I Furbetti del Giornalismo

I Furbetti del Giornalismo

Quando si vuol denunciare una sofisticazione e invece al pubblico si mesce una mistificazione

Domenica scorsa, in prima serata su Rai3, Report ha mandato in onda un servizio – ormai famoso – il cui titolo è “I Furbi del Passito”. 

In sintesi: il passito è un vino unico al mondo risultante dall’unione di una serie di singolarità: dal terreno su cui cresce la vite, alla forma di allevamento “eroica” con cui viene coltivata, fino al metodo di disidratazione all’esito del quale un semplice acino diventa “passito” atto a produrre il Passito di Pantelleria.

Ora il punto è che si assume esistere una tradizione in ottemperanza alla quale i grappoli di uva, per appassire, devono essere stesi guardando Sud (attenzione, deve essere proprio Sud, perché Sud-Est già non va bene) su speciali stenditoi definiti “stinnitura” addossati ad un muretto a secco di pietra lavica. 

Onde evitare che l’umidità o la rara pioggia possano degradare la qualità dell’acino in procinto di cedere la sua componente acquosa, è lecito coprire i grappoli con un telo.

E’ chiaro che un’agricoltura di sussistenza stile Sud Sudan, ove l’agricoltore produce per soddisfare i bisogni della propria famiglia, postula metodi di essicazioni meno che casalinghi: roba stile pasta sfoglia tirata in casa e niente più. Meno chiaro è che una realtà imprenditoriale, in grado di mantenere livelli di produzione di tutto rispetto, può produrre lo stesso prodotto anche emancipandosi da scenari simili al Mulino Bianco, senza per ciò violare alcuna norma e senza intaccare la genuinità del Passito.

Questa è lo scenario nel quale operiamo.

Bene. A questo punto, Report spedisce l’inviato a Pantelleria, che inizia il suo servizio con canonico sottofondo musicale fatto di maranzani e mandolini manco fossimo a Montelepre ai tempi di Giuliano. L’ottica si sposta su Piano della Ghirlanda, dove vengono inquadrate le strutture di Donnafugata – fiore all’occhiello dell’enologia non marsalese, non siciliana, ma meridionale – con un teleobiettivo tipo agente del SISMI, tipo Donnie Brasco. Cambia pure il commento musicale: ad immagini vibrate che ricordano i western di Sergio Leone si abbina una melodia cupa. Molto cupa. Tanto cupa che non si capisce più se si sta parlando di Passito a Pantelleria o di piantagioni di coca a Medellin.

Interviene a questo punto Sigfrido Ranucci – voce fuori campo, onnisciente come il Narratore dei promessi sposi – che pervaso da una foga agronomica spiega che essiccare al sole come fanno i microproduttori è ortodossia, mentre fare ciò che sembra fare Donnafugata – e cioè essiccare al sole ma proteggendo l’uva sotto una specie di serra costituisce una blasfemia, anzi: una scorciatoia da “furbi”. A questo punto il programma prende una piega talmente tragica e allo stesso tempo talmente comica da diventare sublime.

“Mentre filmiamo le serre da lontano…” dice la voce fuori campo, segue poi filmato ripreso da una verosimile telecamera nascosta circa quanto detto durante la degustazione in cantina dalla dipendente di quella che ormai sembra essere a tutti gli effetti la SPECTRE di 007, con il giornalista inquadrato a fare il vago mentre ha l’atteggiamento di chi carpisce i segreti della Strage di Ustica. O dell’Italicus. O del Piano Solo. O di Junio Valerio Borghese, insomma fate voi. 

Minchia! viene da esclamare. E che è? E di che stiamo parlando? Della catena di approvvigionamento dell’oppio curdo? Di quello Afghano?

Ma – attenzione! – fare il giornalista per Report non è lavoro da tutti. Si rischia, e molto. Pensate che quello che ha confezionato il servizio, mentre stava appostato ad inquadrare i rappe di racina, addirittura è stato fermato da un viddrano, mischino, che… profferisce una minaccia in perfetto stile mafioso (o a questo punto meglio dire narcos) che letteralmente suona cosi: “prima di fare delle foto o dei video è giusto chiamare”. Stop. Punto. Nemmeno un cartuccio, nemmeno una testa d’agnello, signora mia: è veramente il mondo al contrario.

Non dilunghiamoci oltre.

Ora a noi hanno insegnato che le chiacchiere stanno a zero. O una condotta è lecita o una condotta è illecita. Se è illecita, allora si circostanza un’accusa precisa affermando: “il signor X ha fatto Y, e Y è sbagliato per le ragioni A, B, C”, sennò tutto il resto è chiacchiera. O furberia – per meglio dire – perché come si altera il vino, facendolo sembrare più buono di quel che è, così si mistifica anche l’informazione. E sì: perché la suggestione, le inquadrature, il modo letteralmente cinematografico di accostare suoni, immagini e voci, veicolano un messaggio il cui senso è: ci stanno dei furbetti che truffano il pubblico vendendo una bottiglia di Passito da 0,75 a 65 euro, mentre i poveri piccoli produttori fanno ancora le cose come le faceva mio nonno – ah! Signora mia! Il vino di mio nonno! Sapesse che bontà! Ormai non esiste più, s’è perso lo stampo…! – e non conquistano fette di mercato.

E’ un capolavoro, questo servizio. Comunica molte più cose di quelle che dice.

Comunica un mondo economico fatto di tanti piccoli Davide che non riescono a battere i Golia. E poco importa se Golia – in questo caso Donnafugata – non viene rimproverato di nulla di penalmente, amministrativamente e disciplinarmente rilevante. Perché – ci crediate o no – l’unica colpa di Donnafugata è quella di produrre, a differenza di altri, una quantità tale di passito che ci vuole un muro di Berlino fatto a secco e centinaia di metriquadri di stinnitura per usare il metodo del nonno.

Basta mascariare un po’ con una frase detta lì, con una musichetta qui, e tutto assume una tinta fosca, che sa di frode. Ma di frodi non ce ne sono, perché dal servizio non emerge l’uso di strumenti meccanici per essiccare gli acini.

Questo modo di confezionare inchieste significa due cose: primo, assumere che i propri ascoltatori siano scemi; secondo, approfittarsi della loro incapacità di separare il grano dal loglio per proporsi come giornalisti scomodi. E invece si è solo furbetti.

E se tanto dà tanto, allora viene da chiedersi: ma tutte le altre inchieste di Report come sono state fatte?