Avrebbe compiuto 82 anni giorno 18 maggio il giudice Giovanni Falcone, una delle figure più simboliche, evocative e amate della lotta alla mafia, se la sua vita non fosse stata stroncata dalla criminalità organizzata, non senza la complicità di figure chiave delle istituzioni marce e colluse, nell’attentato del 23 maggio del 1992, strage di Capaci. Ne ricordiamo la forza delle idee, la profondità di pensiero, la sagace ironia, la dedizione totale al lavoro e soprattutto la sua convinzione più geniale e visionaria: la mafia si può sconfiggere attraverso l’apporto del singolo, l’istruzione e la presenza di uno Stato in cui riconoscersi e avere fiducia. Innovativo nell’approccio alle indagini era capace di intuire le mosse dei boss; saper interagire con pentiti e criminali necessitava un’immensa personalità carismatica. Seppe convincere il super pentito Buscetta a collaborare e riuscì a scoperchiare la struttura blindata e ignota di Cosa nostra.
“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere” (Giovanni Falcone).
Si sente ancora tantissimo la mancanza dei martiri della legalità, uomini e donne che hanno dato la propria vita in nome della giustizia. Si sente ancora tantissimo la mancanza di Giovanni Falcone.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani propone l’hashtag #sullasciadellalegalità
“Questo è il paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è la tua che non l’hai fatta esplodere.” (Giovanni Falcone, 12 gennaio 1992)
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU