Presentata la monografia: “Lo Stagnone di Marsala e Mozia: Patrimonio unico per una Economia Sostenibile” edita dal Vomere e curata da Baldassare Rallo
“Lo Stagnone di Marsala e Mozia: Patrimonio unico per un’Economia Sostenibile”: è stata presentata giovedì 13 giugno nella Sala dell’Emeroteca del Ministero della Cultura la Monografia pubblicata dalla Casa Editrice “Il Vomere”, curata da Baldassare Rallo, con la collaborazione dell’Assemblea Regionale Siciliana, dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dell’Università degli Studi di Palermo, del CoNISMa, dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Amministrazione comunale di Marsala. Il testo, dedicato alla Laguna più grande della Sicilia e alla “Perla del Mediterraneo”, Mozia, “Isola nell’Isola” posta davanti alla costa di Marsala, raccoglie numerosi e autorevoli contributi scientifici di diversi autori allo scopo di diffondere la conoscenza delle caratteristiche fisico-ambientali, estetico-percettive, storico-archeologiche, ma anche economico-sociali, di quello che il curatore definisce un autentico “paesaggio d’eccellenza”: area di transizione fra la terraferma e il mare aperto, vero e proprio “laboratorio naturale”, straordinario serbatoio di biodiversità, esempio paradigmatico – è stato sottolineato nel corso del convegno – di un’interazione virtuosa fra uomo e ambiente, capace di valorizzare, con uguale determinazione, i due termini di un binomio inscindibile alla base dell’ecosistema e della vita.
“Desidero rivolgere ai presenti il mio saluto prima di raggiungere il Senato per i lavori d’Aula. – ha esordito Maurizio Gasparri, Capogruppo al Senato di Forza Italia – Quella che sarà presentata è un’importantissima Monografia dedicata ad un’area che conosco molto bene perché frequento le Isole Egadi che sono “la fermata successiva”, nel mare, dopo Marsala e Mozia. So quanto questo territorio sia un luogo straordinario di cultura e civiltà anche grazie ai suoi Musei e alle attività delle diverse Fondazioni che valorizzano quel patrimonio non sufficientemente conosciuto, però, a livello nazionale ed internazionale. Marsala è, da millenni, un crocevia della storia a partire dall’antichità fino ad arrivare a Garibaldi e allo sbarco dei Mille. Vi auguro buon lavoro in questa bellissima Sala dell’Emeroteca del Ministero della Cultura, per la presentazione di un volume dall’altissimo valore storico, culturale e scientifico”.
“Sono lieto che abbiate scelto questa sede – ha sottolineato quindi Emanuele Merlino, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro della Cultura – perché sono certo che il nostro Dicastero possa rappresentare uno spazio di approfondimento, incontro e confronto fra diverse discipline e varie esigenze. Il fatto che voi siate qui – ha aggiunto rivolgendosi ai relatori – è la dimostrazione e il riconoscimento che Il Ministero della Cultura potrà divenire anche “luogo delle prospettive” in relazione agli importantissimi temi che tratterete”.
“Il paesaggio è il volto amato della Patria”: con questa citazione di Benedetto Croce, il Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Francesco Gilioli ha salutato i relatori del convegno. “E’ un’attività importante e meritoria proteggere il patrimonio naturalistico del nostro Paese: – ha aggiunto – si tratta di un’azione autenticamente patriottica”.
“E’ un grande onore per noi essere ospitati oggi nell’Emeroteca del Ministero della Cultura – ha quindi esordito la Direttrice del Vomere Rosa Rubino, promotrice dell’evento insieme al Direttore della Casa Editrice Alfredo Rubino – e sentir risuonare in questa Sala i nomi di Marsala, Mozia e della Laguna dello Stagnone. Desidero ringraziare il Capo della Segreteria Tecnica del Ministro della Cultura e lo stesso Ministro Gennaro Sangiuliano per averci ospitati. Un grazie a tutti i presenti e, in modo particolare, al Responsabile dell’Emeroteca del Senato Francesco Pappalardo a cui il 9 dicembre del 2019 abbiamo avuto l’onore di consegnare la più antica edizione del Vomere, periodico siciliano fondato da Vito Rubino, mio nonno, il 12 luglio del 1896. La testata che dirigo insieme a mio nipote Riccardo e la Casa Editrice guidata da mio fratello Alfredo sono da sempre in prima linea nelle battaglie per la difesa di un patrimonio naturalistico, culturale, storico ed archeologico unico al mondo. Noi amiamo appassionatamente questi luoghi. Già agli inizi del Novecento, mio nonno, il fondatore del Vomere, pubblicava i resoconti degli scavi archeologici avviati da Joseph Whitaker che aveva acquistato l’Isola di Mozia. Negli Anni Sessanta il nostro giornale, con l’aiuto della stampa nazionale e il supporto di un Comitato civico, ha impedito la costruzione di ben 13.000 posti letto nell’area della Salina Genna, un intervento di cementificazione che avrebbe stravolto letteralmente i fragili equilibri di questo habitat. Successivamente ci siamo battuti per impedire la circolazione di natanti e imbarcazioni a motore che avrebbero deturpato irrimediabilmente i banchi di Posidonia della Riserva dello Stagnone. Per undici anni, inoltre – ha aggiunto la Direttrice del Vomere – abbiamo svolto, dalle colonne del nostro giornale, diverse campagne di sensibilizzazione affinché questi luoghi venissero adeguatamente conosciuti. Ecco perché pubblichiamo una seconda Monografia ad otto anni di distanza dalla prima, e lo facciamo per aggiornare e diffondere conoscenze e informazioni utili a tutti. Il merito del lavoro che presentiamo, fortemente voluto dal Direttore della Casa Editrice “Il Vomere” Alfredo Rubino, è del Prof. Baldo Rallo che ha saputo coordinare gli interventi e i contributi mettendo a disposizione le proprie competenze scientifiche. Desidero ringraziare anche l’Assemblea Regionale Siciliana, l’Università degli Studi di Palermo, il CoNISMa, l’Università “La Sapienza” di Roma, il Comune di Marsala, la Regione Siciliana e l’Assessorato regionale ai Beni Culturali per averci aiutato nella realizzazione di questo volume. Ma rivolgo il mio grazie anche e soprattutto alla Dottoressa Mariassunta Peci, Direttore del Servizio III – Relazioni Internazionali del Ministero della Cultura, perché da oltre trent’anni inseguiamo il sogno di veder riconosciuta l’area dello Stagnone di Marsala e di Mozia come Patrimonio dell’Umanità. Da sempre poeti e scrittori hanno descritto la sua bellezza così come i media internazionali hanno fotografato questi luoghi e ne hanno parlato al mondo nelle loro prestigiose testate. Mozia – ha proseguito la Direttrice del Vomere – è davvero la “Perla del Mediterraneo”, collocata al centro di uno specchio d’acqua di incredibile fascino. Ma ci sono anche le Saline, in particolare “Ettore e Infersa” con le straordinarie vasche dal colore madreperlaceo, i mulini a vento, i fenicotteri rosa che disegnano un vero e proprio “mantello naturale” quando planano sulla superficie lucente del mare. Senza dimenticare i tramonti che giungono ad incorniciare il sito archeologico fenicio-punico più importante al mondo, come dimostra l’impareggiabile scultura dell’Auriga di Mozia magistralmente descritta dal Prof. Lorenzo Nigro. Da Mozia nasce la mia città, Marsala – ha aggiunto Rosa Rubino – perché proprio sul promontorio di Lilibeo si rifugiarono i punici di Mozia assediati da Dionisio I di Siracusa. Oggi però, a causa di una forte antropizzazione, quest’area è in pericolo, soprattutto per un turismo di massa aggressivo che, in modo particolare nella stagione estiva, mette a rischio gli equilibri di un habitat estremamente sensibile e fragile. Ognuno di noi deve fare la sua parte per salvare questi luoghi. E’ urgente un intervento responsabile delle Istituzioni a tutti i livelli, ed una politica attiva e veloce. E’ necessario intervenire tempestivamente – ha aggiunto Rosa Rubino – per il ripristino dei livelli di ossigenazione indispensabili alla sopravvivenza della Laguna. “Non c’è più tempo”: così ci ammonisce spesso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando esorta tutti noi alla salvaguardia della natura. Con l’aiuto dell’Unesco – ha concluso la Direttrice del Vomere – potremo difendere allora un patrimonio culturale e naturale dallo straordinario valore, un bene comune universale che ha bisogno del nostro aiuto. Prima che sia troppo tardi”.
