Quarant’anni fa, il 28 maggio del 1980, alle 11 di mattina, sotto i colpi di pistola del gruppo di terroristi di estrema sinistra “Brigata XXVIII Marzo”, cadeva il giornalista Walter Tobagi. Aveva 33 anni.
Di origini umbre, Walter Tobagi era nato a San Brizio, vicino a Spoleto nel 1947, ma la famiglia si era trasferita a Bresso, vicino Milano, già otto anni dopo. Il giornalismo divenne la sua passione sin dai tempi del ginnasio, quando assunse la
carica di caporedattore della ‘Zanzara’, la storica testata del milanese Liceo Parini.
Fu collaboratore dell’Avanti, quindi dell’Avvenire, dove entrò nel 1969: “Quando lo assunsi – dichiarò l’allora Direttore Leonardo Valente – mi accorsi di essere davanti a un ragazzo preparatissimo, acuto e leale […]. Affrontava qualsiasi
argomento con la pacatezza del ragionatore, cercando sempre di analizzare i fenomeni senza passionalità. Della contestazione condivideva i presupposti, ma respingeva le intemperanze”.
Giornalista a tutto tondo, Tobagi si occupò di temi sociali, sindacalismo, cultura, economia, politica interna ed estera.
Seguì i conflitti e le lotte degli anni Settanta, interessandosi delle condizioni di lavoro dei siderurgici e degli operai della Fiat Mirafiori e raccontando il mondo del sindacalismo delle tre Confederazioni. Al centro dell’interesse di Tobagi, entrò
presto il fenomeno del terrorismo stragista di impronta neofascista, ma anche quello del brigatismo rosso.
Passato al ‘Corriere d’informazione’, quindi al ‘Corriere della Sera’, Tobagi fu sempre in prima linea nel raccontare la cronaca più difficile degli ‘anni di piombo’.
“Il terrorismo era tutto il contrario della sua cristianità e del suo socialismo. – scrisse Giampaolo Pansa – Aveva capito che si trattava del tarlo più pericoloso per questo Paese. Tobagi sapeva che il terrorismo poteva annientare la nostra
democrazia. Dunque, egli aveva capito più degli altri: era divenuto un obiettivo, soprattutto perché era stato capace di mettere la mano nella nuvola nera”.
Nei giorni del sequestro Moro, seguì con la precisione dell’esperto analista e dell’attento studioso, tutte le fasi della drammatica vicenda che portò all’assassinio del Presidente della DC.
La sera prima del suo attentato, Walter Tobagi si trovava al Circolo della Stampa di Milano: presiedeva un incontro per discutere del “caso Isman”, il giornalista del Messaggero arrestato dopo aver pubblicato un documento sul terrorismo.
Tobagi, nel corso di un dibattito animato e difficile, aveva parlato di libertà di stampa, di responsabilità e deontologia del giornalista. Riferendosi alla lunga serie di attentati che avevano insanguinato l’Italia si chiese: “Chissà a chi toccherà la
prossima volta?”
Dieci ore più tardi sarebbe caduto sotto i colpi dei terroristi della Brigata XXVIII Marzo.
F.S.