25 Aprile 2021
di Fr. Ibrahim Faltas ofm
Dalla finestra del mio ufficio della Terra Sancta School di Gerusalemme, vedo la porta di Damasco. Nell’ultimo mese, la vita e l’attività della zona ha ripreso la vivacità di sempre, poiché la popolazione di Gerusalemme, grazie alla campagna di vaccinazione e’ uscita dalla crisi del covid, e negli ultimi giorni abbiamo tolto la mascherina.
In questo mese di aprile, migliaia e migliaia di ebrei sono venuti a Gerusalemme, da tutto Israele, per festeggiare la Pasqua Ebraica, anche noi cristiani, abbiamo fatto tutte le nostre celebrazioni in tranquillità, anche se e’ il secondo anno che mancano i pellegrini, quest’anno almeno abbiamo avuto la gioia della partecipazione della comunità cattolica locale. Ora siamo nel tempo della settimana di pasqua ortodossa, perché secondo il calendario giuliano, sarà celebrata il 2 maggio 2021. Ma intanto è già iniziato Ramadan, il mese più importante per i musulmani, un mese di purificazione e preghiera. Ed è in concomitanza di queste due ultime celebrazioni, che sono scoppiati i disordini, andando a compromettere la necessità e il diritto per tutti di pregare. Tutto questo caos, questo scompiglio si è esteso in tutta la Cisgiordania, come un effetto domino, creando proteste ovunque.
Questi ultimi fatti di violenza fanno comprendere la fragilità di Gerusalemme, che dopo un anno di pandemia, e’ venuta a galla violentemente la questione irrisolta di Gerusalemme: l’indifferenza di trovare una soluzione da parte della comunità internazionale, sul riconoscimento di Gerusalemme, come Città Santa, città che appartiene a tutti i popoli, cosi come ricordo, con commozione le parole di San Giovanni Paolo aveva sottolineato in una sua lettera apostolica a proposito della città di Gerusalemme che: “La città santa di Gerusalemme, così cara a ebrei, cristiani e musulmani, si eleva come un simbolo di incontro, di unione di pace per l’intera famiglia umana” e “Con buona volontà e larghezza di vedute sia trovato un modo giusto nel quale i differenti interessi e aspirazioni possano essere messi insieme in una forma armoniosa e ferma” e “siano difesi in modo adeguato ed effettivo” e spesso ripeteva: che se non ci sarà pace a Gerusalemme, non ci sarà pace nel mondo.
Gerusalemme è la chiave per chiudere ogni conflitto e aprire la porta della pace.
Le proteste di questi giorni, dove hanno partecipato molti giovani, di tutte le religioni, ci invitano a scrivere una nuova pagina per una storia nuova, a ripensare a Gerusalemme come l’icona, il modello della Fratellanza Umana. Chiedo alla comunità internazionale di riprendere i dialoghi sulla questione di Gerusalemme, per il bene dell’umanità, per un futuro di pace e giustizia.
La città di Gerusalemme, non e’ una città come le altre, ma è un messaggio di convivenza e di pace per il mondo, ha una grande opportunità, in questo secolo post covid, di ripartire con una luce nuova, come un modello esemplare, perché la sua natura e le sue caratteristiche sono i pilastri fondanti di una nuova società, dove le tre grandi religioni monoteiste, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, possono essere i protagonisti di un modello di una società che si basa sulla coesistenza e sulla collaborazione arricchendo la Gerusalemme di oggi, rispettando quel legame indissolubile tra la Gerusalemme storica e la Gerusalemme celeste, l’una richiama l’altra, e con essa, attrae tutta la storia umana di ogni singolo uomo poiché tutti siamo nati a Gerusalemme, tutti apparteniamo alla Città di Dio. Non possiamo dimenticarci di te, Gerusalemme!
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».