“Conosco bene il fascino di questi luoghi che rappresentano quasi uno spazio di congiunzione fra la terra e il cielo. – ha esordito Mariassunta Peci, Direttore del Servizio III – Relazioni Internazionali del Ministero della Cultura – Nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente ci sono sempre stati dei conflitti, ma si sono trovate soluzioni. Si tratta di individuare di nuovo il corretto equilibrio fra cultura e natura e di vincere molte sfide. Siamo fieri che l’Italia abbia 59 siti Unesco, ma dobbiamo ricordare che ciò significa una precisa responsabilità per lo Stato. I processi di candidatura sono diventati molto complessi, ma la vera forza è nel percorso. Questa pubblicazione rappresenta un grido di dolore e di speranza – ha proseguito Mariassunta Peci – per salvaguardare un’area dallo straordinario valore universale. Il Ministero della Cultura è pronto a fare la sua parte insieme a quello dell’Ambiente, riprendendo i fili di un cammino che vede il suo punto qualificante proprio nella capacità di raccontare le potenzialità di beni comuni che devono essere tutelati e protetti perché appartengono all’intera umanità”. Corresponsabilità e coordinamento: queste, ha affermato ancora Mariassunta Peci, le parole-chiave alla base di un’azione efficace che vada oltre la semplice manifestazione ed espressione di volontà. “Mi complimento per gli interventi di tutti gli autori di questa pubblicazione – ha aggiunto – che rappresenta un importantissimo strumento scientifico e culturale per ragionare tutti insieme sul cammino da intraprendere. Il testo riesce a restituire perfettamente la bellezza dei luoghi ma anche ad evidenziarne le criticità. “La Sicilia è un “cuore” all’interno del Mediterraneo e la sua storia di legami, scambi, relazioni e dialoghi fra le diverse civiltà deve essere posta al centro di un dialogo interculturale che il nostro Governo persegue con profonda attenzione. Con la collaborazione del dott. Stefano Musco siamo pronti ad ogni interlocuzione per analizzare questa candidatura”. E’ possibile, ha spiegato Mariassunta Peci, anche adottare una prospettiva multinazionale che coinvolga siti affini capaci di raccontare una fase altissima della nostra storia. “Sono fiera – ha concluso – di aver dato il mio piccolo contributo in relazione a questi temi e rimango a disposizione insieme a tutte le strutture del Ministero. Dovremo verificare naturalmente se ci sono ancora le condizioni per poter portare avanti questa procedura e darle maggiore spessore, considerandone i punti di forza e le criticità. Si tratta di percorsi molto lunghi, che richiedono cautela, ma possiamo approfondire, studiare e analizzare insieme la situazione per comprendere la capacità di successo di tale candidatura, senza dimenticare i molti altri Programmi Unesco ed UE che potrebbero essere valutati come valide alternative. Grazie a tutti!”.
“E’ un onore per la città di Marsala partecipare ad un appuntamento così rilevante – ha esordito l’On. Massimo Grillo, Sindaco di Marsala, in collegamento dalla Sede del Municipio – e desidero ringraziare Rosa, Alfredo Rubino e il Vomere, storico giornale della nostra città. La pubblicazione della Monografia dedicata a Mozia e alla Laguna dello Stagnone, con i suoi importantissimi contributi scientifici – ha aggiunto – è un’occasione imperdibile per accrescere la consapevolezza e il senso di responsabilità, al fine di custodire questo straordinario patrimonio della realtà siciliana, ma anche per promuoverne la candidatura a Patrimonio Unesco. Ricordo i molti passi già fatti, le campagne di comunicazione avviate, il lavoro e l’impegno riguardante la pianificazione urbanistica a tutela di un’area particolarmente sensibile per la quale tutti noi da sempre ci siamo battuti, a partire dal Vomere. Ognuno, in questo processo – ha sottolineato ancora l’On. Massimo Grillo – deve continuare a fare la sua parte. Grazie ad un Progetto che vede protagonista anche il Prof. Antonio Mazzola siamo riusciti ad intercettare un importante finanziamento che ci ha permesso di avviare un lavoro unico, per estensione, in Europa per la piantumazione di Posidonia e la riapertura di due canali sull’Isola Grande a salvaguardia di un habitat naturale inestimabile, per evitare le conseguenze che in questi anni si stavano determinando. Ringrazio la comunità scientifica che sta lavorando per proteggere nella maniera migliore un patrimonio di straordinaria bellezza. Credo – ha concluso il Sindaco – che nel giro di un anno potremo completare questo processo per dare testimonianza del lavoro che stiamo silenziosamente portando avanti con l’obiettivo di tutelare il valore di un’area naturalistica unica al mondo”.
“L’eccellente Monografia che presentiamo mette in evidenza il valore straordinario di questo territorio – ha sottolineato quindi Girolama Fontana, Sovrintendente ai Beni Culturali di Trapani – ma anche le sue criticità. Si tratta di un’area lagunare che è testimonianza, dal periodo punico in poi, di una stratificazione storica di sette secoli, fino ai Romani. Decisivo il contributo delle Università di Palermo e di Roma che hanno ribadito la centralità di Mozia nel Mediterraneo come crocevia dei popoli che si affacciavano su questo mare da Oriente ad Occidente, consentendo a molti archeologi, studiosi e studenti di operare sul campo. Devo dire, per chi non ha avuto ancora la fortuna di visitarla, che Mozia è un’isola “incantata”; – ha aggiunto Girolama Fontana – non a caso Joseph Whitaker, imprenditore, ma anche intellettuale, naturalista ed ornitologo, l’ha scelta come sede abitativa vedendo in essa il suo “paradiso terrestre”, ed è nostro dovere tutelarlo. Oggi Mozia è gestita dalla Fondazione Whitaker che si adopera per la sua valorizzazione e fruizione, compreso il Museo Archeologico in cui è conservato il “Giovinetto”, di straordinaria bellezza, dichiarato “patrimonio inamovibile” della Regione siciliana. Eccezionale il valore storico-culturale e naturalistico dell’area lagunare. Basti pensare – ha aggiunto Girolama Fontana – ai banchi di Posidonia, considerati veri e propri “monumenti marittimi”, alle specie ittiche (alcune a rischio di estinzione perché insidiate dal granchio blu), a quelle floristiche e botaniche, all’avifauna”. La Sovrintendente ha ricordato quindi la bellezza del paesaggio delle saline da Marsala a Trapani, passando per Paceco, sottolineando la necessità di contrastare l’incipiente cementificazione e i tentativi di speculazione edilizia con il supporto delle Istituzioni pubbliche, a tutela di un importantissimo patrimonio collettivo. Molti, ha ricordato, i mulini a vento purtroppo in stato ruderale. Il paesaggio antropico, frutto di un’interazione fra le attività umane e l’ecosistema, ha conosciuto nel tempo cambiamenti lenti, ma nel giro di un ventennio – ha sottolineato ancora Girolama Fontana – si sta assistendo ad una repentina involuzione con mutamenti incongrui che non consentono più alle comunità locali di riconoscersi nel loro contesto naturale. E’ per tale motivo, ha concluso, che una tutela di questi luoghi come Patrimonio dell’Umanità potrebbe arginare una deriva pericolosa, garantendo la conservazione e la salvaguardia di beni universali.
