Straordinario successo la prima edizione del “Premio Internazionale Mozia”

Straordinario successo la prima edizione del “Premio Internazionale Mozia”

Difendere la bellezza, promuovere le eccellenze. Evento promosso e organizzato dall’Associazione Strada del Vino di Marsala e dal Vomere con il supporto della Fondazione Whitaker. A sorpresa premiato Gianni Letta, Presidente della Giuria

di Federica Sbrana

Una serata memorabile dedicata alla creatività e al talento italiani, ma anche all’impareggiabile bellezza della Laguna dello Stagnone di Marsala: è quella che ha visto svolgersi il 21 settembre 2024 la Prima Edizione del “Premio Internazionale Mozia” presieduto da Gianni Letta, promosso e organizzato dall’Associazione Strada del Vino-Terre d’Occidente presieduta da Salvatore Lombardo, e dal Vomere, il più antico periodico siciliano diretto da Rosa Rubino, con il supporto della Fondazione Whitaker.

Sabato pomeriggio, a raggiungere l’Isola di San Pantaleo a bordo dei battelli partiti dall’imbarcadero di Marsala, seguendo la metrica e i ritmi di una perfetta regia organizzativa, sono stati i vincitori del Premio, i membri della Giuria e i moltissimi cittadini che hanno voluto prendere parte all’evento. E mentre scorrevano le forme e i colori delle saline avvolte dal tramonto, a dominare da subito l’atmosfera è stata l’emozione che ha assalito tutti i presenti al cospetto dello splendore e dell’incanto di Mozia.

Siamo immersi nella bellezza millenaria di un luogo unico al mondo – ha esordito Incoronata Boccia, moderatrice della serata – che si candida a divenire Patrimonio Universale dell’Umanità. Quella di stasera – ha proseguito la Vicedirettrice del TG1 – è una festa dell’arte, del giornalismo, dello spettacolo, della scienza e della cultura che si onora della presenza di Gianni Letta cui vogliamo subito rivolgere il nostro ringraziamento per averci fatto dono della sua presenza ma anche per essere il Presidente del Comitato scientifico del Premio”.

Anima dell’iniziativa e della serata, nonché “compagna di viaggio” di Incoronata Boccia nella conduzione è stata la Direttrice del Vomere Rosa Rubino. “E’ un onore e un privilegio avere con noi il Vicedirettore del TG1 in una giornata così speciale per l’Isola di Mozia. – ha spiegato Rosa Rubino – Siamo in uno scenario unico al mondo per storia e bellezza. Finalmente il sogno è diventato realtà, ma se siamo qui oggi il merito è del Presidente della Giuria Gianni Letta che ci ha offerto immediatamente la sua preziosa collaborazione. Un grazie va anche alla Fondazione Whitaker e al suo Direttore Generale Maria Enza Carollo. Premiare le eccellenze italiane, ma anche rilanciare alla ribalta nazionale l’Isola di Mozia perché diventi Patrimonio dell’Umanità: questo il duplice obiettivo alla base di un’iniziativa che giunge a coronamento di innumerevoli battaglie condotte dal Vomere per valorizzare il patrimonio culturale e naturalistico di quest’Isola, ma anche per tutelarne la bellezza”. Il legame fra l’isola di San Pantaleo e il Vomere è antico.

Ed è proprio a suggello di un rapporto indissolubile fra la testata e le “Isole dello Stagnone di Marsala” che è stato istituito il “Premio Internazionale Mozia”. A spiegarne la genesi è la stessa Direttrice del Vomere: “Abbiamo lavorato ininterrottamente a partire da gennaio a questo ulteriore traguardo che rappresenta per noi la realizzazione di un sogno. Moltissime sono state le interlocuzioni con i più alti rappresentanti delle Istituzioni e con le più autorevoli personalità del nostro panorama culturale. A luglio è giunta la bellissima notizia: Gianni Letta come Presidente del Comitato scientifico. “Un risultato – hanno aggiunto Alfredo Rubino, Direttore della Casa Editrice “Il Vomere” e Riccardo Rubino, Condirettore della testata – che assume anche un significato simbolico perché arriva a 40 anni dal riconoscimento dell’area come “Riserva Naturale Orientata” (il Decreto Assessoriale era infatti il n. 215/84 del 4/7/1984)”.

Salvatore Agate, Assessore comunale alla Promozione turistica, ha quindi portato il saluto istituzionale del Sindaco di Marsala Massimo Grillo e dell’intera Giunta. “Per proteggere il territorio – ha sottolineato – è necessario adottare una strategia di rete ispirata dalla passione e dall’amore per il territorio. La giornata di oggi dimostra l’importanza di un lavoro di squadra che ha saputo mettere a fattore comune la bellezza e la sua salvaguardia. Il Comune di Marsala è sempre disponibile ad accogliere iniziative come questa e a dare il suo contributo, insieme ai molti soggetti privati e alle imprese che rappresentano il cuore pulsante della nostra comunità”.

“Sono oggi particolarmente emozionata nel rappresentare oggi la Fondazione Whitaker che mi onoro di dirigere da oltre quarant’anni. – ha quindi dichiarato il Direttore Generale Maria Enza Carollo – Ci troviamo in un luogo suggestivo, ricco di storia e bellezza, che versava nel passato in uno stato di completo abbandono, ma rappresenta un vero e proprio Paradiso naturale capace di provocare emozioni profonde, difficili da dimenticare per chiunque vi approdi. Lo straordinario evento di questa sera è di particolare rilievo perché si pone l’obiettivo di facilitare il cammino di Mozia verso la candidatura Unesco, un traguardo che tutti ci auguriamo”.

“Si tratta della 1^ Edizione del Premio Internazionale Mozia e desidero rivolgere il mio profondo ringraziamento al Presidente della Giuria Gianni Letta. – ha sottolineato il Notaio Salvatore Lombardo. Credo che si sia concentrata intorno a questa iniziativa un’importante attenzione da parte sia dei media, sia dei cittadini. Mozia non può ricevere più di duecento persone, per ragioni di “capienza” dei luoghi idonei ad ospitare eventi pubblici; molte di più, tuttavia, sono state le richieste per essere qui stasera. Vogliamo rilanciare oggi l’obiettivo Unesco, ma anche premiare le diverse eccellenze che il nostro Comitato scientifico ha saputo individuare fra le moltissime candidature pervenuteci. L’obiettivo è quello di diffondere quanto più possibile la conoscenza di Mozia, uscendo da logiche “di recinto” e da approcci campanilistici. Mozia non è un patrimonio di Marsala o della Fondazione Whitaker, ma è di tutti – ha proseguito il Notaio Lombardo – e l’Associazione Strada del Vino-Terre d’Occidente intende continuare a fare la sua parte valorizzando il territorio nella ricchezza inestimabile di tutte le sue risorse culturali e naturalistiche”.

Gianni Letta: “Scoprire questo luogo magico, misterioso, è un dono per cui io devo dire grazie a chi ha avuto l’idea, e sono felice di poter dare il mio contributo a questa battaglia sacrosanta per il riconoscimento di Mozia come Patrimonio universale dell’Umanità. Di meraviglie come Mozia ce n’è soltanto una in Italia. Questo premio rappresenta una iniziativa unica perchè esso ha trovato come “apostola” Rosa Rubino e come autentico mecenate di questa causa il notaio Salvatore Lombardo”

“Voglio ringraziare di cuore gli organizzatori di questa splendida iniziativa per aver avuto il privilegio di scoprire una meraviglia del Creato. – ha esordito il Presidente del Comitato scientifico Gianni Letta – Avevamo letto molti libri, compresa la più recente Monografia con l’Introduzione di Rosa Rubino, avevamo visto diverse fotografie, ma io non ero mai venuto qui, e stasera arrivare in barca, avvicinarsi all’Isola, vederla assumere una sagoma via via più grande e scoprire questo luogo magico, misterioso, unico, è un dono per cui io devo dire grazie a chi ha avuto l’idea, e sono felice di poter dare il mio contributo a questa battaglia sacrosanta per il riconoscimento di Mozia come Patrimonio universale dell’Umanità. Dovremo solo convincere il Ministero a proporre la candidatura e chiedere il sopralluogo. A quel punto, chiunque dell’Unesco, da qualsiasi parte del mondo provenga, non potrà che rimanere affascinato e convinto che nessun sito come questo meriti quel riconoscimento. Ringrazio dunque la Direttrice del Vomere Rosa Rubino, il Notaio Salvatore Lombardo e la Direttrice della Fondazione Whitaker per la precisione, la cura e l’amore con cui segue il Museo in cui è custodito il Giovinetto di Mozia, che è anche il simbolo di questo Premio. Amore e passione “contagiosi” che trasparivano durante la visita del Museo anche dalle parole della sua Direttrice Dott.ssa Maria Pamela Toti. Questo Premio – ha proseguito Gianni Letta – rappresenta un’iniziativa unica nel suo genere. In Italia ne esistono sono moltissimi, divrsi legati al territorio, ma di meraviglie come Mozia ce n’è soltanto una in Italia. E anche la genesi e l’organizzazione del Premio dimostrano la sua originalità e unicità, perché esso ha trovato come “apostola” Rosa Rubino, Direttrice del più antico periodico siciliano,128 anni di vita, capace di raccogliere con passione, competenza e grande talento un’eredità che proviene dal fondatore della testata, suo nonno. Al Vomere, giornale dal radicamento profondo e dalla tradizione gloriosa, è stato dunque assegnato il compito di combattere una battaglia culturale straordinaria e nobilissima: portare Mozia al riconoscimento di Patrimonio Universale dell’Umanità. Un obiettivo per cui Mozia ha tutti i titoli. Grazie al supporto del Notaio Salvatore Lombardo, autentico mecenate di questa causa, vera eccellenza siciliana, già Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, si è giunti ad un Premio delle eccellenze perché Mozia è un’eccellenza dell’arte, dell’archeologia, della storia, della natura e della cultura. I vincitori, provenienti dai più diversi settori, sono tutti nomi illustri, di grande prestigio, valore e talento, che meritavano un riconoscimento. Ed io ho provato oggi, nel raggiungere l’Isola, le stesse emozioni descritte dalla Direttrice del Vomere Rosa Rubino quando nel delineare questi luoghi unici al mondo parlava, con amore profondo, di colori e riflessi madreperlacei, saline, mulini a vento, fenicotteri che “come un mantello rosa planano insieme agli aironi sulla superficie lucente” del mare, di tramonti, del sole d’estate “i cui colori infiammano persino le acque”. Grazie al supporto della Fondazione Whitaker, delle Istituzioni cittadine e regionali, Rosa Rubino e Salvatore Lombardo sono riusciti in poco tempo ad organizzare questa prima Edizione del Premio cui, mi auguro ne seguiranno altre. Io vi sarò sempre vicino”.

Prima a ritirare il “Premio Mozia per i 70 anni della Rai” è stata la Vice-Direttrice del TG1 e moderatrice della serata Incoronata Boccia con la seguente motivazione letta da Rosa Rubino: “Grande passione, ricerca della verità, etica professionale e perspicacia per il giornalismo, proprietà di linguaggio ed eleganza, Vice Direttore del TG1, il TG più seguito e amato dagli Italiani, straordinaria padrona di casa della Rete ammiraglia della Rai”.

Giornalista professionista, Incoronata Boccia ha iniziato la sua carriera nel giornalismo al Tg5, dove, ancor prima di completare gli studi universitari, ha svolto due sostituzioni sotto la guida di Enrico Mentana. Dopo una laurea brillantissima a Roma, ha debuttato in Rai come inviata de “La Vita in Diretta”, programma condotto all’epoca da Michele Cucuzza, rimanendovi per cinque anni. Poi in Sardegna, sua terra natale, dove diventa Caporedattore della TGR sarda raggiungendo ascolti mai registrati prima. Lascia quindi il suo ruolo guida alla RAI di Sardegna per tornare a Rai 1 come conduttrice di “Weekly”, spin-off di “Unomattina Estate”, dove si riconferma editorialista di punta e professionista di eccezionale talento.

“E’ una grandissima emozione per me ricevere questo riconoscimento. – ha commentato Incoronata Boccia – Avverto il grande senso di responsabilità che mi guida ogni giorno nel realizzare le diverse edizioni del telegiornale. La regola è quella di non tradire mai la fiducia che gli spettatori ripongono nel Servizio Pubblico e nella Rai che è la più grande industria culturale del Paese”. A premiarla è stato il Presidente della Giuria Gianni Letta che ne ha ricordato il curriculum, dalla Laurea in Scienze della Comunicazione alla Docenza presso la Scuola di Pubblica Amministrazione.

Vito Pellegrino, membro del Comitato scientifico, ha quindi consegnato un Premio alla Memoria per Gregory Bongiorno.

Gregory è stato il primo a credere in questo Premio – ha sottolineato Rosa Rubino – e aveva dato la sua piena disponibilità prima di lasciarci prematuramente”. “Un grande industriale – ha aggiunto il Notaio Salvatore Lombardo – e se oggi siamo riusciti a realizzare questo Premio, lo abbiamo fatto anche grazie a lui e per lui”.

Gregory lascia a tutti noi un patrimonio immenso. – ha osservato la sorella Silvia nel ritirare il riconoscimento – Era una persona unica. Credo sia possibile considerare Gregory un’eccellenza del nostro territorio, un imprenditore onesto, lungimirante e capace, un uomo “di sistema” che è riuscito a fare rete. Si è impegnato tantissimo ed è riuscito a far crescere e migliorare la sua regione”. “Da amico è per me un compito gravoso consegnare questo Premio alla Memoria – ha aggiunto Vito Pellegrino, Presidente Assindustria Trapani e membro del Comitato scientifico – Ho condiviso con lui gli ultimi anni della sua vita e moltissime battaglie. Era una persona di straordinaria levatura morale che si è spesa per questo territorio ininterrottamente e convintamente. Credeva in una Trapani diversa, fatta di bellezza e cultura, che dovesse voltare finalmente pagina e guardare al futuro con rinnovata fiducia”.

Rosa Rubino: “Finalmente il sogno è diventato realtà, e se siamo qui oggi il merito è del Presidente della Giuria Gianni Letta che ci ha offerto immediatamente la sua preziosa collaborazione. Premiare le eccellenze italiane, ma anche rilanciare alla ribalta nazionale l’Isola di Mozia perché diventi Patrimonio dell’Umanità: duplice obiettivo alla base di un’iniziativa che giunge a coronamento di innumerevoli battaglie condotte dal Vomere”

E’ stato quindi il Presidente del Consiglio di Marsala, Enzo Sturiano a premiare Paolo Matthiae, decano degli archeologi di Siria considerato il più profondo conoscitore delle culture della regione, grazie al suo straordinario e prezioso lavoro ad Ebla. Enzo Sturiano ha sottolineato l’importanza del Premio Mozia ringraziando Gianni Letta e auspicando un veloce iter per il riconoscimento dell’isola come Patrimonio Unesco. “Basta scavare – ha aggiunto – e, qui a Mozia, la storia e la cultura affiorano. Ci auguriamo di tornare il prossimo anno forti di ulteriori scoperte archeologiche”.

Professore Emerito della Sapienza Università di Roma, socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, socio straniero dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi, socio straniero dell’Akademie der Wissenschaften d’Austria, socio straniero della Royal Swedish Academy, socio onorario dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze e socio del Deutsches Archäologisches Institut, Paolo Matthiae ha fondato l’International Congress on the Archaeology of the Ancient Near East la cui prima seduta si è tenuta a Roma nel 1998 e del cui Comitato Scientifico è stato Presidente ed è ora socio emerito; ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Autonoma di Madrid. Questa la motivazione del riconoscimento a Paolo Matthiae, impossibilitato a ritirarlo personalmente a causa di un’indisposizione: “Grande archeologo e orientalista di cui il Paese deve andare fiero; Accademico dei Lincei; le sue ricerche e la sua storia professionale coincidono con le straordinarie scoperte archeologiche di questi ultimi 50 anni in ogni parte del mondo. Un uomo, uno studioso, un ricercatore a cui la Sicilia deve moltissimo e la cui storia personale e pubblica rimarranno indelebili per sempre”. Maria Enza Carollo, Direttore generale della Fondazione Whitaker, ha quindi letto la lettera inviata alla Giuria e al pubblico del Premio dal Prof. P. Matthiae nella quale si esprime la sua profonda gratitudine per il riconoscimento intitolato a Mozia, isola da lui visitata per la prima volta appena ventiquattrenne, prima di iniziare le importantissime campagne di scavo che lo portarono alla scoperta di Ebla.

A Dolce & Gabbana è toccato quindi il riconoscimento del Premio Mozia per la Sicilianità. Simboli del made in Italy, i due stilisti, impossibilitati a partecipare all’evento per un impegno concomitante, hanno inviato un messaggio video per ringraziare i membri della Giuria. “Siamo molto orgogliosi di ricevere un Premio come questo, ricco di significato, che ci lega ancora di più, per il futuro, al nostro territorio e alle nostre radici. Ci sentiamo particolarmente vicini a tutto ciò che la Sicilia rappresenta per la sua storia, la sua cultura e il suo folclore, continue fonti di ispirazione per il nostro lavoro quotidiano. Ci scusiamo per non poter essere presenti, ma vi ringraziamo per averci reso partecipi di questo giorno speciale”. Dolce&Gabbana – ha ricordato Incoronata Boccia – sono oggi l’immagine forse più autentica della Sicilia nel mondo. Ma Domenico Dolce è egli stesso parte integrante della Sicilia, essendo nato a Polizzi Generosa. The New Yorker ha affermato che “Dolce & Gabbana stanno diventando negli anni 2000 ciò che Prada ha rappresentato negli anni 90 e Armani negli anni 80: “stilisti la cui sensibilità definisce il decennio”. Il 19 giugno 2010 Dolce & Gabbana hanno festeggiato il 20° anniversario del loro marchio in Piazza della Scala e nel Palazzo Marino a Milano. Oggi – ha sottolineato ancora Incoronata Boccia – il loro nome è un marchio iconico e simbolico del mondo della moda in tutti i continenti. A leggere le motivazioni del Premio Mozia per la Sicilianità assegnato a Dolce&Gabbana è stata Rosa Rubino: “A Domenico Dolce e Stefano Gabbana per aver trasformato la loro linea e la loro visione industriale in un marchio riconosciuto come italianissimo in ogni angolo del mondo. A loro per aver usato le migliori tradizioni siciliane per dare forma, colore e personalità ai loro modelli e alle loro stoffe leggendarie”.

Salvatore Lombardo: “L’obiettivo è quello di diffondere quanto più possibile la conoscenza di Mozia, uscendo da logiche “di recinto” e da approcci campanilistici. Mozia non è un patrimonio di Marsala o della Fondazione Whitaker, ma è di tutti e l’Associazione Strada del Vino-Terre d’Occidente intende continuare a fare la sua parte valorizzando il territorio nella ricchezza inestimabile di tutte le sue risorse culturali, naturalistiche e imprenditoriali”

Il Premio Mozia per la Letteratura è stato quindi consegnato a Rosario Coluccia, Professore emerito di Linguistica italiana e membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia della Crusca. Rosario Coluccia – è stato ricordato – dirige «Studi di Grammatica Italiana», fa parte della direzione o del Comitato scientifico di varie riviste e collane. Autore di oltre 300 pubblicazioni di linguistica e filologia, svolge su tali temi attività di divulgazione per quotidiani e periodici. Nel 2021 l’Accademia dei Lincei gli ha assegnato il Premio “Maria Teresa Messori Roncaglia ed Eugenio Mari” sul tema: “La lingua italiana nelle scuole”. “Non conoscevo ancora questo angolo della Sicilia. – ha affermato il Prof. Rosario Coluccia – Sono un linguista e amo moltissimo la letteratura siciliana. Ho studiato le vostre tradizioni e la Scuola Siciliana che rappresenta l’avvio della storia poetica italiana. Mi auguro che le relazioni ed amicizie sorte a Mozia mi aiutino ad avere una percezione sempre più chiara di questa terra meravigliosa e affascinante che è la Sicilia. Nella scuola si gioca il futuro del nostro Paese, ne sono profondamente convinto – ha aggiunto Rosario Coluccia – e sono grato a tutti i Professori che nella scuola si impegnano”. A leggere le motivazioni del Premio è stata la Sovrintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani, Girolama Fontana: “A lui per il valore fondamentale dei testi antichi, di storia linguistica medievale e rinascimentale, di italiano contemporaneo, di lessicografia. Autore di quasi 300 pubblicazioni diverse, lo studioso ha contribuito a dare, della lingua italiana, la visione e la versione più corretta e più aderente possibile ai progetti iniziali dei suoi padri”.

Il regista Giuseppe Sciacca ha successivamente premiato Gianluigi Greco, Professore Ordinario di Informatica presso l’Università della Calabria, dove – è stato ricordato – ricopre il ruolo di Direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica. Direttore dell’Unità di Ricerca del Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica presso l’Università della Calabria, è stato membro del Comitato di programma di oltre 80 conferenze e workshop internazionali ed è attualmente membro dell’editorial board della rivista Intelligenza Artificiale. Le sue attuali attività di ricerca sono rivolte allo studio di modelli di diffusione delle opinioni su reti sociali, all’analisi di modelli formali per agenti cooperativi basati sulla teoria dei giochi, all’individuazione di isole di trattabilità per problemi di soddisfacibilità di vincoli e allo sviluppo di tecniche di reasoning e machine/deep learning, in particolare nel campo della gestione dei processi. I risultati delle sue attività di ricerca sono stati diffusi da oltre 150 tra riviste e conferenze internazionali di riconosciuto prestigio internazionale.

“L’Italia è in assoluto il Paese che in Europa ha più paura di queste nuove tecnologie – ha affermato Gianluigi Greco – e c’è un motivo in realtà: perché sono spesso confinate nell’ambito dell’Accademia. Da ottobre scorso mi sono trovato a guidare la task force che ha voluto la Presidenza del Consiglio dei Ministri per definire una precisa strategia, e la prima cosa che abbiamo capito è che serve interdisciplinarità. Il Premio di oggi mi piace molto perché mette insieme persone di ambiti totalmente differenti e consente loro di conoscersi e fare rete. Ma soprattutto – ha aggiunto – lasciatemi dire che questo è un posto splendido e magnifico. Sono un uomo del Sud che ha voluto ritornare al Sud. Io lavoro all’Università della Calabria e sto provando a fare l’impossibile per renderla centrale nel mondo. Ma ogni volta che mi muovo in Calabria o in Sicilia, mi meraviglio di quanto poco io, calabrese, so di queste terre. E’ veramente necessaria l’attività che fate, complimenti, perché abbiamo bisogno di una narrazione di bellezza. Le tecnologie sono solo strumenti. – ha proseguito Gianluigi Greco – Ci vogliono persone in grado di apprezzare l’arte, la cultura, la natura e che sappiano usare tali strumenti allo scopo di far diventare il mondo migliore”. Queste le motivazioni del Premio Mozia per la Ricerca scientifica più avanzata a Gianluigi Greco, che ha anche voluto ricordare i suoi studi ad Oxford con il Prof. Georg Gottlob: “Maestro innovatore, interprete e traduttore materiale dei grandi misteri legati all’Intelligenza Artificiale, team leader di un Gruppo di ricerca che ha regalato al Paese la consapevolezza di essere oggi, noi italiani, tra i primi al mondo nel settore degli algoritmi”.

A Rino Barillari è stato quindi consegnato il Premio Mozia alla magia e alla forza ideologica della Fotografia. “Vera e propria leggenda vivente, testimone del nostro tempo. – ha sottolineato Incoronata Boccia – Le sue foto sono il più grande archivio moderno del mondo del cinema. Un archivio che racchiude, conserva e racconta per immagini la bellezza e il successo di personaggi famosi come Liz Taylor, Ingrid Bergman, Jacqueline Kennedy, Barbra Streisand, Brigitte Bardot, Ava Gardner, Silvana Pampanini, Virna Lisi. E poi ancora, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Marlon Brando, Vittorio Gassman, Anna Magnani, Alberto Sordi, Aldo Fabrizi. Ma non potevano mancare i Beatles, Robert De Niro, Sylvester Stallone, Al Pacino, Francis Ford Coppola, Michael Jackson, Demi Moore, Angelina Jolie, Elton John, Matt Damon, Madonna, Maradona e molti altri”. A consegnare la statuetta del Premio a Rino Barillari, che ha ricordato la difficoltà e gli ostacoli della sua carriera, è stato il regista Giancarlo Scarchilli. “Non avevo mai girato film documentari – ha commentato Scarchilli – ma ne ho fatto uno per Vittorio Gassman e uno, più recentemente, per Pier Paolo Pasolini. Ma ho deciso nel 2018 di farne uno anche per Rino Barillari. Come per il docufilm dedicato a Pasolini, ho scelto una prospettiva diversa perché ho capito che lui non ha raccontato solo la dolce vita ma la storia dell’Italia: le morti per droga, le stragi, gli attentati. In occasione di una rassegna sulla storia italiana, non a caso, mi hanno chiesto proprio il film su Rino Barillari”. Queste le motivazioni del riconoscimento tributato a Rino Barillari: “Per aver saputo raccontare la storia e la trasformazione del Costume italiano usando semplicemente la sua macchina fotografica. A lui per aver reso famosa in tutto il mondo la strada oggi più famosa di Roma, Via Veneto, e per aver utilizzato le immagini della dolce vita per rappresentare al mondo un’Italia felice e tranquilla. Ma anche per aver saputo raccontare la drammaticità degli anni bui della Repubblica, dai primi atti del terrorismo alla morte di Aldo Moro”.

A Maurizio De Giovanni è stato consegnato il Premio Mozia per il Romanzo d’Appendice. “Molti dei suoi romanzi – ha ricordato Incoronata Boccia nel descriverne la biografia – sono stati tradotti in inglese, spagnolo, catalano, tedesco e francese. Dalle sue opere sono tratte tre serie televisive: nel 2017 “I Bastardi di Pizzofalcone” e nel 2021 “Mina Settembre” e “Il Commissario Ricciardi”. Nel 2005 partecipa a un concorso riservato a giallisti emergenti indetto da Porsche Italia presso il Gran Caffè Gambrinus, ideando un racconto ambientato nella Napoli degli anni Trenta e intitolato “I vivi e i morti”. Quest’ultimo diventa la base di un romanzo edito da Graus Editore nel 2006, “Le lacrime del pagliaccio”, riedito l’anno successivo con il titolo “Il senso del dolore”: ha così inizio la serie di inchieste del Commissario Ricciardi. Maurizio de Giovanni ha scritto anche per il teatro, adattando “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Kesey e “American Buffalo” di Mamet, e realizzando i testi originali di “Ingresso indipendente”, “Mettici la mano” e “Il silenzio grande”. Da quest’ultimo è stato tratto anche l’omonimo film diretto da Alessandro Gassman. Attualmente fa parte del gruppo di autori che conducono il laboratorio di scrittura con i ragazzi reclusi nell’Istituto Penale Minorile di Nisida”. A conferire il riconoscimento a Maurizio De Giovanni è stato Carlo Parisi, Direttore di Giornalistitalia e Segretario nazionale del Sindacato Sigec. Questa la motivazione: “A lui come scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, autore televisivo italiano, ma soprattutto come autore brillantissimo perlopiù di romanzi gialli tradotti in inglese, spagnolo, catalano, tedesco e francese. Ma a lui anche per tre fiction televisive nate dalla sua penna, nel 2017 I bastardi di Pizzofalcone, e nel 2021 Mina Settembre, e Il Commissario Ricciardi”. “Maurizio De Giovanni, che non ha potuto ritirare il Premio a Mozia per motivi di salute, non ha naturalmente bisogno di presentazioni. – ha affermato Carlo Parisi – Rappresenta l’anima di quella Napoli che hanno raccontato i migliori registi ed è anche l’anima di tutto il Sud che ha subito dominazioni di ogni tipo ma non si è mai rassegnato, lottando sempre con grandi sacrifici. Il Sud è un luogo meraviglioso in cui l’amore si coniuga con il senso vero dell’essere, con l’identità e le tradizioni del territorio. Moltissimi uomini del Sud primeggiano nel mondo. Ringrazio Il Notaio Salvatore Lombardo, la Direttrice Rosa Rubino e il Presidente e Maestro Gianni Letta per aver istituito questo Premio come importante riconoscimento al Sud, un riconoscimento che troppo a lungo è stato negato”. “Un saluto affettuoso a tutti. Provo due sentimenti molto contrastanti: – ha affermato Maurizio De Giovanni nel messaggio video che ha inviato alla Giuria e al pubblico del Premio Mozia – l’orgoglio e la felicità per il grande onore che mi è stato concesso di vincere questo meraviglioso Premio Internazionale Mozia e per il quale vi sono grato dal più profondo del cuore. Il secondo è un sentimento di tristezza e grande malinconia per non poter essere con voi. Ci avrei tenuto moltissimo e ne avrei riportato un beneficio enorme per la mia salute, che non è purtroppo in un grandissimo momento. Vi abbraccio tutti e vi ringrazio dal più profondo del cuore. Spero di avere un’altra occasione per poterlo fare di persona”.

