“Vietare le importazioni di grani esteri trattati con glifosato in fase di pre-raccolta per garantire la salute dei consumatori italiani, anche perché la pratica, nei fatti, è vietata in Italia nelle fasi di pre-raccolta e trebbiatura”.
Lo chiede Attiva Sicilia con una mozione presentata all’Ars nella quale si chiede di avviare un’interlocuzione in Conferenza Stato-Regione per adottare interventi normativi a livello nazionale.
Il glifosato è l’erbicida più diffuso al mondo ed è classificato come irritante e pericoloso per l’ambiente, tossico per gli organismi acquatici e con formulati pericolosi per l’uomo e potenzialmente cancerogeno. Un decreto dirigenziale del ministero della Salute, fra l’altro, ha revocato le autorizzazioni all’immissione in commercio di 85 prodotti fitosanitari contenenti glifosato in attuazione di un regolamento Ue.
In Canada e in altri paesi extra Ue si fa un uso massiccio del glifosato che è sottoposto a regole ben diverse e meno rigide che in Europa. L’uso di questo prodotto in pre-raccolta, consentito nell’America del Nord ed in altri Paesi nordici, comporta l’incremento di residui chimici nelle derrate alimentari ed è quindi nocivo. Spesso i grani esteri “al glifosato”, una volta sbarcati in Sicilia, vengono mescolati a grani coltivati in Italia o in Sicilia, finendo sulle tavole dei consumatori siciliani. Ecco perché occorre intervenire vietando le importazioni di grani trattati con questo prodotto.
“La mozione – sottolinea Valentina Palmeri di Attiva Sicilia – è stata presentata in seguito alla riunione svoltasi a Caltanissetta sabato scorso con la rappresentanza di cereacoltori di “Agricoltori riuniti Sicilia” e con il senatore Saverio De Bonis, presidente dell’associazione agricola Granosalus, che aveva come argomento principale la Cun (Commissione Unica Nazionale) del grano, che dovrebbe porre fine al problema delle speculazioni al ribasso sui prezzi del grano duro ai danni dei produttori siciliani e del Mezzogiorno tutto e servirà a restituire trasparenza al settore anche mediante la definizione di una griglia di qualità sotto il profilo reologico e tossicologico. Inoltre sono stati trattati altri problemi del settore, come le importazioni di grano estero “al glifosato”. Pratiche che – sottolinea Palmeri – oltre a contribuire alle speculazioni sui prezzi del grano mettendo in ginocchio un settore fondamentale per la nostra economia, mette a rischio la nostra salute portando sulle nostre tavole pane e pasta che presentano tracce di glifosato, classificato come sostanza “probabile cancerogena per l’uomo”.
Il problema è che in alcuni Paesi come il Canada l’utilizzo del glifosato si rende necessario per portare a maturazione il grano e in altre fasi, ed a differenza che in Italia, è consentito anche in fase di pre-raccolta e trebbiatura. Il divieto di trattamento con glifosato in fase di pre-raccolta deriva dal fatto che in questo momento il grano si trova in una fase vegetativa particolare chiamata “fase di maturazione cerosa”, che lo porta ad un maggiore assorbimento del biocida e, quindi, a un facile passaggio negli alimenti. Nella fase di trebbiatura è vietato perché non darebbe nemmeno il tempo alla pianta di metabolizzare e smaltire il biocida prima dello stoccaggio.