Maria Enza Carollo, Direttore e Segretario Generale Fondazione Whitaker presieduta dall’Archeologo Paolo Matthiae, ha quindi ringraziato Rosa Rubino, ricordando la lunghissima condivisione di un amore e di una dedizione comune per l’Isola di Mozia. Portando i saluti della Presidenza della Fondazione Whitaker e dell’Accademia dei Lincei, Maria Enza Carollo ha descritto con straordinaria passione la peculiare atmosfera che caratterizza la “Perla del Mediterraneo”, vero e proprio “Paradiso in terra”. “Gradirei che questo mio sacrificio, questo mio impegno e questo mio amore per Mozia – ha aggiunto – si trasformassero in qualcosa che abbiamo sempre auspicato: che Mozia venga riconosciuta e dichiarata Patrimonio dell’Umanità. E’ necessario operare congiuntamente, ha concluso, perché solo mettendo in campo sinergie interistituzionali sarà possibile raggiungere questo importantissimo traguardo.
La Direttrice del Vomere Rosa Rubino ha successivamente letto alcuni passaggi del contributo alla Monografia dell’Archeologo Lorenzo Nigro, a capo della missione dell’Università La Sapienza di Roma tornata a Mozia nel 2002: “Gli ultimi venti anni di ricerche sono stati costellati da ritrovamenti inattesi e da numerosissime pubblicazioni che hanno radicalmente cambiato la nostra conoscenza della storia di Mozia e offrono oggi prospettive inaspettate e affascinanti ai ricercatori impegnati nella ricostruzione del passato delle culture mediterranee”. Proseguendo nella lettura, la Direttrice del Vomere ha ricordato come le primissime testimonianze della presenza umana sull’isola risalgano addirittura al Paleolitico e poi, anche, con ogni probabilità al Neolitico e all’Eneolitico. La Direttrice del Vomere ha quindi elencato tutti gli autori della Monografia: Lorenzo Nigro, Antonio Mazzola, Sebastiano Calvo e Agostino Tomasello, Attilio Sulli, Mauro Agate, Maurizio Gasparo Morticelli, Cipriano Di Maggio, Giuseppe Ciraolo, Giacomo d’Alì Staiti ed Elio Piazza.
Antonio Mazzola, Professore Emerito di Ecologia dell’Università di Palermo e Presidente CoNISMa – Roma, ha quindi descritto in una prospettiva scientifica le caratteristiche e le peculiarità dell’area lagunare dello Stagnone soggetta a mutamenti continui. “Lo Stagnone è da sempre una “sentinella” per tutte le variazioni ambientali – ha sottolineato il Prof. Mazzola – che avvengono in questo ambiente naturale molto sensibile, posto in una direttrice che parte dall’Africa ed arriva fino alle lagune venete e baltiche”. Lo Stagnone, ha ricordato ancora il Prof. Mazzola, ha delle specificità legate alla sua straordinaria biodiversità, che riguarda sia le aree terrestri sia quelle marine. Si tratta di un’area di transizione, “un sistema delicato e fragile caratterizzato da elevate potenzialità produttive, ma nello stesso tempo condizionato da una notevole pressione antropica che provoca preoccupanti impatti, con riferimento agli inquinamenti e alle modifiche del paesaggio”. La sfida – ha aggiunto – è quella di definire le condizioni per una migliore vivibilità del territorio, nell’ottica inderogabile di uno sviluppo rispettoso dell’habitat naturale. “Oggi tutte le azioni orientate all’incremento della sostenibilità che affrontano temi come il cambiamento climatico, il consumo del suolo, l’uso delle rinnovabili … non vanno affrontate solo dalle politiche dei