Il Premio Mozia per la “Cura dell’anima” è stato quindi consegnato a Maria Rita Parsi: “Psicopedagogista, psicologa, psicoterapeuta, consulente tecnico di ufficio (CTU), pubblicista, scrittrice. Ideatrice della Metodologia Psicologica della Psicoanimazione. Nel 2008 – ha ricordato Incoronata Boccia – ha ricevuto il Premio internazionale “Cartagine” destinato a coloro che hanno contribuito, in Italia e all’estero, allo sviluppo della Cultura in diversi settori; nel 2009 il Premio Nazionale “Paolo Borsellino” per l’impegno, la coerenza e il coraggio nella propria azione sociale contro la violenza e l’ingiustizia ed in modo particolare per l’impegno profuso in difesa e per la promozione dei valori della libertà, della democrazia, della legalità. Infine, il Conferimento della Medaglia della Camera dei Deputati a nome del Comitato Scientifico Internazionale del Centro Pio Manzú, presieduto da Mikhail Gorbaciov, in qualità di Presidente della Fondazione Movimento Bambino, per aver ispirato e autorevolmente promosso la diffusione e lo sviluppo della cultura dell’infanzia in Italia, e per aver contribuito a far rispettare le necessità e i diritti dei bambini, bisognosi di ascolto e di adeguata tutela giuridica e sociale”. “Psicoanimazione significa dare un’anima all’anima; – ha spiegato Maria Rita Parsi rispondendo alla domanda rivoltale da Incoronata Boccia – è una metodologia di intervento che tiene conto dell’integrazione mente-corpo-immaginario e suggerisce a tutti che decrittando l’inconscio si potrebbe evitare quello che sta succedendo, non da ora, nel mondo. Ciò che accade oggi è sempre avvenuto, solo che oggi abbiamo gli strumenti per combattere l’orrore, la guerra, le malattie, l’abbandono, la discriminazione nei confronti delle donne, che è feroce. E sapete perché? – ha proseguito Maria Rita Parsi – Perché sono le donne la radice della vita. Bisogna allora cominciare a rispettare il femminile. Per cambiare ci vogliono le donne, ma le donne amiche delle donne, in alleanza fra loro. Gli uomini che si arrogano il diritto di togliere la vita sono uomini infelici, castrati, abbandonati. Non leggete i miei libri, ma Erich Fromm e il suo “Anatomia della distruttività umana”. – ha esortato ancora Maria Rita Parsi – Grazie a tutti. Uniamoci perché la difesa della bellezza è ciò che può combattere l’angoscia di morte, madre di tutte le angosce umane; ci sono la difesa spirituale, demografica, estetica, – ecco Mozia ideologica; poi c’è il potere di dare la morte tipico di uomini distruttivi e impotenti. Io sono qui perché conto sulla vita, vivo come disse Madre Teresa di Calcutta ad una giornalista, credendo nell’oggi. E allora voglio ringraziarvi perché oggi è il giorno più bello della mia vita”.

A consegnare il Premio a Maria Rita Parsi sono stati Roberto Gueli, Condirettore del TGR RAI e Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia e Alfredo Rubino, Editore del Vomere. “Dobbiamo occuparci della cronaca, il nostro è un lavoro di prossimità. – ha affermato Roberto Gueli – Come TGR siamo tenuti a raccontare, in ogni parte d’Italia, ciò che accade sul territorio. Grazie anche al nostro Direttore Alessandro Casarin, cerchiamo di essere presenti ovunque. E’ importante, soprattutto per i giovani che si avvicinano alla nostra bellissima professione, – ha aggiunto – educare alla parola, perché oggi si usano molto spesso parole graffianti e sbagliate”. Questa la motivazione del Premio consegnato a Maria Rita Parsi: “A lei per aver saputo aiutare migliaia di pazienti a ritrovare la serenità perduta. A lei per aver indagato l’animo umano nelle sue pieghe più misteriose e aver trovato una parola di conforto per chi aveva perso il senso della vita. A lei per i suoi studi sulla psiche umana e sui grandi misteri della mente”.

E’ toccato quindi a Gerardo Sacco ritirare il Premio Mozia al Made in Italy e alla creatività. “Grande Maestro orafo italiano, personaggio di grandissimo carisma, – ha sottolineato Incoronata Boccia – che altrove sarebbe diventato più di Dior e Dolce e Gabbana messi assieme, ma lui a differenza di tanti altri nomi della moda dell’arte e del design non ha mai accettato l’idea di trasferirsi da Crotone a Milano o a Parigi. 40 anni fa a New York, – ha aggiunto – lui già famoso, presentava alla stampa americana i gioielli del cinema, aveva accanto Franco Zeffirelli e Liz Taylor, e gli americani avrebbero fatto carte false per averlo allora come direttore artistico delle proprie industrie orafe, lo avrebbero sommerso di dollari pur di averlo, ma lui su questo non ha mai tergiversato, ha invece sempre ringraziato e declinato l’invito: “Excuse me, but I’m going back to my house”, “Scusi, ma torno a casa mia”. Questo, forse, – ha concluso Incoronata Boccia – lo ha reso ancora più famoso negli anni e tra la gente comune, ma nei fatti questo lo ha reso soprattutto il vero unico e grande ambasciatore vivente dell’industria orafa Made in Italy nel mondo”. A consegnare il Premio è stata Franca Schifani, moglie del Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani. Questa la motivazione: “Per la straordinaria bellezza dei suoi capolavori orafi, maestro orafo ma anche mirabile protagonista della storia del cinema grazie alla rassegna dei gioielli realizzati per film e attori di primissima fila. A lui per aver inseguito e continuato a tramandare la tradizione dei grandi artigiani italiani nel mondo”.

Vengo dal centro storico di Crotone – ha ricordato Gerardo Sacco – dove non ho avuto la possibilità di studiare, ma voglio ricordare qui una grandissima donna, mia madre, che mi ha insegnato il rispetto delle regole. Mi ritengo un uomo fortunato e desidero pensare qui ai tanti orafi di provincia che non hanno avuto il mio successo. Abbiamo fatto accordi con alcune miniere per essere certi che l’argento che utilizziamo sia estratto in luoghi in cui non ci sia sfruttamento. – ha proseguito Gerardo Sacco – E ai 60 ragazzi che collaborano con me a Crotone ho trasmesso lo stesso insegnamento ricevuto da mia madre: il rispetto delle regole. Ma devo ringraziare anche un’altra donna, mia figlia, che mi ha aiutato a difendere l’azienda in un momento di grave difficoltà familiari. Oggi lavoriamo molto nelle scuole, nei Licei artistici, per trasmettere e diffondere gli stessi valori”.

