“Il Mediterraneo e la Sicilia non possono lasciare spazio ulteriormente a trivellazioni selvagge, permettendo la ricerca e la conseguente estrazione di idrocarburi, con conseguenti danni per il paesaggio, il turismo, il mare e il sottosuolo. Fra l’altro, il livello di rischio sismico nel territorio è massimo ed è classificato come ‘altamente probabile’ con possibili effetti nefasti per l’ambiente e la popolazione”. Ad affermarlo Valentina Palmeri (nella foto) deputata di Attiva Sicilia, che esprime la propria contrarietà allo stop arrivato al provvedimento blocca trivelle che era previsto nella bozza del decreto Milleproroghe.
“Autorizzare la ricerca di idrocarburi in nome di una risibile ricaduta occupazionale a fronte, invece, delle pesanti ricadute negative sul turismo e, quindi, sulla capacità delle imprese locali a creare ricchezza e occupazione, ci lascia increduli. In particolare, per la Sicilia non va dimenticato che nell’elenco delle zone di ricerca ci sono anche aree marine siciliane nelle vicinanze di Pantelleria e Favignana, e altri siti non marini di ricerca, tra Madonie e Nebrodi, nel Nisseno, nell’Ennese e nel Catanese e nel Ragusano: occorre prorogare la moratoria”.
“Autorizzare la ricerca di petrolio in Sicilia – conclude Palmeri – non farebbe altro che invertire la rotta intrapresa per la transizione energetica verso le fonti di energia rinnovabili e fare un salto indietro ancora a favore dei combustibili fossili. Appare assurdo che, in Consiglio dei Ministri, si sia potuto capitolare su una battaglia storica del Movimento 5 Stelle”.
Antonino Fontana