Governi centrali, ma passano necessariamente dalle politiche locali dei singoli Comuni, attraverso azioni concrete, per sostanziarne i risultati. E’ importante che vi sia la consapevolezza del cittadino – ha sostenuto ancora il Prof. Mazzola – e la sua partecipazione alle decisioni politiche del proprio territorio per l’adozione di comportamenti virtuosi e ciò può avvenire solo con le politiche di prossimità. Su questi temi – ha osservato ancora – il contesto territoriale dello Stagnone può giocare un ruolo determinante e può confermarsi, ancora una volta, “laboratorio sperimentale sotto ogni punto di vista”. Il Prof. Mazzola ha quindi elencato le più importanti specie floristiche e faunistiche che caratterizzano l’area dello Stagnone di Marsala, spiegando nelle sue diverse articolazioni lo svolgimento del Progetto “Rinasce” coordinato da CoNISMa (Consorzio Nazionale interuniversitario per le Scienze del Mare) e dal Comune di Marsala ed ideato proprio per agevolare un necessario percorso di recupero, “attraverso il ripristino di alcune condizioni ambientali con tecniche moderne e sostenibili di risanamento, valorizzando il legame tra la conservazione dell’ambiente e la sostenibilità a lungo termine delle attività economiche ad essa strettamente collegate”. Il Prof. Mazzola ha successivamente descritto i diversi servizi ecosistemici offerti dall’area dello Stagnone: dalla regolazione di fenomeni idrogeologici al ruolo essenziale nell’assorbire e immagazzinare carbonio, dalla “fruizione” all’ “educazione” per le diverse funzioni attivabili (dal birdwatching ad attività didattiche, culturali, ricreative, sportive e di turismo responsabile). Un’opportunità, ha spiegato nella Monografia, per attivare “processi decisionali nature based” e soluzioni più efficienti rispetto ad approcci tradizionali. Tre gli assi di sostegno di un’efficace strategia di tutela, valorizzazione e gestione: economico, ambientale e del benessere sociale. Senza dimenticare le criticità legate essenzialmente alla crescente antropizzazione ma anche all’indebolimento della capacità di resilienza dell’area. Proprio al fine di contrastare il degrado del territorio, ha sottolineato il Prof. Mazzola, stanno proseguendo le azioni di intervento del Progetto “Rinasce”: dalla piantumazione di Posidonia al ripristino di alcuni canali presenti nella Bocca Nord e nella zona settentrionale dell’Isola Lunga allo scopo “di migliorare la circolazione e diminuire i tempi di residenza delle acque nella zona nord dell’Isola di Mozia”. Un intervento di straordinario rilievo, ha concluso, che deve vedere il contributo di tutti.
“Come Presidente della Regione Sicilia mi sono occupato da tempo dell’Isola di Mozia – ha esordito il Ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare Nello Musumeci – che rappresenta un unicum nel Mediterraneo. E’ noto come mi sia battuto per la sua elettrificazione stabile e per l’apertura di un infopoint all’imbarcadero storico di Mozia. Abbiamo convinto l’Ente ad avviare un Progetto importante anche per le Isole dirimpettaie. Lo Stagnone è fortemente malato perché non ha mai rappresentato una priorità per le agende politiche. Da uomo di Governo, prima ancora che da siciliano – ha aggiunto il Ministro – credo sia indispensabile porre in essere ogni intervento affinché la sostenibilità non rimanga una