Massimiliano Fazzini (geologo – climatologo – Responsabile del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale) : “Il ciclone posizionato dalla scorsa domenica a sud – sud-est della Sicilia, infatti, sta risalendo verso nord, irrobustendo la propria struttura e trasformandosi seppur lentamente in un TLC (Tropical-Like-Cyclone). Si può iniziare a collegare tali strutture bariche “simil tropicali” all’aumento delle temperature delle acque superficiali del Mare Nostrum” .
“Il ciclone posizionato dalla scorsa domenica a sud – sud-est della Sicilia, infatti, sta risalendo verso nord, irrobustendo la propria struttura e trasformandosi seppur lentamente in un TLC (Tropical-Like-Cyclone), o se si preferisce Medicane (da Mediterranean – Hurricane), denominato Apollo – ossia in un ciclone che si forma in aree geografiche extra tropicali ma aventi la maggior parte delle caratteristiche di una depressione tropicale, in primis un’elevata simmetricità con associato sviluppo barotropo, con associato sviluppo dell’occhio del ciclone nel centro della struttura barica.
Se evidentemente si sta assistendo, sin dalla tarda serata di ieri, ad una gradita cessazione dei fenomeni sull’intera Sicilia, c’è purtroppo da attendersi, in base all’evoluzione appena descritta, che fenomeni precipitativi di notevole intensità possano riprendere a manifestarsi sulla porzione più meridionale ed orientale dell’Isola dalle prime ore di domani, con amplificazione degli stessi nelle aree morfologicamente “sopravento” rispetto alla direzione di provenienza delle masse d’aria più instabili. Le fenomenologie precipitative saranno accompagnate da venti molto intensi che ruoteranno in senso antiorario intorno al minimo ciclonico e proverranno di conseguenza da nord est, provocando un deciso incremento del moto ondoso. Allo stato attuale, i modelli evidenzierebbero, nella giornata di domani, un estensione spaziale delle fenomenologie più significative anche sul settore ionico della Calabria meridionale, in ulteriore possibile risalita di latitudine verso i restanti settori calabri”. Lo ha dichiarato in questi minuti, Massimiliano Fazzini, geologo, climatologo e Responsabile del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Collegare questa perturbazione strema al climate change?
“Certamente, qualora tali tipi di cicloni si formassero “una tantum” rappresenterebbero a livello statistico un cosiddetto “outlayer” e dunque non dipenderebbero da variazioni del clima globale – ha concluso Fazzini – ma nell’ultimo decennio, i medicane si formano nel bacino Mediterraneo nei mesi autunnali, con una frequenza di 1,5 all’anno (dato ENEA) per cui si può iniziare a collegare tali strutture bariche “simil tropicali” all’aumento delle temperature delle acque superficiali del Mare Nostrum”.
E chiaro è anche, dalla Sicilia, il Presidente della SIGEA Sicilia, geologo Sergio Di Marco che è sul posto.
“Le previsioni per i prossimi giorni indicano un ulteriore approfondimento del vortice di bassa pressione con il persistere della pioggia, delineando uno scenario fortemente preoccupante.
Le mutate condizioni del clima – ha affermato il geologo Sergio Di Marco, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale sezione Sicilia – che hanno trasformato eventi metereologici eccezionali a cadenza pluridecennale in eventi frequenti che si manifestano anche più volte l’anno, richiedono un ulteriore sforzo e una progettazione che non sia solo di tipo emergenziale.
La frequenza con cui si ripropongono le drammatiche scene a cui stiamo assistendo in queste ore dimostra inequivocabilmente che bisogna riprogettare lo sviluppo del territorio in un’ottica nuova cercando di rimediare ad errori di decenni di mancate e/o inappropriate pianificazioni territoriali.
La fragilità del territorio etneo sta emergendo in tutta la sua drammaticità ed in particolare vorrei sottolineare come le situazioni di grave criticità si stiano manifestando non solo nelle aree maggiormente urbanizzate ma anche in quelle rurali, interessando interi bacini idrografici sia per ciò che concerne le conseguenze dei deflussi idrici di piena che la stabilità dei versanti.
Ciò è segno che l’individuazione delle misure di prevenzione e mitigazione dei rischi non possono essere demandate ai singoli amministratori locali, ma richiedono una visione di insieme che attenzioni globalmente l’assetto idrogeologico e tutte le componenti che concorrono a definirlo.
Come SIGEA Sicilia continueremo ad impegnarci nella salvaguardia della qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato e nell’utilizzazione più responsabile del territorio e delle sue risorse, mettendo a disposizione degli enti preposti le nostre competenze e il nostro impegno”.