Incoronata Boccia ha quindi letto il messaggio di saluto inviato dal Presidente della Regione Renato Schifani che, impossibilitato a partecipare all’evento per un impegno concomitante (il G7 dell’Agricoltura a Ortigia), ha sottolineato l’importanza culturale del sito archeologico di Mozia, esprimendo ammirazione per il Premio ad esso intitolato ed assicurando il sostegno della Regione a tale iniziativa.

E’ stata quindi la volta di Marco Stefanini. “Agronomo ed Enologo di grande tradizione, Responsabile dell’Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della Vite – ha ricordato Incoronata Boccia – ha svolto attività di ricerca con la pratica del breeding e lo studio delle resistenze agli stress biotici ed abiotici, valutando le interazioni genotipo-ambiente di diverse varietà e dei loro cloni. Ha contribuito in maniera determinante all’iscrizione di numerose varietà al Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino. Partecipa anche come coordinatore a numerosi progetti nazionali ed internazionali nel settore dello sviluppo della viticoltura ed enologia. Docente incaricato da parte del Centro C3A dell’Università di Trento a svolgere il corso di Viticoltura ed Enologia Internazionale, relatore di tesi e ricercatore di supporto di tesi di dottorato, è autore di oltre 320 articoli scientifici su riviste nazionali ed internazionali. È stato eletto Presidente di PIWI International Italia”. A consegnargli il Premio Mozia per la Cultura e la Promozione vitivinicola nel mondo è stato Gaetano Aprile, Presidente dell’Irvo Sicilia (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio). Questa la motivazione del Premio consegnato a Marco Stefanini: “A lui per aver dato il suo contributo alla ricerca e all’innovazione dei vitigni resistenti, contribuendo alla salvaguardia della viticoltura italiana, impegnata nello studio sul cambiamento climatico e sulla recrudescenza delle malattie della vite”.

Insieme ai miei collaboratori realizziamo nuove varietà di vite – ha affermato Marco Stefanini con l’obiettivo di rendere la viticoltura una produzione sempre più sostenibile, resistente agli agenti patogeni e ben adattata al clima che cambia. I vini siciliani rispecchiano la varietà geomorfologica dell’Isola che rappresenta una grande ricchezza, perché nella storia della viticoltura si è potuto selezionare e provare diversi vitigni che hanno trovato poi il loro habitat migliore. Perché allora innovare? – ha proseguito Marco Stefanini – Perché è possibile sempre ottenere miglioramenti. Faccio un esempio: lo Chardonnay non esisteva, un seme è caduto nel terreno, ha dato origine ad una pianta di Chardonnay che oggi è un vitigno diffuso in tutto il mondo”.

L’Irvo esiste da 74 anni – ha sottolineato Gaetano Aprile – e ha contribuito moltissimo allo sviluppo del settore. Abbiamo ora un Progetto di ricerca che riguarda proprio le pianti resistenti alla peronospera e all’oidio”. “E’ un ambito molto importante. – ha concluso Marco Stefanini – Basti pensare che il Pontefice ha recentemente inaugurato un nuovo vigneto con varietà di viti resistenti a diverse malattie. Grazie a tutti”.

Paola Saluzzi ha quindi ritirato il Premio Mozia per la Storia della Televisione. Giornalista professionista e nota conduttrice TV, – ha ricordato Incoronata Boccia – nasce a Roma il 21 maggio 1964. È stata inviata in Kosovo e a Sarajevo per due puntate speciali in diretta di “Uno mattina”, per le Forze italiane di pace. Nella stagione 2002/2003 conduce “I fatti vostri” di Michele Guardi per RaiDue. Il suo esordio televisivo avviene nel 1987 nella redazione del programma di Sergio Zavoli “Viaggio intorno all’uomo”, in onda su RaiUno. Passa poi alla redazione sportiva di Telemontecarlo, Rete sulla quale conduce per tre anni i telegiornali sportivi. Nel 1992 è l’inviata speciale per le prestigiose Olimpiadi di Barcellona; sarà inoltre inviata per seguire l'”American’s Cup” di Vela e le “Colombiadi” a bordo dell’Amerigo Vespucci. Affianca Luca Giurato nella conduzione di “Unomattina”. Durante la sua conduzione – ha proseguito Incoronata Boccia – la trasmissione cresce passando da due a quattro ore di diretta e Paola Saluzzi sarà l’unica conduttrice nella storia del programma ad averlo firmato anche come autrice. La sua notorietà raggiunge i massimi livelli. La storia della televisione – ha aggiunto – è anche Paola Saluzzi che oggi conduce programmi di grande ascolto e successo su TV2000”. “Voglio ricordare qui, nella sua terra, il bravissimo Luca Giurato, – ha esordito Paola Saluzzi – scomparso da poco. Ho ricevuto la notizia del Premio dal mio Direttore Vincenzo Morgante e sono felicissima di essere a Mozia per tutto quello che mi ha condotto fino a questo traguardo. Ringrazio il Presidente della Giuria Gianni Letta e il Notaio Salvatore Lombardo. Mozia è un’isola stupenda e una metafora: è “staccata” dalla terra, ma è possibile raggiungerla, se lo si vuole e questo è, in fondo, il senso di una vita lavorativa: arrivare ad un certo punto, guardarsi indietro e dire: “C’è ancora moltissima strada da fare, ma intanto ho raggiunto un approdo bello ed importante”. Io ho trovato la mia isola undici anni fa e, guarda caso, l’ho trovata qui a Marsala. La mia isola si chiama Gabriele, mio marito, al quale dedico questo Premio”.

E’ stato Gianni Letta a consegnare a Paola Saluzzi la statuetta del Giovinetto di Mozia, sottolineando la professionalità e la sensibilità della vincitrice, “volto sorridente e confidente” della televisione. Questa la motivazione del Premio: “Giornalista e narratrice della vita italiana come poche, per via di una carriera fatta di garbo, eleganza, stile e rigore professionale, che hanno trasformato tutti i suoi format in programmi di grandissimo successo e ascolto popolare. Una signora della TV moderna”.

A ricevere il Premio Mozia sono state anche le atlete Alice D’Amato, Medaglia d’oro per la Ginnastica artistica alle Olimpiadi di Parigi 2024, e Asia D’Amato, la sorella gemella, vittima di un infortunio. “Un riconoscimento – ha spiegato il Notaio Salvatore Lombardo – che vuole sottolineare il loro impegno e successo in una disciplina in cui l’Italia non aveva sinora ottenuto risultati così importanti”. Le ginnaste, non presenti a Mozia per un impegno concomitante, hanno però voluto ringraziare la Giuria e il pubblico con un messaggio video.