parola o un intercalare utile solo a tacitare la propria coscienza. La sostenibilità è tale solo se consente all’uomo di relazionarsi con l’ambiente in un rapporto reciproco. L’uomo non è estraneo all’ambiente, è un elemento naturale che deve essere integrato nell’habitat che si vuole difendere e tutelare”. Il Ministro ha sottolineato quindi come solo un approccio di questo genere sia in grado di contrastare estremismi ambientalisti che hanno causato molti disastri, non solo in Italia. Ma la politica deve dimostrare consapevolezza e responsabilità, come non sempre è avvenuto, se si vuole proteggere l’ambiente in una prospettiva di futuro. “Oggi dobbiamo lavorare su una realtà fortemente ma ancora non del tutto compromessa. – ha proseguito il Ministro – Dobbiamo agire per salvare il salvabile. Vogliamo dunque rivedere l’organo gestionale per potenziarlo e mettere insieme la competenza scientifica, il coordinamento delle risorse umane e la promozione dell’area in chiave turistica? – si è chiesto – Sono un uomo di Governo che deve pensare con pragmatismo a difendere la risorsa naturale come bene dell’umanità. Ma è mancata finora un’adeguata capacità di prevenzione. – ha aggiunto Musumeci – Nulla si apprezza se non si conosce. Occorre mettere insieme l’Istituzione pubblica, la comunità scientifica e quella accademica per capire quale strategia può essere definita in una prospettiva almeno decennale”. “Ecco perché – scrive il Ministro nella sua Introduzione alla Monografia, vero e proprio “libro denuncia” – l’opera di sensibilizzazione di ciò che rappresenta questo braccio di mare semichiuso credo debba costituire il primo compito degli Enti locali. Senza mai abbandonare l’ambizioso e legittimo obiettivo di fare dello Stagnone di Marsala un sito Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Questa ricca pubblicazione, voluta dalla benemerita famiglia Rubino per le Edizioni del Vomere e ricca di qualificate relazioni, costituisce non solo un ulteriore atto d’amore verso la propria terra, ma anche un prezioso strumento di approfondimento e divulgazione. Onore al merito di chi l’ha voluto!”. “Tuttavia lasciatemi esprimere il mio scetticismo. – ha aggiunto il Ministro – Io provengo da un Comune, in Val di Noto, dichiarato oltre quindici anni fa “Patrimonio Unesco” per il suo barocco tardoseicentesco, Militello in Val di Catania, ma qui come in altri luoghi non sempre e non ovunque le sorti sono cambiate in termini di sensibilità, perché qualunque progetto di tutela e di valorizzazione si voglia tentare, questo è destinato a naufragare se non è condiviso dalle comunità locali. Manca spesso la sufficiente partecipazione civica ed emotiva. Ma occorre al più presto passare dall’analisi scientifica a quella fattuale e gestionale, perché si tratta di un’area che ha bisogno di crescita economica. Sono convinto che l’Amministrazione comunale di Marsala, gli organi di stampa, a cominciare dallo storico Vomere, ed altre sensibilità assai spiccate, insieme alle comunità scientifiche ed alle Università potranno consentire davvero di raggiungere i risultati sperati. Da siciliano posso benissimo dare il mio contributo per definire un piano strategico. Di dibattiti, di tavole rotonde – ha aggiunto – si può anche morire. Conosciuta la patologia, ha concluso il Ministro, dobbiamo ora passare alla terapia”.
