falcone (e con esso,
a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per contrastare la mafia), condannando
incondizionatamente le azioni e le ideologie mafiose che egli ha strenuamente e valorosamente combattuto
nell’arco della propria esistenza.
Piero Cavasino – Consigliere Comunale