Il Premio Mozia per la Storia della Chirurgia è andato quindi a Francesco Musumeci. “Specialista e Maestro insuperabile in Chirurgia Generale e Cardiochirurgia, il Professor Musumeci – ha ricordato Incoronata Boccia – si è formato presso importanti Ospedali a Londra (Hospital for Sick Children, National Heart Hospital, Brompton Hospital e Harefield Hospital) e in Australia (Royal Children’s Hospital), dove ha avuto l’opportunità di lavorare a fianco di molti dei pionieri della Cardiochirurgia, tra i quali Donald Ross e il Prof. Magdi Yacoub. Ha eseguito come primo operatore più di 10.000 interventi di chirurgia cardiaca maggiore ed ha expertise riconosciuta a livello internazionale nella chirurgia riparativa della valvola mitrale, chirurgia valvolare mini-invasiva, robotica e trans-catetere, nella chirurgia degli aneurismi dell’aorta toracica, nella chirurgia dello scompenso cardiaco, nei trapianti di cuore e nell’assistenza meccanica al circolo. Dal 2016 Presidente della SICCH (Società Italiana di Chirurgia Cardiaca). Una vera e propria icona della medicina moderna”.

E’ un riconoscimento che ha per me un valore molto importante – ha affermato il Prof. Francesco Musumeci – perché viene dalla mia terra: io non solo sono siciliano, ma per metà marsalese. Venivo qui in vacanza e in queste acque mi sono bagnato sin da quando ero bambino. Quindi il Premio Mozia mi emoziona particolarmente. Grazie a tutti”. A consegnare il riconoscimento è stato Pino Nano, già Capo Redattore centrale RAI e Responsabile Agenzia Nazionale TGR. “Un grandissimo giornalista – ha sottolineato Incoronata Boccia – sempre attento alla formazione, a cui devo molto per la mia professione”. “Tengo in modo speciale a questo aspetto – ha affermato Pino Nano – e, se guardo al mio passato, una delle cose di cui sono particolarmente orgoglioso è il fatto che dal mio gruppo, dalla mia scuola sono uscite moltissime figure di grande competenza. E’ l’elemento più tangibile della nostra splendida professione: qualcosa che lasciamo alle generazioni future”. Questa la motivazione del Premio Mozia al Prof. Francesco Musumeci: “Ricercatore e cardiochirurgo di altissimo livello professionale, ha sovvertito gli schemi più tradizionali della cardiochirurgia moderna e ha saputo osare in nome della ricerca scientifica, raggiungendo traguardi eccellenti riconosciuti in tutto il mondo”.

Il Premio Mozia per la Pace e la Riconciliazione è stato consegnato a Ibrahim Faltas. “Padre francescano di origine egiziana, Vicario della Custodia di Terra Santa durante il Capitolo 2022, ma anche Discreto della Custodia di Terra Santa dal 2016 al 2022. Dal 1969 al 1982 – ha ricordato Incoronata Boccia – ha studiato e si è diplomato nella Scuola Francescana di Kafred Dawar-Alessandria. Dal 1982 al 1985 ha frequentato l’Istituto Orientale Francescano di Giza (Egitto) e si è laureato in Filosofia. Dal 1988 al 1992 ha studiato a Gerusalemme presso lo Studium Teologicum Jerosolymitanum conseguendo il Baccalaureato in Teologia. Il 28 agosto 1992 è stato quindi ordinato sacerdote nell’Ordine dei Frati Minori Custodia di Terra santa e, dal 1993 al 1995, è divenuto Direttore della Scuola Headnurse a Gerico. Dal 1995 è Direttore del Collegio di Terra Santa in Betlemme nonché Responsabile dello Statu Quo nella Basilica della Natività di Betlemme. Frate francescano, è noto per aver vissuto e partecipato alle dure vicende del conflitto tra Israeliani e Palestinesi durante l’assedio armato alla Basilica della Natività di Betlemme nel 2002. In questo – ha aggiunto Incoronata Boccia – si è distinto per la sua qualità di mediatore, giacché attraverso il dialogo è riuscito, in quella drammatica occasione, a trovare una soluzione tra le due parti in conflitto”. A consegnare il riconoscimento a Ibrahim Faltas è stato Mario Nanni, giornalista Parlamentare ed ex Capo Redattore Ansa, scrittore, Docente alla LUMSA, Direttore di BeeMagazine:“Un giornale online che si lega ai fatti, – ha spiegato – non insegue effetti speciali o pruriginose curiosità, ma cerca di andare in profondità nell’analisi dei problemi. Vorrei esprimere la mia ammirazione personale per Padre Ibrahim Faltas, vero apostolo del dialogo, anche fra le parti più lontane. Oggi – ha aggiunto Mario Nanni – si dialoga poco nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nei partiti, fra Stati. Abbiamo bisogno, invece, di dialogo e di pace. Padre Ibrahim è Custode della Basilica della Natività, dove tutto è nato, un luogo magico anche per chi non crede”. “Grazie di questo Premio. – ha esordito Padre Ibrahim Faltas – Siamo Francescani presenti nella Terra Santa da otto secoli; più di duemila sono stati i frati uccisi. Abbiamo vissuto tempi bui, difficil, ma dal 7 di ottobre tutto è precipitato a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, ma anche a Betlemme. Da un anno molti non lavorano più. Solo a Gaza abbiamo avuto 150.000 fra morti e feriti, in Cisgiordania quasi 800 morti, e proseguono i bombardamenti in Libano. A Gaza 20.000 bambini sono stati uccisi, 20.000 sono rimasti orfani. Mancano medicine e generi alimentari, anche a Betlemme da cui molte famiglie cristiane sono andate via perché non riescono a sopravvivere. E’ dal 2020 che non vivevo una giornata così bella come quella di oggi. In Terra Santa domina ormai solo odio e spirito di vendetta. La maggioranza degli Israeliani e dei Palestinesi vuole la pace. Tutti stanno male in questo momento, solo una minoranza vuole la guerra. La comunità internazionale deve trovare una via d’uscita. Solo il Santo Padre ha chiesto un “cessate il fuoco”. Padre Ibrahim Faltas ha anche ricordato ai presenti i terribili giorni della Seconda Intifada descritti nel suo libro “Dall’assedio della natività all’assedio della città”, l’intervento di mediazione dei Frati francescani e la decisiva telefonata di Papa Giovanni Paolo II.

Questa la motivazione del Premio consegnato a Padre Ibrahim Faltas: “Costruttore di pace, ha trasmesso i valori della fede e della speranza della Chiesa di Francesco in terre difficili e tra popoli da anni in guerra fra loro alla conquista di una Terra promessa”.

A Stefania Battistini è andato il Premio Mozia per la migliore Reporter italiana di guerra. Giornalista Rai dal 2004, inviata del TG1 in Ucraina, ogni giorno, ogni sera, ogni notte Stefania Battistini – ha ricordato Incoronata Boccia al pubblico – racconta la tragedia immane del popolo ucraino, ma soprattutto le devastazioni della guerra, i dolori di intere città, le ferite profonde che il conflitto russo-ucraino ha inferto a quel Paese. E lo fa con assoluta discrezione, con un rispetto quasi sacro per le persone che incontra per strada e che intervista, e per le tante storie di disperazione che ogni giorno da mesi ci propone. Nata a Milano il 16 aprile 1977 – ha aggiunto Incoronata Boccia – Stefania Battistini si laurea in Scienze della Comunicazione con 110 e lode e dal 2007 diventa giornalista professionista. La sua carriera in Rai è iniziata come reporter per il TG1 e per Speciale Tg1. Le affidano subito i primi servizi da zone di guerra come il Kurdistan e la Siria, e la sua esperienza sul campo la porta varie volte faccia a faccia col pericolo. Il 10 febbraio 2022, due settimane prima dell’invasione di Putin, Stefania Battistini arriva a Kiev. Poi percorre tutta l’Ucraina. Fino ad entrare il 17 agosto, con l’operatore Simone Traini, nella città russa di Sudzha, ovvero nella regione di Kursk controllata dall’offensiva ucraina. Uno scoop mondiale che causa un mandato di cattura nei suoi confronti da parte della Russia.