Giacomo D’Alì Staiti, Presidente Sosalt Spa – Trapani, ha quindi ripercorso le tappe principali della storia delle Saline “Ettore e Infersa”, ricordando come l’estrazione del sale marino fosse diffusa già presso i Fenici. “Ed il controllo delle due sponde del Canale di Sicilia, con Mothia e Cartagine, era strategicamente fondamentale per i Fenicio-Punici”. “Prove scritte dell’esistenza delle saline nel trapanese – sottolinea D’Alì Staiti nella Monografia dedicata allo Stagnone di Marsala – risalgono sicuramente al XII secolo”. “La costruzione delle saline “Ettore e Infersa”, come dimostrano gli atti documentali, – ha precisato – fu autorizzata tra il 1492 ed il 1508. E’ del 25 maggio 1562 l’atto del notaio Bartolomeo Passalacqua di Marsala in cui si cita il “Magnifico Hector de Grignano” che diede il nome probabilmente alla “Salina Ettore”. Un comparto, quello della salicoltura, che raggiunse la sua massima prosperità dopo le guerre napoleoniche fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. “Le saline, prima feudi della nobiltà locale o palermitana, vengono poi acquisite da nuovi imprenditori dinamici e borghesi …: D’Alì, Burgarella, Piacentino, oltre ai baroni Adragna ed alle antiche famiglie nobiliari come Staiti e Platamone, che rimangono attive e vivaci nel settore”. Quindi un nuovo traguardo. “Le famiglie dei “coltivatori diretti” del sale, che man mano avevano rilevato molte delle piccole saline della borghesia trapanese e un imprenditore caparbio, quello che aveva voluto con forza la trasformazione di 12 piccole saline trapanesi e di 3 grandi saline marsalesi sull’Isola Grande in due significativi complessi industriali rischiando nell’impresa buona parte del proprio patrimonio familiare, – si legge ancora nella Monografia – affrontano a testa bassa la crisi e riescono, dopo quasi quindici anni, nel 1980, a uscire dal tunnel. E’ con un minimo di ritrosia ma con un enorme orgoglio e senza paura di essere smentito che ricordo il nome di quest’uomo, Antonio D’Ali Staiti. Era infatti mio padre. A Trapani nasce un’industria moderna che si propone anche sul mercato nazionale ed internazionale del sale confezionato. Le piccole saline, trainate da questo successo, riescono ancora a proporsi come esempio di vitalità e di grande qualità. Un piccolo consorzio riesce a qualificare il sale marino artigianale di Trapani fregiandosi del prestigioso marchio di “Presidio Slow Food”. Trent’anni dopo, nel 2012, l’insieme della produzione delle saline che si snodano da Trapani a Marsala attraverso Paceco ottiene, primo in Italia e, in Europa insieme al sale francese della Bretagna, il riconoscimento di sale marino a Indicazione Geografica Protetta, con la denominazione “Sale marino di Trapani IGP”. Un’attività “intrinsecamente sostenibile” – ha aggiunto Giacomo D’Alì Staiti – perché basata sul sole e sul vento e dunque ideale per rappresentare un esempio paradigmatico di economia rispettosa dell’ambiente. “Noi vogliamo le riserve naturali, perché rappresentano una risorsa – ha sottolineato ancora – a condizione che le popolazioni locali condividano gli stessi obiettivi. La salvaguardia ambientale non va vissuta come una costrizione, dunque, ma una necessità imprescindibile per preservare l’ecosistema, anche e soprattutto quello delle saline su cui si fonda l’identità del territorio e la sua “sconvolgente bellezza”.
Ermanno Arslan, Socio Nazionale Accademia dei Lincei, ha quindi portato il suo saluto collegandosi in remoto: “Come vorrei essere con voi tutti, a parlare di Mozia. – ha esordito il Prof. Arslan – Vorrei portare il saluto e l’augurio dell’Accademia dei Lincei della quale sono Socio e che, per quanto riguarda l’aspetto archeologico, ha tanto lavorato a favore di Mozia, di questa straordinaria e magica bellezza che conclude, protesa nel Mediterraneo, la sequenza incredibile delle bellezze della nostra Italia. Sono con voi, vi auguro buon lavoro e cercherò evidentemente di ritornare dagli amici a Mozia al più presto. Buon lavoro”.
“Ogni più alto traguardo ha bisogno di tenacia. – ha concluso la Direttrice del Vomere Rosa Rubino nel ringraziare e salutare i relatori e il pubblico – Ma è necessario anche abbandonare ideologismi ed estremismi sterili che rischiano di paralizzare l’economia e la società. Sono gli antichi, come sempre, ad ispirarci e guidarci, indicandoci la strada da seguire. Parafrasando Plinio il Vecchio, ogni decisione sarà allora da adottare, d’ora in avanti, “cum grano salis”. Grazie a tutti!”.
Ringraziamenti
Si ringrazia per la preziosa collaborazione: il Dottor Andrea Petrella, il Dottor Roberto Meomartini e il Dottor Fabio Zona.