Cannabis, parlarne liberamente, soprattutto dentro le scuole e le istituzioni, per sconfiggere pregiudizi e luoghi comuni e far capire che legalizzarla sottrarrebbe mercato alla mafia, la renderebbe più sicura e garantirebbe perfino grossi vantaggi economici per lo Stato.
È questo, in soldoni,il messaggio del convegno tenuto ieri all’Ars dal titolo “Cannabis, coltivare il pensiero della legalizzazione”, organizzato dai deputati regionali M5S Luigi Sunseri e Martina Ardizzone, cui hanno partecipato Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia, oggi deputato M5S alla Camera, Antonella Soldo, esperta di politiche sugli stupefacenti, coordinatrice dell’Associazione Meglio Legale, Valentina D’Orso, deputato M5S alla Camera e Ferdinando Ofria, docente di politica economica all’Università degli Studi di Messina.
“Di Cannabis – ha affemato Susneri – dobbiamo parlare apertamente, soprattutto in questo momento storico in cui c’è la precisa volontà politica di non farlo. La storia dice che il proibizionismo ha miseramente fallito, sortendo il peggiore degli effetti: il solo mercato delle droghe leggere, oggi, garantisce alla mafia un giro d’affari di circa 4 miliardi di euro. Cifre enormi, grazie alle quali la criminalità ha in pugno milioni di cittadini che, loro malgrado, non fanno che alimentarla, con tutti i rischi che la vendita illegale, peraltro, comporta”.
“Si parla di liberalizzazione delle droghe leggere – ha detto Cafiero De Raho – non perché sì è antiproibizionisti o si pensa che siano un fattore positivo, ma perché esiste un fenomeno che va affrontato, portandolo nella legalità, assegnando allo Stato il compito di vendere la Cannabis tramite le sue articolazioni, così come avviene per i tabacchi. Questo sarebbe un modo intelligente di contrastare le organizzazioni mafiose togliendo loro una fetta importante del traffico di stupefacenti e mettendo al riparo i giovani dai rischi che corrono andando ad approvvigionarsi nelle piazze di spaccio, dove spesso sono invogliati a consumare droghe pesanti. Al contempo la liberalizzazione
alleggerirebbe i compiti delle forze di polizia e della magistratura”.
“Se a dei ragazzi, durante un’assemblea d’istituto – ha detto Martina Ardizzone – viene impedito di parlare di legalizzazione della Cannabis, è nostro dovere, in quanto istituzione, garantire innanzitutto la libertà di espressione per tutti coloro che vogliono esprimere le proprie opinioni indipendentemente dalle posizioni sostenute. Non possiamo permetterci di girarci dall’altra parte, di mettere il bavaglio a questo tema, nel 2023, su una pianta che non solo viene utilizzata da secoli in tutto il mondo, sia per scopi medici che ricreativi, ma che potrebbe rappresentare una risorsa sia in termini economici, sia di serio contrasto alla criminalità organizzata”.
“Parlare di Cannabis – ha detto Antonella Soldo – si può e si deve. L’irruzione delle forze dell’ordine nell’istituto di Piazza Armerina ha avuto anche un risvolto positivo: quello di stimolare un dibattito di altissimo livello presso l’istituzione più importante della Regione. Parlare di legalizzazione non è semplice e spesso la prima reazione è quella di alzare degli steccati, ma è il momento di superarli”.
“ll Movimento 5 stelle nella scorsa legislatura – ha detto Valentina D’Orso – è riuscito a portare ad approvazione in Commissione Giustizia un testo che era la migliore sintesi possibile tra le posizioni delle varie forze politiche. Prevedevamo da un lato la depenalizzazione della coltivazione domestica e della detenzione ad uso personale di quattro piantine femmina di Cannabis, introducendo finalmente un trattamento sanzionatorio differenziato che distinguesse tra droghe leggere e droghe pesanti, senza tralasciare un inasprimento delle pene per il traffico e lo spaccio delle droghe pesanti e per la cessione di stupefacenti ai minorenni. La finalità era soprattutto quella di dare risposta alle tante persone affette da patologie che hanno necessità di assumere Cannabis a fini terapeutici. Il Movimento 5 stelle continuerà a pungolare le altre forze politiche per dare seguito al lavoro della scorsa legislatura”.
Ferdinando Ofria, ha messo l’accento sui costi e sui benefici che un’eventuale legalizzazione della Cannabis porterebbe con sé.
“Tra i costi – ha detto il docente dell’università di Messina – ci si troverebbe davanti a maggiori ma fisiologici oneri sanitari e di regolamentazione, tra i benefici si assisterebbe ad una notevole riduzione delle spese di repressione, per le minori spese carcerarie e per l’ordine pubblico, ad un maggiore gettito fiscale e ad una migliore qualità del prodotto”.
Tony Gaudesi