Abbiamo soltanto seguito i fatti – ha commentato Stefania Battistini – come nei primi giorni della guerra, grazie anche all’intuito di Monica Maggioni che allora capì che si doveva partire subito. Ed è accaduto tutto sotto i nostri occhi: abbiamo visto le città liberate, la gioia delle persone quando sono potute rientrare nelle loro case, il dolore di cittadini come noi, costretti a diventare soldati. Quando sono arrivata qui oggi con voi, mi ha letteralmente assalito questo senso di pace; sono i luoghi in cui si trovano le radici del pensiero e della democrazia e senti che c’è qualcosa di più profondo che arriva dal centro della terra. Eravamo convinti che, almeno nel cuore dell’Europa, non avremmo più rivisto nulla di simile alla Seconda guerra mondiale. Ma la bellezza ci aiuta a sperare che possa esserci una ricomposizione anche in questo conflitto. Viviamo il rischio nella nostra professione, – ha proseguito Stefania Battistini – ma ognuno ha dentro di sé una passione che va seguita con rigore. Per andare in questi luoghi facciamo inoltre corsi con l’Esercito, veniamo preparati e addestrati. La ricchezza umana che si incontra nei luoghi dove la morte è sempre ad un passo, poi, restituisce tantissimo. Esiste il diritto internazionale e quella all’Ucraina, lo ha riconosciuto l’Assemblea delle Nazioni Unite, è una guerra di aggressione. L’Ucraina è stata invasa, – ha concluso – ma vanno certo raccontati entrambi i lati, perché le motivazioni geopolitiche devono essere capite. Grazie a tutti”.

E’ una persona straordinaria che vedete oggi di persona. – ha affermato Gianni Letta nel consegnare il Premio – E’ una giornalista che non conosce e non racconta soltanto l’aspetto militare dei conflitti, ma anche il dolore. La sua sensibilità la porta vicino a chi soffre, entra nelle case con un grandissimo rispetto per le persone e ci fa avere la sensazione di che cosa è la guerra, perché la vive nella quotidianità di una vita che si spezza, di una famiglia che si disunisce, di una casa che crolla, di una sofferenza infinita che sembra togliere persino la speranza. Lo fa con discrezione, dolcezza e tenerezza: tutto il contrario di quella grinta che dimostra quando mette l’elmetto, va al fronte e riesce a fare cose coraggiosissime, come quella che le sta causando il disagio attuale: la Russia la accusa di aver illegalmente varcato il confine, ma lei ha solo documentato l’azione militare delle truppe ucraine. Per questo – ha proseguito Gianni Letta – è dovuta rientrare in Italia, e vive sotto scorta, ma potete vedere con quale serenità affronta questa vicenda, ringraziando per le ore di tranquillità che Mozia le ha regalato e auspicando che questa atmosfera di pace possa raggiungere anche gli scenari di guerra che ha lasciato”. Queste le motivazioni del Premio consegnato a Stefania Battistini: “Giornalista di grande coraggio, dotata di un altissimo senso della professione, inviata del TG1, racconta la tragedia immane dei popoli in guerra mantenendo la serenità di giudizio e la giusta severità delle analisi necessarie”.

Al termine della serata il Notaio Salvatore Lombardo ha consegnato un oggetto-ricordo a tutti i membri del Comitato scientifico.

Ma il Comitato organizzatore, a sorpresa, ha voluto assegnare il Premio Mozia anche al Presidente della Giuria Gianni Letta. “Un personaggio eccezionale – ha sottolineato il Notaio Salvatore Lombardo – che, sin dalle prime fasi di organizzazione dell’iniziativa, ci ha aperto le braccia ed ha accettato immediatamente di fare il Presidente del Comitato scientifico. A lui dobbiamo il successo di questo evento”.

A leggere la motivazione del Premio è stata la Direttrice del Vomere Rosa Rubino: “Alla sua storia, al suo ruolo istituzionale, alla sua indipendenza intellettuale e al suo rigore morale. Per il suo alto senso dello Stato e per il grande equilibrio nella sua azione di uomo di governo al servizio del Paese”.

Non me lo aspettavo e non lo meritavo. – ha commentato Gianni Letta cui è stato consegnato anche un omaggio realizzato dal Maestro Gerardo Sacco – Abbiamo decantato la bellezza di Mozia, adesso scoprite anche la generosità di questa terra e delle sue persone. Non posso che dire grazie, commosso. L’ho fatto volentieri. – ha aggiunto – L’ho fatto perché quest’isola merita il riconoscimento Unesco. L’ho fatto perché voi siete delle persone straordinarie e perché, insieme al Comitato scientifico, abbiamo cercato di dare dei messaggi forse utili in un momento come questo, sostituendo alla polemica esasperata, al conflitto e all’odio, uno spirito di collaborazione e di amore per questa terra. Abbiamo scelto un simbolo altissimo di bellezza: – ha concluso – amare Mozia è facile ma speriamo, come ha detto Stefania Battistini, che da questa testimonianza possa nascere un messaggio di coesione e di armonia per tutto il nostro Paese. Grazie a tutti”.

Comitato Scientifico
Primo Premio Internazionale Mozia
Presidente: Gianni Letta.
Salvatore Lombardo, Rosa Rubino.
Giulio Biino, Maria Enza Carollo, Girolama Fontana, Roberto Gueli, Vincenzo Morgante, Mario Nanni, Pino Nano, Giuseppe Pace, Vito Pellegrino, Antonio Rallo, Giancarlo Scarchilli, Giuseppe Sciacca, Antonello Valentini.  

Ringraziamo
Irvos, Città di Marsala Giunta e Consiglio Comunale, Intesa Sanpaolo, Associazione Alphaomega, Unioncamere Sicilia, Aon Assicurazioni, Sigel, MDR, Agesp, Nino Castiglione, Donnafugata, Sud Marmi, Consorzio per la Tutela del Vino Marsala, Baglio Oneto, il personale della Fondazione Whitaker, Krivamar di M. Ottoveggio, Arini e Pugliese, Marilena Angileri Wedding, Associazione Aurora, Associazione Agroforestale, Dome Hotel, Seawater Hotels, La TR3, Power Sound Service di Russo, Rai 3, TGR Sicilia, TP24, Itacanotizie, Giornale di Sicilia, Giornalistitalia, Marsalanews, Calabria Live, Beemagazine, Prima Pagina News, la collega Federica Sbrana, il grafico Peppe Zerilli, Antonella Albigiani e per le foto Pino Vaiasuso.