Senza rendercene conto, siamo invasi dallo “Still Life”, dalla natura morta, e se non proprio morta, almeno sul punto di essere masticata, divorata. Basta scorrere le pagine Facebook dei nostri amici e ci troveremo innumerevoli foto di piatti fumanti, più che morti, cotti; ma fotografati come un’ossessione: al ristorante, a casa, perfino durante il picnic. Non si sa per quale motivo la food photography sia così praticata: non solo pasta, ma frutta, ortaggi, bistecche, dolci; tutti sentono il bisogno di fotografare e postare, producendo un’epidemia di immagini
gastronomiche. Sarà il retaggio arcaico di provocare invidia con il proprio bottino di caccia? Ovviamente quest’epidemia è indotta dalla pubblicità di cibi meravigliosamente fotografati, da mangiare almeno con gli occhi. E la pubblicità fa un uso ampio non solo della food photography, ma anche dello “still life” di altri oggetti in vendita (borse, profumi, indumenti, mobili), vere e proprie vetrine che li rendono sempre più desiderabili.
Forse quest’uso massiccio dello “still life” nella moda e nella gastronomia lo ha reso un genere d’arte considerato marginale, frutto solo di tecnica e di idee pubblicitarie. E invece no. Lo “still life“ può essere un potente strumento di comunicazione emotiva, e quindi artistica, se chi lo realizza non vuole fotografare per vendere, ma semplicemente per esprimersi.
Per questo motivo, il Museo San Rocco, dopo la splendida mostra di Renato Marcialis del 2017, Caravaggio in cucina, ha deciso di ospitare un’altra raccolta di foto di Fatìma Li Cavoli, artista di Terrasini, che, guardando ai fotografi già ampiamente affermati come Marcialis, sa sviluppare tuttavia un suo linguaggio e suoi temi che partendo dagli oggetti tipici dello “still life” (frutta, verdura, brocche, posate) si muovono nel terreno affascinante dell’antropologia culturale e della cultura materiale degli oggetti non più usati, provenienti dai casali e dalle masserizie della Sicilia profonda e antica. Ne viene fuori una poetica della memoria che mette in moto curiosità e stupore. Utilizzando la luce in maniera originale (Light painting) Fatima riesce a dare personalità agli oggetti e restituisce loro il presente. Animata da una curiosità sempre in movimento lo “still life” di Fatìma Li Cavoli trascende l’idea della natura morta e inanimata. I suoi oggetti vorrebbero muoversi, interagire; loro, immobili, spingono al movimento chi li guarda. Per questo la mostra prende il titolo di “STIR LIFE” che indica proprio l’azione del muovere, dell’agitare, del mescolare. Quasi a dire che la vita è sempre un equilibrio tra la stasi e il movimento.
Inaugurazione
Martedì 17 ottobre 2023, ore 18.30
Dal 17 ottobre 2023 al 17 gennaio 2024
Orari di apertura:
giovedì dalle 17.00 alle 19.00;
venerdì, sabato e domenica dalle 18.00 alle 20.00
Museo San Rocco
Sala “Giovanni XXIII” (1° piano)
Via Turretta, 12 – 91100, Trapani