Lo smaltimento corretto di mascherine e guanti rischia di diventare un’emergenza nell’emergenza.
L’entrata nella fase 2 comporta anche la responsabilità nella gestione dello smaltimento di tutti quei presidi che utilizziamo già da due mesi: i cosiddetti D.P.I., dispositivi di sicurezza personale.
Sono materia pericolosa: sia per il rischio di contagio, implicito nel maneggiare roba potenzialmente contaminata, sia per l’ambiente. Senza contare il rischio di infiltrazione delle ecomafie nella filiera di gestione dei rifiuti.
“Basti pensare – ha detto Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Legalità Legambiente nel corso della Geo di Sveva Sagramola – che quest’ultimo è un tema già al centro dell’attenzione dell’Interpol e dell’Europol”.
“Mascherine, guanti e tute utilizzati negli ospedali dal personale sanitario, venuto a contatto con persone infette, sono rifiuti speciali, particolarmente pericolosi, che devono essere smaltiti dall’Asp tramite incenerimento. Questi, oltre a quelli prodotti dalle decine di migliaia di infetti quarantenati nelle proprie abitazioni, devono essere gestiti da ditte specializzate, dall’Azienda Sanitaria Locale o dalle municipalizzate”.
I numeri sono impressionanti. il Politecnico di Torino ha stimato un fabbisogno di mascherine in Italia di un miliardo al mese, di cui 80 milioni solo in Piemonte.
Se, poi, si pone mente al fatto che i D.P.I. sono costituiti da materiali leggeri che – deteriorandosi rapidamente – si frammentano per disperdersi nei corsi d’acqua e nel mare, le dimensioni di questa potenziale bomba ecologica sono facilmente intuibili.
“Il Ministro Costa – aggiunge Fontana – ha evidenziato un altro problema: quello relativo ai fanghi di depurazione. Tonnellate e tonnellate di materiale potenzialmente infetto, dunque doppiamente pericoloso”.
Il problema dell’impatto della spazzatura, specie quella costituita da materiale plastico, era preoccupante già prima della catastrofe del Covid-19. Adesso, che per uscire di casa è necessario bardarsi come se si entrasse in sala operatoria, rischia di diventare insostenibile.
La questione assume una rilevanza particolare, infine, in casa nostra.
Lo smaltimento di guanti e mascherine “casalinghe” viene affidato al normale servizio di raccolta differenziata, il che comporta che tale materiale potenzialmente infetto è destinato a farci compagnia per almeno una settimana, dato che solo uno è il giorno dedicato al suo conferimento. Non solo. Occorre considerare anche che il mastello può diventare, esso stesso, un serbatoio per il virus. Pericoloso – dunque – sia per gli addetti alla raccolta, sia per chi lo deve tenere dentro casa.
Occorre trovare una soluzione. E in fretta. Prima che alla catastrofe del virus si aggiunga quella dell’inquinamento.
Rosa Rubino