Desertificazione e siccità sono classificate come ‘catastrofi naturali a bassa intensità’, ma i loro effetti sono ben visibili e si ripercuotono non solo sugli equilibri dell’ecosistema ma anche sugli assetti economici e sociali di vaste regioni del mondo. Il problema è particolarmente grave nell’area Mediterranea. In Italia quasi il 20% del territorio è ‘ad alto rischio erosione’, ma ad essere interessato è soprattutto il Sud.
Recentemente la Corte dei Conti Europea ha stilato una relazione (“Combattere la desertificazione nell’UE”) ma nonostante la gravità della situazione, non esiste una strategia condivisa per fronteggiare il fenomeno.
“Stiamo assistendo ad un incremento della siccità, dell’aridità e del rischio di desertificazione dovuto ai cambiamenti climatici nell’Ue – ha sottolineato Phil Wynn Owen, Responsabile della Corte dei Conti europea per la relazione – La
desertificazione può comportare povertà, problemi di salute dovuti alla polvere portata dal vento, nonché una diminuzione della biodiversità. Può anche avere conseguenze demografiche ed economiche, costringendo la
popolazione a migrare lontano dalle aree colpite”. Si tratta ormai di un dato di fatto, eppure “non esiste una strategia, a livello Ue, per far fronte alla desertificazione e al degrado del suolo”.
Il problema è particolarmente evidente anche in Sicilia. Ma è di ieri la dichiarazione giunta dal Presidente della Regione
Nello Musumeci in occasione della Giornata internazionale della lotta alla desertificazione e alla siccità che – a partire dal 1995 – si celebra ogni anno, il 17 giugno.
“La Sicilia è fra le prime regioni italiane ad essersi dotata di un Piano contro la desertificazione. Uno strumento che ci consente di comprendere e contrastare un fenomeno che avanza in maniera preoccupante, erodendo e degradando
porzioni sempre più ampie di territorio”.
“A essere minacciati sono tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. – ha aggiunto il Presidente Musumeci – Gli studi degli esperti hanno evidenziato come il territorio isolano mostri rilevanti segni di vulnerabilità. In particolare, le aree
più critiche rappresentano oltre la metà dell’intera regione e un altro terzo è classificato come fragile. Con la redazione
del Piano, a cura della nostra Autorità di bacino, da noi istituita dopo un trentennio, il governo regionale punta all’obiettivo, finalmente, di compiere un passo deciso in questa direzione. Vogliamo adottare una strategia che delinei
una governance unitaria di coordinamento e integrazione delle azioni nei vari settori d’intervento, anche nella programmazione delle varie risorse finanziarie. Metteremo in campo una serie di azioni per contrastare i fenomeni
erosivi, l’incremento della forestazione e la manutenzione del territorio”.
F.S.