Non posso esimermi dall’inserirmi nella notizia, con molto orgoglio, con molta soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che il nostro provincialismo farà sicuramente sorridere molti di coloro che, come me, ritengono che il mondo non si divida in due emisferi separati dal parallelo di Marausa-Birgi e con la certezza che farà invece ridere i pochi che, fuori da questo stucchevole microcosmo (Birgi-Marausa appunto) non comprenderanno proprio di cosa stiamo parlando.
Molto orgoglio perché l’immagine scelta, quella delle Saline Ettore e Infersa di Marsala, per la nuova confezione di una delle prelibatezze più conosciute al mondo, la Nutella della FERRERO, inquadra un panorama meraviglioso che mio padre, mia moglie, io e i miei figli stiamo cercando di valorizzare, di diffondere e di proteggere con tutte le nostre forze e a dispetto di tutto e di tutti. Le Saline Ettore e Infersa di Marsala sono infatti di proprietà della mia famiglia da circa 200 anni, da quando il mio antenato Giovan Maria D’Alì ne riscattò l’enfiteusi. Ma noi, orgogliosamente trapanesi da sempre, negli ultimi 40 anni ne abbiamo voluto fare un luogo di visita, oltre che di produzione di sale di altissima qualità, il primo luogo per il SALITURISMO, dedicato a tutti coloro che vogliono approfondire il mondo del sale, la visita allo Stagnone di Marsala e alla sua perla, Mothia, godendo dei tramonti struggenti e meravigliosi che esse, sorrette da una natura prodiga e generosa, sanno offrire nel caleidoscopio delle vasche ben curate, nel profilo silente e maestoso dei mulini restaurati e curati dalla manutenzione maniacale che abbiamo da sempre prodigato su essi come sulle vasche, sui canali, sugli arginelli di tufo, sui grandi argini perimetrali.
Ed è quindi con piacere e soddisfazione che accogliamo la corretta indicazione del luogo dove quel quadro si trova, auspicando che sia anche un viatico per indirizzare visitatori e turisti nel luogo dove esse si trovano, appunto lo Stagnone di Marsala.
Ed è con altrettanto orgoglio che rivendichiamo il successo, con questo riconoscimento, dell’azione da noi posta in essere, che vede le Saline Ettore e Infersa di Marsala produrre solo il 10% del prodotto della SOSALT SpA, azienda che ha a Trapani la sua sede, il suo stabilimento e oltre l’80% della produzione, che distribuisce il suo prodotto, il “Sale Marino di Trapani” proveniente dai 25 chilometri di costa che, una volta tanto, uniscono e non dividono le due città, sulle tavole e nei prodotti agroalimentari degli italiani e di tantissimi stranieri, in 26 paesi del mondo, ma che di esse, le Saline Ettore e Infersa di Marsala, ha voluto fare la propria vetrina, il “salotto buono”, dove ospitare i propri clienti e i visitatori che in esso riconoscono un’eccellenza produttiva e gastronomica assoluta.
E con altrettanta soddisfazione dà lavoro a quasi 100 collaboratori, senza mai chiedersi il campanile da cui provengono.
Il mondo non si divide in “sta banna Marausa” e “dda banna Marausa”, come molti, politici locali in primo luogo, troppo spesso fanno mostra di credere. Come correttamente il mio amico Paolo Salerno sottolinea, nella nostra provincia il vino è “Marsala” e il sale è “Trapani”, anche se qualche vigneto che produce il meraviglioso nettare può trovarsi in un altro comune o i circuiti idraulici delle saline si stendono nei comuni di Trapani, Paceco e Marsala. Ed è tutta da vedere, ca Castellammare a Mazara del Vallo.
Ma sarebbe estremamente opportuno che tutto ciò fosse ricordato dagli amministratori locali non solo per attaccarsi qualche medaglietta di stucchevole provincialismo, ma anche per sostenere gli sforzi che i privati fanno per mantenere viva la tradizione della salicoltura. Sarebbe lungo l’elenco delle azioni di ostacolo o quanto meno di disinteresse che essi hanno posto in essere negli ultimi anni, nei diversi campanili. Ne faremo una comunicazione separata, ma basti ricordare l’azione che si potrebbe addirittura definire di boicottaggio che si sta palesando a Marsala con la definizione di un senso di marcia e di una cartellonistica che “tagliano fuori” le Saline Ettore e Infersa e perfino Mothia da ogni possibile flusso turistico proveniente dall’autostrada A29, costringendo i bus ad allungare di oltre mezz’ora il proprio tragitto, ad arrivare quasi a Marsala prima di imboccare alcuni chilometri di lungo-Stagnone, diventato un budello estremamente stretto e quasi impraticabile a seguito dell’istituzione della pur pregevole pista ciclabile, per giungere alle saline e agli imbarchi per Mothia, che in esse si trovano. Invertire il senso (e adottare una collocazione della segnaletica verticale meno scellerata e penalizzante), almeno nel tratto interessato alle saline e agli imbarchi, consentirebbe di raggiungerle agevolmente sia a chi viene dalla A29 venendo addirittura incentivato a proseguire poi la propria visita alle bellezze di Marsala, che a chi, proveniendo da Marsala, potrebbe entrare da Casello Bonetti allungando il percorso della propria passeggiata automobilistica solo di poche centinaia di metri dalla Spagnola, da dove invece i bus turistici NON POSSONO entrare. Ma la logica e la razionalità e perfino l’intelligenza non hanno finora prevalso.
Giacomo D’Alì Staiti