Così il giornalista e scrittore Francesco Condoluci ricorda Giovanni Falcone , nel 28° anniversario della Strage di Capaci, nel suo profilo Facebook. Condoluci nato e cresciuto a Reggio Calabria si è occupato di politica, nera, giudiziaria e inchieste scrivendo per importanti testate. Nel 2015 pubblica il suo primo libro “Noi gli Uomini di Falcone (Sperling&Kupfer) frutto della collaborazione con il generale dei carabinieri Angiolo Pellegrini, stretto collaboratore di Giovanni Falcone nella Sicilia degli anni ’80. Il libro vanta 5 ristampe e riconoscimenti e presentazioni nei festival, le scuole e le università di tutta Italia.
“Avevo 16 anni. Quel 23 maggio 1992. Ero da solo a casa, un sabato pomeriggio. Fuori un caldo torrido, di quelli che in Calabria rivelano, come degli spoiler, l’estate afosa che arriverà di lì a breve. Al paese c’era stato un morto ammazzato, uno dei tanti della lunga stagione di sangue e di lutto nella Piana di Gioia Tauro. Sentì la notizia in tv. Erano da poco passate le 18. Rimasi come immobilizzato. Poi lentamente mi ridestai, e come un automa andai in camera mia, infilai un foglio bianco nelle mia Lettera 22 e iniziai a ticchettare sui tasti “Oggi alle 17.58 sull’autostrada siciliana, all’altezza di Capaci, si è aperto un cratere ed ha inghiottito lo Stato….”
Mai avrei potuto immaginare in quel momento che – grazie ad Angiolo Pellegrini e alla storia che mi ha raccontato e che ho avuto il privilegio di scrivere – più di vent’anni dopo avrei firmato un libro su GiovanniFalcone. Quell’uomo, quel magistrato che tanta parte aveva avuto negli anni della mia formazione umana e culturale.
Di tutto ciò egli che ci ha lasciato, oggi voglio ricordare una frase amara, come amara e al tempo stesso grande è la sua Sicilia. La mia Calabria. Il nostro Sud.
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. (Giovanni Falcone)”.