Da Betlemme, da Fr. Ibrahim Faltsas, Economo della Custodia di Terra Santa, autore del bestseller “Dall’assedio della Natività all’assedio della città” riceviamo e pubblichiamo l’articolo in memoria dei venti anni dell’Assedio della Basilica della Natività.
Era il 2 aprile 2002 quando iniziò l’assedio della basilica della
Natività. Da allora sono passati 20 anni e oggi, 2 aprile 2022, stiamo
vivendo una situazione ancora piu’ difficile. La pandemia esplosa nel 2020,
ci ha fatto perdere tante persone e ha messo in ginocchio l’economia di tutto
il mondo, ma soprattutto a Betlemme, per la mancanza di pellegrini che
perdura da due anni. La guerra tra Russia e Ucraina, sta tenendo il mondo
con il fiato sospeso, poiche’ ha preso tutti di sorpresa in quanto nella
pacifica Europa, lo spettro della guerra sembrava debellato, ma la realta’ di
oggi, e’ crudele e reale, dove si contano milioni di profughi ucraini,
soprattutto donne e bambini e un intere citta’ ucraine distrutte. E’ come se il
mondo si fosse dimenticato le tragedie del secolo scorso, il sacrificio di
milioni di persone. Mi rattrista vedere che la gente e’ costretta a lasciare la
propria terra, perche’ la terra natia, e’ come una radice che rimane sempre
nel nostro cuore. In mezzo a questo travagliato periodo storico, voglio
ricordare, come anche noi in Terra Santa, abbiamo assistito ad una forte
emigrazione dei cristiani iniziata venti anni fa, e che continua ancora oggi.
Una data da ricordare quel famoso 2 aprile 2002 che e’ entrata nella mia
vita, nella storia della Basilica della Nativita’, della popolazione di
Betlemme, e anche per i palestinesi che si erano rifugiati all’interno della
Basilica. Tutto accadde durante la seconda intifada, la Basilica venne
occupata per la prima volta nella storia, da 240 palestinesi in fuga,
dall’esercito israeliano che era entrato nella città. Il numeroso gruppo era
formato da diverse persone con situazioni diverse, giovani e anziani, che per
39 giorni sono rimasti asserragliati all’interno della Basilica. Ci furono 8
morti e 27 feriti, e le trattative per la liberazione dei palestinesi furono
molto difficili, con momenti in cui si pensava che tutto si sarebbe risolto in
fretta, ma le trattative internazionali furono più lunghe del previsto.
Noi frati francescani, custodi dei luoghi santi, mettemmo a primo posto
l’aspetto umanitario, accogliendo tutti i fuggitivi, ma contemporaneamente
cercando di salvare il luogo che ricorda la nascita di Gesù. Vivemmo
momenti di grande disperazione, dove ormai si pensava ad un epilogo
cruento, ad una vera guerra tra i palestinesi che erano all’interno della
Basilica e israeliani che si trovavano all’esterno, la tensione era molto alta e
tutti avemmo paura di non uscirne vivi.
Fu allora che con mia grande sorpresa, ricevetti la provvidenziale telefonata
da Giovanni Paolo II, che in quel momento con le sue parole
d’incoraggiamento ad non avere paura, ma di continuare a resistere, di avere
fiducia e confidare nella speranza di una soluzione, che avrebbe cambiato
radicalmente la situazione di quei giorni, perche’ tutti eravamo disperati,
avevamo perso la fiducia in una soluzione pacifica. E così fù!
La Basilica venne liberata e gli accordi internazionali trovarono una
soluzione per porre fine all’assedio. Alcuni dei palestinesi ritornarono nelle
loro case, 26 vennero mandati a Gaza, 13 vennero confinati in Europa, in
diverse citta’, tra cui 3 persone in Italia. Solo una persona ha fatto ritorno da
morto, per essere sepolto nella sua terra natia. Molti di loro soffrono molto
per questo esilio forzato, hanno perso genitori e parenti, senza poterli
accompagnare in questo triste passaggio della vita, gli anni scorrono, e la
nostalgia della propria terra di Palestina e’ molto forte, e anche l’angoscia e
la tristezza di non poter tornarci mai piu’.
Terminato l’assedio della Basilica della Natività, pensavamo di pregustare
quel senso di libertà e soprattutto di poter ritornare alle nostre attività della
vita quotidiana. Ma non fu così. Trovammo la città di Betlemme chiusa da
un muro di separazione dalla citta’ sorella Gerusalemme. Un vero confine,
difficilmente valicabile, la popolazione di Betlemme era molto impaurita e
confusa di tutta questa nuova situazione che si trovava a vivere, e che
purtroppo continua ancora oggi, dopo venti anni non e’ cambiato nulla ! La
città e’ come una prigione a cielo aperto.
Nel 2002 Giovanni Paolo II, con una sua telefonata salvo’ molte vite e per
39 giorni, continuo’ ad invocare la pace e a liberare Betlemme. Oggi nel
2022 e’ Papa Francesco, che ogni giorno lancia appelli per far cessare la
follia della guerra, sino all’estremo ed importantissimo gesto, che ha
compiuto il 25 marzo scorso, facendo un atto di consacrazione della Russia e
dell’Ucraina alla Vergine Maria di Fatima, nella certezza che la preghiera e
lo spirito possano scalfire il cuore dei potenti, che spietatamente continuano
a combattere, seminando morte e distruzione, affinche’ si ravvedano possano
riprendere in mano la via della pace. All’atto di consacrazione ha partecipato
la chiesa di tutto il mondo, perche’ e’ l’unita’ la forza per combattere il
male, abbiamo tutti abbandonato la via della pace, tradendo anche i sogni e
le attese dei nostri giovani, delle nostre future generazioni.
L’impegno di tutti noi, e’ di riconciliarci con Dio, per ritrovare la via
dell’amore e della pace, cominciando dalle piccole cose quotidiane, da
piccoli gesti, perche’ e’ solo seguendo questa via, che potremmo far
germogliare la pace, anche nel deserto dell’umanita’, nel cuore arido di chi
vive nella logica della guerra, perche’ cos’e’ la guerra? “La guerra e’ la
vicenda in cui una moltitudine di persone , che non si conoscono, si
massacrano tra loro, per il profitto di alcune persone che si conoscono e che
non si massacrano tra loro”. Dobbiamo rendere impossibile la guerra,
dobbiamo aiutare la pace, costruendola, con azioni, idee e opere di pace, e
facciamo nostro il messaggio di Papa Francesco : “ Cancelliamo la guerra
prima che la guerra cancelli noi”. Ci sono ancora molte guerre dimenticate
in tutto il medio oriente, ma sono sempre convinto che se non ci sara’ pace a
Gerusalemme, non potra’ esserci pace nel mondo.
Nella foto Padre Ibrahim Faltas con Rosa Rubino Direttrice del Vomere in Palestina in occasione della partita di calcio Palestina Israele fortemente voluta per un messaggio di pace dal CIO e dalla Lega Pro. Il reportage pubblicato sul Vomere ha ricevuto ad Assisi una targa che riproduce Betlemme. Il libro di Ibrahim Faltas, è stato presentato a Marsala nel corso di un grande evento organizzato dal Vomere. Era presente il sindaco di Betlemme Vera Baboun.
Foto Archivio Vomere